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2013
Cree en 1909, le jardin de Skruður a Nupur (Dýrafjorður, Islande), lieu exceptionnel signale par la XIVe edition du Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino decerne par la Fondazione Benetton Studi Ricerche (Trevise, Italie), invite a reflechir sur l'histoire de la foret en Islande, depuis l'epoque de la colonisation jusqu'a aujourd'hui, et plus largement sur les enjeux actuels de la deforestation au niveau planetaire et les initiatives locales contre la desertification et en faveur du reboisement.
GUD/A Magazine about Architecture, Design and Cities, 2021
One of the most fascinating topics in Descriptive Geometry courses is the study of how Infinity should and might be represented through the graphic tools of representation. As is well known, thousands of books and essays have been written on Infinity, all well informed and circumstantial, mainly engaged in the anthropological examination of its semantic evolution. The essay analyzes the geometric, but also the historical-figurative implications of this mysterious object, the “Horizon”, which is both an imaginary place and a philosophical figure open to scientific and representative speculation. Starting from the work of Jean-Victor Poncelet (1788 - 1867), and from his Traité des propriétés projectives des figure (Paris 1882), the text begins with the examination of a simple perspective between the geometric plane and the perspective picture, and then delves into the maze of the graphic-theoretical work of the Dutch architect, painter and engineer Hans Vredeman de Vries (1527 - c. 1607) who in his treatise Perspective, dat is de hoogh-gheroemde const een schijnenede in oft door-siende ooghen- ghesichtes punt ... (2 vols., The Hague and Leiden, 1604-05), with the intensive use of the so-called tiers points, tackles the fundamental exercise of the perspective construction of a square inserted within a circular orbit (foll . 1r, 2r). The image seems to allude to the metaphysical figure of an observer whose incessant retinal motion scans the projective space, but perhaps also the geographical one. The other author analyzed in the essay is the Dutch Samuel Van Hoogstraten (1627- 1678) who, in his treatise Inleyding tot de hooge schoole der Schilderkonst anders de Zichtbare werelt (Introduction to the high school of painting or the visible world), published in Rotterdam in 1678, insists on the action of seeing and on the consequent replicative and illusive representation that derives from it, which would be based on the painter’s understanding and mastery of the optical laws here defined as de Zichtkunst (Art of the gaze). For the painter and essayist from Dordrecht, the eye is overwhelmed by the irriducibility, operating like a dark room, as already in Johannes Kepler (1571-1630), a mere receptor of natural images produced by light. The horizon thus becomes not only a liminal place for environmental perception, but also a metaphysical support for our memories: the final scene of the beautiful and poignant film by director François Ozon (1967), entitled Sous la sable (Under the sand, France 2000) recalls it.
Ci raffiguravamo la coscienza come un luogo popolato da piccoli simulacri e questi simulacri erano le immagini.
2015
ArchitetturA del Paesaggio rivista di aiaPP Associazione italiana Architettura del Paesaggio 31 Semestrale n°2.2015 Progetti/ Passeggiata metropolitana/ Superare il limite/ Mobilità fluida/ Forum d'acqua/ Di nuovo in piazza/ Estensioni variabili/ Nuove connessione lente/ Arte pubblica di strada/ La strada più ricca/ Ring verde/ Ritrovare la strada/ Vie d'acqua/ Corridoio con giardini/ Sul fianco del burrone/ A filo d'acqua Sulla strada € 16,00 Periodico semestrale-Poste italiane SpA-Spedizioni in Pt target Magazine in copertina
Quando, nell'agosto del '49, fu conclusa la pace con l'Austria -in base alla quale il Piemonte si impegnava a pagare una forte indennità di guerra -la Camera rifiutò d'approvarla. La corona e il governo D'Azeglio, decisero di sciogliere la Camera e di indire nuove consultazioni da cui venne fuori una maggioranza "moderata" che approvò la pace.
