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Giacomo Laderchi nacque nel 1678 a Faenza da un illustre famiglia di quella città 1 . Entrò giovanissimo nella Congregazione dell'Oratorio di S.Maria in Vallicella a Roma. Si distinse subito per la sua dottrina, dimostrando una particolare disposizione verso gli studi storici, secondo la grande tradizione iniziata dal cardinale Cesare Baronio e, per alcuni anni, fu coadiutore della biblioteca Vallicellana 2 . Venne utilizzato da importanti personaggi del suo tempo, come il Granduca di Toscana Cosimo III de' Medici e Papa Clemente XI. In particolare, padre Laderchi divenne un fidato collaboratore del Pontefice, per problemi storici, teologici e giuridici 3 .Da questa posizione di fiducia, l'oratoriano s'adoperò per contrastare il circolo giansenista romano 4 . Il suo carattere, come risulta dalla lettura dalle sue lettere, era improntato ad una certa durezza e asprezza, come dimostrò in tutte le polemiche in cui venne coinvolto. Interessante è la confidenza che Laderchi 1 G.B. DI CROLLALANZA, Dizionario storico-blasonico, I ,Bologna 1965, p.2. 2 E.PINTO, La biblioteca Vallicellana in Roma, Roma 1932, pp.97-98. 3 In un elenco di opere manoscritte del padre Laderchi , qui pubblicato in appendice, si può notare come molti lavori fossero commissionati da Clemente XI. Altro segno della fiducia riscossa dal padre oratoriano risulta dalla sua designazione come perito storico, da affiancare al Legato pontificio, che avrebbe dovuto presiedere il concilio nazionale francese, voluto da Luigi XIV per l'accettazione della Bolla Unigenitus. Importante fu la collaborazione del padre Laderchi alla spinosa questione della monarchia sicula. L'agente granducale a Roma Anton Maria Fede così descrisse il rapporto di fiducia tra l 'oratoriano ed il Papa: " Devo anche confidare a V.S.Ill.ma con il più religioso segreto, che la penna eruditissima del nostro padre Laderchi ha distesa un'opera dottissima sopra tali vertenze,come ha desiderato il Sommo Pontefice, dal quale fù anche chiamato a Palazzo domenica sera in ora molto avanzata, che si degnò di conferir seco nel suo gabinetto la minuta della bolla estintiva della pretesa monarchia di Sicilia, obbligandolo ancora con espresso comandamento di aggiungere, e di diminuire alcune particolarità ,come eseguì colla più somma repugnanza, e modestia possibili " Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato,( d'ora in poi ASF,Med.Princ.) 3934, A. M. Fede a C. A. Gondi, 23 febbraio 1715). 4 Per esempio, si deve all'influenza di padre Laderchi la bocciatura di Gaspare Cerati all'episcopato di Piacenza, cfr. E. DAMMIG, Il movimento giansenista a Roma, Città del Vaticano 1945, p.122. Si vedrà nel prossimo paragrafo un dettagliato quadro dell'azione del Laderchi contro il giansenismo. 1 fece a Carlo Antonio Gondi, segretario granducale: "Io alle mie in riguardo delle quali mi sono scelta una maniera di vita lontana dalla conversazione degli uomini e del loro commercio, benchè non lontano (Iddio vuol così)dagl'impicci della corte" 5 . Nella ricerca e negli studi profuse parte del suo patrimonio, tanto che venne a trovarsi in estrema necessità finanziaria, come dimostra un memoriale inviato a padre Alessandro Bussi preposito della Vallicella 6 . Trascorse la sua vita a Roma, dove morì all'età di sessant'anni, il 25 aprile 1738, nei suoi ultimi anni venne colpito da infermità di mente 7 . opere archeologiche Al settore dell'archeologia, secondo la tradizione filippina dei padri Bosio e Aringhi, Laderchi dedicò un'opera di descrizione delle Basiliche dedicate a Roma ai Santi Pietro e Marcellino: De Sacris basilicis Ss. Martyrum Marcellini et Petri dissertatio historica, Romae, per Franciscum Gonzagam, 1705 8 . Giacomo Laderchi pubblicò, poi, nel 1722 un lavoro sulla basilica romana di S.Cecilia: S.Caeciliae Acta et transtyberina basilica illustrata saeculorum singulorum monumentis asserta etc., Romae , ex typ. Rocchi Bernabò, 1722. In quest'opera il martirio e il culto della vergine romana viene illustrato attraverso la descrizione delle fonti patristiche e liturgiche che durante i secoli hanno parlato della santa e del luogo del suo culto. Sempre di natura archeologica è il testo del padre Laderchi, che tratta di un'epigrafe 5 ASF,Med.Princ.3934 , G.Laderchi a C.A. Gondi,15 gennaio 1715. 6 Ivi, 3935, Memoria per il M. Rev .p. Alessandro Bussi preposito fatta da G.Laderchi per informare la congregazione del presente suo stato, infra. 7 C.GASBARRI, L'Oratorio di Roma dal Cinquecento al Novecento, Roma 1962, pp.183-184.La notizia della morte di padre Laderchi venne segnalata dal Diario di Roma, che lo definì: "Soggetto assai cospicuo per aver composte molte dotte et erudite opere "(Diario ordinario, n.3238, 3 maggio 1738, Roma, Chracas, 1738, p.1 ).
Monete Antiche, 104, 2019
Il denario in esame è un unicum e come tale risulta di difficile collocazione nella sequenza della moneta-zione romana repubblicana. L'articolo che segue analizza tale emissione, da vari punti di vista (prosopografico, storico, archeologico e numismatico)
SCHERZI FRA QUINTE LEONARDESCHE, 2019
The controversial identification of the geographical location of the famous landscape with River, drawn by the young leonardo in august 1473, spurred the creation of this playful collection of assemblages and cut-outs of village landscapes bizarrely superimposed by the wandering painter Roberto Giovannelli and the skilled graphic designer Francesco Bertini. The initial idea for these Caprices came from the recollection of the imaginary figures seen by Pliny in the marks and veins of the agate of the Mocha stones, from the scenographic models of mountains and villages recalled in the precepts of Cennino Cennini and the inven- tions triggered by looking at “old and smeared walls, or stones and veined marble of various colours” that the genius of Vinci wrote of in the treatise on Painting.
La liturgia medievale delle sante Flora e Lucilla, in «Annali Aretini» 15-16 (2007-2008), pp. 29-58, 2008
Le vicende cultuali delle sante Flora e Lucilla, martiri ostiensi di età paleocristiana secondo la tradizione leggendaria', si legano a due importanti luoghi della Toscana medievale: il Monte Amiata e Arezzo. Nessuna testimonianza antica infatti ci è pervenuta sulle sante prima della comparsa del loro culto sul Monte Amiata, alla fine del secolo IX. Qui erano dedicati alle sante il paese (chiamato villa in un documento dell'anno 890) di S. Fiora e più tardi la chiesa di S. Fiora a Noceto (fondata intomo al 1097 dai conti Aldobrandeschi)^ Tra la fine del IX e l'inizio del X secolo (nell'anno 860 o piuttosto nel 900, secondo la tradizione agiografica accolta nella Translatio BHL^ 5018, 5021), il vescovo aretino Giovanni I (867-900)'' ottenne delle reliquie delle sante e le portò ad Arezzo, dove fondò, lungo la via Cassia nei pressi della città, il monastero vescovile delle SS. Flora e Lucilla (comunemente chiamato S. Fiora) di Olmo/Agazzi^ Si disegna cosi un percorso coerente ' Sulla figura storica delle martiri vedi G. PALAZZINI, Lucilla, Flora, Eugenio e compagni, in Bibliotheca Sanclorum 8, Roma 1967, coli. 275-6. Ho operato una rilettura complessiva della tradizione agiografica e cultuale di Flora e Lucilla, che comprende anche la dedicazione di chiese e la presenza delle sante nei manoscritti liturgici medievali, in
Libretti d'opera della Biblioteca Statale di Cremona, 2021
Un libretto d'opera è prima di tutto un oggetto d'uso, appunto un piccolo libro che accompagnava gli spettatori di un determinato evento teatrale e musicale ambientato in uno dei tanti teatri storici che fioriro-no in Italia a partire dai primissimi esempi veneziani e delle altre capitali dell'ancora irriconosciuta nazione italiana. L'oggetto in sé minuscolo e relativamente povero, non certo oggetto, di norma, di particolari attenzioni tipografiche ed estetiche esteriori, aveva il compito di rendere intelleggibile e meglio fruibile, per coloro che lo desideravano, un evento culturale e di intrattenimento di grande complessità, che si vale-va dell'apporto di componenti di notevole valore artistico, a partire dalla composizione musicale, realizzata da cantanti-attori e dai musicisti di un'intera orchestra, i quali agivano in una scenografia più o meno illusi-va e spettacolare, ma comunque dovuta ad artisti figurativi di nome e di vaglia, realizzata da maestranze qualificate ed esperte, che si occupavano anche delle complesse movimentazioni e degli eventuali effetti scenici particolari. Il libretto presenta solo, in prima istanza, il pretesto drammaturgico di questa comples-sa operazione artistica e culturale, della quale le altre parti, visuali e soprattutto musicali sono certo più significative e appariscenti, tanto che il testo letterario si rivela largamente subalterno e al servizio del pro-getto generale 1. Tanto più che l'intero evento si caratterizza per la propria irrecuperabilità, si tratta infatti di un evento effimero che si manifesta solo in presenza degli spettatori per un numero limitato di occasioni e poi scompare per sempre, lasciando solo tracce e repertii libretti, come i testi drammaturgici, sono fra i più frequenti e riconosciuti-che non possono essere considerati se non parti minori dell'evento. La caratteristica è comune e tipica dello spettacolo e del teatro, nelle sue varie articolazioni, ma è condivisa con la musica, la cui esecuzione è l'unico proprium, e la cui trascrizione è propriamente sedimento e traccia. In tempi recenti le forme