Il Quotidiano del Sud, 2015
La riflessione Dal secondo Dopoguerra il cemento ha inghiottito la natura e pezzi di memoria della Calabria T utte le volte che mi capita di andare in giro per la Calabria, mi coglie una sensazione, opprimente, di assenza, di mancanza di qualcosa che non riesco, immediatamente, a definire. Poi, d'un tratto, capisco, ricordo: mi mancano i luoghi, mi manca il paesaggio, quello della mia infanzia e della mia prima giovinezza: non c'è più, si è dissolto, è stato occultato dal cemento. E con esso mi sembra di aver perduto anche una parte della mia storia personale e collettiva, una parte vitale della mia identità. Il paesaggio umanizzato calabrese è scomparso almeno due volte: la prima alla fine della civiltà antica e la seconda durante questo dopoguerra quando il suolo agricolo, i boschi, le valli, i paesaggi della nostra regione sono stati inghiottiti dal cemento. Nel quindicennio 1990-2005 è stato cementificato, dati ISTAT, ben il 26,13% del suolo agricolo utilizzato (SAU) della Calabria che risulta essere seconda solo alla Liguria della quale è stato cementificato, con i risultati devastanti che abbiamo visto, il 45,55% del territorio. Un'apocalisse di cemento si è abbattuta sui nostri territori, in un quindicennio! LA PRIMA SCOMPARSA La prima sparizione dei paesag-gi umanizzati è avvenuta, in Calabria, per un regresso in termini di civiltà conseguente alla fine del mondo antico, a causa dell'abbandono delle coste e delle pianure divenute malsane ed insicure, per la risalita degli insediamenti verso l'interno, per colpa della miseria conseguente alla poca disponibilità di territorio agricolo in un contesto geomorfologico difficilissimo, a causa dell'enorme fatica che una conformazione montuosa e silvestre imponeva agli uomini per le coltivazioni. Gli insediamenti antichi, distribuiti in prevalenza lungo le coste e nelle pianure, dopo la fine dell'antichità, intorno al VI secolo d.C., vengono abbandonati e gli uomini e le loro abitazioni risalgono, lontano dalle malattie e dalle incursioni, lontano dal mare, verso l'interno, verso le montagne. Le coste del Mezzogiorno e della Calabria si spopolano, si impaludano e i siti delle città di origine magnogreca e romana vengono abbandonati e, poi, inesorabilmente cancellati dalle intemperie. A partire dalla fine dell'antichità le rovine dei monumenti e delle abitazioni vengono inghiottite da una rigogliosa vegetazione spontanea che ne ha occultato, fino agli inizi del '900, l'ubicazione, forse più in Calabria che nelle altre regioni del Mezzogiorno d'Italia. La natura, con i suoi impetuosi sconquassi, ha sottratto per molti secoli le antiche grandezze dell'uomo, rendendole indisponibili allo sguardo ed alla percezione dei calabresi e dei forestieri, fin quasi agli inizi del XX secolo. Nel resoconto di un viaggio in Calabria da Reggio a Eboli, compiuto, nel 1897 in bicicletta da Luigi Bertarelli -l'industriale milanese allora direttore, poi storico presidente, del Touring Club fondato nel 1894 -il paesaggio della media valle del Crati, che pure è già attraversato da almeno un ventennio dalla ferrovia Cosenza-Sibari, appare disabitato, selvaggio e paragonabile ad una giungla amazzonica: "Uscendo da Cosenza la strada […] attraversa un paese curiosissimo, interessante in sommo grado, selvaggio del più riposto angolo delle maremme toscane. Immense macchie totalmente deserte che coprono la larga valle dove dappertutto, come nelle jangade brasiliane, l'acqua c'è o corrente, o stagnante, o visibile, o nascosta. Non una casa, non una persona nel lungo tragitto. La strada silenziosa passa talvolta per chilometri nell'ombra del bosco; i rami le si riuniscono sopra e fanno volta. […] Dalla melma emergono teste colossali di bufali, che se ne stanno a ruminare, il corpo nascosto nella mota, teste sciocche e spaventose che si direbbero di bisonte, corpi