tecnologiche di registrazione e riproduzione dell'immagine e del suono ci farebbero pensare ad una mutata realtà, capace di strappare all'effimero una parvenza di definitività che tende all'immortalità-e immortalare è infatti e non a caso il termine che associamo a queste attività a partire dalla fotografia e dal suo significato etimologico di scrittura con la luce-rendendoci l'illusione di assistere all'evento stesso sconfiggendo la sua irriducibile irriproducibilità. C'è naturalmente del vero, almeno in prima istanza e apparentemente, tanto che interi apparati industriali e commerciali sono quotidianamente attivi per lo sfruttamento commerciale, ma anche per la diffusione, la fruizioni e poi l'archiviazione e la conservazione dei materiali prodotti allo scopo; e tuttavia una corretta interpretazione del fenomeno non può non riconoscere solo all'evento originario e irrecuperabile il ruolo di opera d'arte, di kunstwerk-e nel caso dello spettacolo dal vivo magari di gesamtkunstwerk-che la mediazione tecnologica inevitabilmente altera e manipola in modo inaccettabile per quanto ridotto. Ciò non toglie che questi materiali, e in particolare i libretti d'opera, legati come sono ad una precisa e limitata epifania dello spettacolo, costituiscano una preziosa documentazione dell'evento, delle sue caratteristiche e dei protagonisti che hanno partecipato alla sua messa in scena, sulla quale è sempre possibile, con gli strumenti della ricerca e della documentazione storica e critica, argomentare e cercare prospettive e analisi in grado di ricostruire e interpretare l'evento nel contesto suo proprio. Non sempre, al suo primo apparire nella seconda metà del XVII secolo, il libretto d'opera riporta informazioni sugli interpreti ed i responsabili dello spettacolo, persino il drammaturgo e il compositore, come è possibile verificare nelle prime descrizioni del catalogo 2 , ma l'uso diventa invece costante nel secolo successivo e via via sempre più completo, arrivando ad elencare scrupolosamente personaggi e interreti, autori del testo letterario e della partitura musicale, scenografi, costumisti ed altri collaboratori materiali come i responsabili dell'illuminazione e della gestione dell'apparato scenico, e poi i coreografi e i ballerini che accompagnavano lo spettacolo negli intervalli fra gli atti, e ancora il direttore e i componenti dell'orchestra. Questa ricca messe di informazioni permette quindi di documentare con precisione l'articolazione degli spettacoli, e nel tempo di verificare l'evoluzione quantitativa e qualitativa delle componenti e dei contributi: basta confrontare una descrizione settecentesca con un libretto della Scala degli anni d'oro dell'Ottocento, il primo contenuto in poche righe mentre il secondo occupa quasi un'intera pagina del nostro catalogo e svariate pagine iniziali del libretto. Ai libretti veri e propri, quelli legati alle opere in musica, si aggiungono una corposa serie di libretti dedicati ai balli accompagnatori, contenenti in genere i protagonisti, gli interpreti, e, non sempre, il corpo di ballo, con una descrizione sintetica della vicenda che veniva rappresentata senza parole in forma coreutica, come ancora accade, con trame anche noevolmente complesse e spesso ricavate a loro volta da opere in musica di successo.
Gianmartino di Tiriolo. Scavi e Ricerche (2014-2018), 2024
Nel contributo si presentano i risultato dello studio dei laterizi provenienti dal sito di Gianmartino di Tiriolo (CZ).
Luoghi d'attesa , 2016
Luoghi d'attesa è una ricerca che ha come punto di partenza il concetto di Nonluoghi di Augé e arriva ad indagare le più recenti sperimentazioni fotografiche riguardo i luoghi della nostra quotidianità.
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LA DETERMINAZIONE DELL’ORIGINE DEI MARMI COSTITUENTI I PRINCIPALI MANUFATTI DI ETÀ GRECA DEL MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE DI AGRIGENTO, 2019
Archivi di Lecco e provincia, 2020
Chroniques italiennes XXIII, 2017
LEO ARTMAGAZINE 01 - L'EVOLUZIONE DELLA FORMA, 2021
PASTORIZIA IN ALTA VALCAMONICA DAL 1500 ALLA SUA ESTINZIONE1 di Giancarlo Maculotti, 2019
Lexicon Philosophicum: International Journal for the History of Texts and Ideas, 2016
“Larino micaelica. Saggi sulla diffusione del Cristianesimo nella città dell’ala e della palma”, 2019
La storia in pdf (Accademia di Studi Storici Brig) n. 13 , 2021
«Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la Terra». Alle origini dell’Orbis Christianus, 2016
Inscriptions mineures : nouveautés et réflexions. Actes du premier colloque Ductus (19-20 juin 2008, Université de Lausanne), sous la direction de Michel E. Fuchs, Richard Sylvestre et Christophe Schmidt Heidenreich, Bern, 2012