neri, gibbosi e glabri, che paiono di ippopotami". Fino al XVIII secolo la memoria dell'antico paesaggio della Magna Grecia e di Roma si era persa anche fra gli eruditi di tutta Europa e se in Campania, già nel corso del '700, gli scavi borbonici riportarono parzialmente alla luce le città di Ercolano (1738), Pompei (1748) e i templi di Paestum, nelle altre regioni dovette, invece, passare almeno un secolo prima che venissero effettuate scoperte archeologiche di un qualche rilievo. In Calabria ci vollero gli scavi di Paolo Orsi, prima, e di Umberto Zanotti Bianco, poi, per portare alla luce i resti delle antiche città di Locri, di Reggio Calabria, dei templi di Crotone e di Cirò Punta Alice, di Sibari la cui esistenza era stata, fino ad allora, solo probabile, ma non provabile. "Sybaris" è stata cercata da studiosi italiani e stranieri almeno a partire dal '700, ma l'impaludamento della pianura ne aveva impedito non solo il ritrovamento, ma finanche le ricerche. A trovarne i resti archeologici fu, per primo, Umberto Zanotti Bianco che, nel 1932, si recò nella pianura di PERDUTO Quando qui era come in Amazzonia La prima sparizione nei secoli scorsi continua a pagina 40 Esempi di edifici non completati E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Mentre leggo lo Zibaldone con la mente immagino che la pagina di tanto in tanto lasci intravedere la punta della penna che graffia il foglio, a volte con velocità, altre volte in maniera lenta e riflessiva, arrivo ad immaginare la mano che la impugna e poi ancora i lineamenti del giovane Poeta con i muscoli contratti in un atteggiamento di disperazione, mentre altre volte le guance si ci colorano in quel suo pallore da figlio della Luna. Sento il graffiare della penna, qualche porta che si chiude in lontananza ed una voce fuori casa che continua a dire delle cose che non riesco a capire. È un parlare volgare e incollerito, chissà cosa gli sia capitato. L'odore di polvere rintanata tra le tante carte e libri, mischiato con quello di tabacco irrancidito, il ticchettio continuo di un orologio al suo posto a misurare la vita degli umani e delle bestie. Poi ad un tratto mi concentro sul contenuto di quelle frasi lunghe e piene d'incidentali, per un certo senso femminili, e devo rileggere tutto da capo. Rifletto che sono parole di due secoli fa, ma quanta modernità vi è tante volte. Zibaldone di pensieri Giacomo Leopardi-Scelta a cura di Anna Maria Moroni-Saggi introduttivi di Sergio Solmi e Giuseppe De Robertis-con la postfazione di Giuseppe Ungaretti-Oscar Mondadori-Volume Primo e Secondo-Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Milano, 2009. Nel mio ultimo viaggio a Bologna sono stato ospite a casa di Federica, fidanzata di mio figlio Peppe, e curiosando nella sua biblioteca ho visto questo cofanetto con i due volumi, divenni entusiasta per l'incontro e lei si è sentita obbligata a regalarmi questa straordinaria Opera. Mi scuso con lei, ma non sono riuscito a frenarmi. I due volumi hanno delle sottolineature in matita, sicuramente frutto della lettura di Federica per una probabile tesi universitaria. Quindi oltre la mia lettura mi chiedo il perché di quel periodo evidenziato, motivo di un ulteriore approfondimento riflessivo. Il primo volume, oltre le prefazioni arriva a pagina 522, mentre il secondo, oltre l'indice a pagina 1211. In realtà è stato tra i primi posti dei miei trenta libri da leggere in assoluto, e oltre a qualche lettura veloce nella biblioteca di Agrigento, in fondo al Viale, e qualche tratto qua e là nelle antologie, è stata la prima volta che mi sono trovato l'Opera in mano. È come quando s'incontra una star di persona. Anche se a me non ha fatto mai un grande effetto incontrare questi personaggi, a volte non salutandoli nemmeno. Ma andarli ad ascoltare è un'altra cosa, quindi posso dedurre che vengo attratto dalla loro opera, dalla loro arte ma non dall'artista in quanto persona, oltre l'interesse culturale rimane poco e niente. Questo libro mi sembra più un diario segreto, un magazzino di idee, pensieri e confessioni che io sto leggendo dopo averlo trafugato al Poeta, mi sento quasi in colpa per questo atto di violazione, quindi tralascerò alcuni pensieri e considerazioni di Leopardi che ho trovato poco attinenti alla sua altezza e che si riferivano a considerazioni classiste, a volte razziste, ma non come "qualche stolto c'è che vorrebbe mettersi a guardare Leopardi cogli occhi di un qualsiasi discepolo di Lombroso" (come scrisse nella Postfazione Giuseppe Ungaretti a pagina 1189), più altro intimistiche, magari scaturite da eventi accaduti nella sua vita ed hanno trovato sfogo in quelle parole. La natura se fu generosa a donargli la poesia è stata crudele tormentando il suo fisico con il "Morbo di Pott", la tubercolosi ossea che gli causo una gobba alla spalla sinistra e un'altra gobba sul petto, l'impotenza e, come un vampiro, l'ipersensibilità alla luce. Fragile di condizioni e sotto la tirannia di una madre cattolica in modo triste, Adelaide Antici, che gli limitava le uscite quasi a farne del palazzo di famiglia un carcere. Lo studio, la lettura, i libri sono stati i suoi unici amici. Il suo
Rivista di estetica, 2002
Alexandre Koyré wrote that Newton and the science that followed led to a splitting of the world: on the one hand is the “world of qualities and of sensible perceptions”, on the other is the “world of quantities and of reified geometry”. A comparison between facts held true by common sense and false by the scientific image of the world (or vice versa) seems to confirm this view. But is the dichotomy a real one? Is the world of common sense really “another world” relative to the world of the natural sciences? In this paper we argue in support of a negative answer.
2015
Il Genius Loci, affrontato nelle sue caratteristiche e analizzato tra la perdita e la riscoperta del luogo, è il filo conduttore per la rilettura di un percorso, che si snoda attraverso le esperienze didattiche progettuali maturate durante il corso di studi. L’analisi del concetto di luogo avviene secondo la lettura data dagli architetti che in particolare ne hanno promosso il confronto, Aldo Rossi e Christian Norberg-Schulz, nella loro interpretazione volta alla riscoperta della memoria del luogo e dell’identificazione con esso. Se da una parte c’è una valutazione della sedimentazione storica, individuata come memoria imprescindibile; dall’altra c’è un apprezzamento delle caratteristiche intrinseche del sito, che ne costituiscono la sua identità. Il confronto con alcuni scritti di Umberto Cao e Franco Purini ha permesso di concludere un lungo discorso, riallacciandolo al dibattito culturale che aveva suscitato. Per avvicinarci a questo concetto di rispetto del luogo e alla sua valo...
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Le Parole e Le Cose (leparoleelecose.it), Decemberber, 2023
"Dalla Spada alla Croce. Il Reliquiario di San Galgano restaurato" - catalogo della mostra - Complesso munumentale del Duomo di Siena - Cripta del Duomo - 2 marzo - 5 novembre 2023, 2023
Studi Culturali, 2022
Tra Cultura, Diritto e Religione. Sinagoghe e cimiteri ebraici in Lombardia, a cura di Stefania T. Salvi, pp. 315-351, per le parti da me redatte relative alle provincie di Milano, Bergamo, Como e Varese pp. 317-328, 330 e 351, 2013
La crisi e la sfida. pp. 128-137, CAGLIARI: Tema, ISBN/ISSN: 978-88-95505-26-8 , 2014
http://www.fondazionecantiere.it/images/Biggi_Parodi___Largomento_de_Il_mondo_alla_rovescia.pdf, 2017
Civiltà delle Macchine , 2021
Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ed.). (2013). L’impresa scientifica: 1923-2013. Roma: CNR Edizioni., 2013
Filosofi in ciabatte. Divagazioni filosofiche ai tempi del coronavirus., 2020