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2011, Fabrizio Rosticci, “L’oratorio della miniera”
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Nell'aprile 1999, l'oratorio di Caporciano, da anni in stato di abbandono, fu oggetto di attenzione da parte di alcuni malintenzionati attratti dalla presenza di un quadro di note-vole interesse, un'autentica opera d'arte fino ad allora sconosciuta o quantomeno non reputata tale neppure dagli addetti ai lavori. La Madonna di Guadalupe, un olio su tela di centimetri 240x160 del pittore messicano Juan Rodríguez Xuárez, dopo essere stato ritagliato in più parti, fu trafugato dall'oratorio. Solo la solerzia delle forze dell'ordine, che già alla fine del medesimo an-no avevano recuperato alcuni dei riquadri in cui era stata smembrata, rese possibile, con il successivo ritrovamento dei ritagli residui della tela, la sua ricomposizione egregia-mente portata a compimento da Paola Bucci di Piombino sotto la direzione della Soprin-tendenza alle Belle Arti di Pisa. Oggi è nuovamente possibile ammirare questo dipinto, della cui reale importanza, è do-veroso ammettere, siamo venuti a conoscenza solo grazie ai clamori del furto ed ai suc-cessivi sviluppi. Secondo il racconto tradizionale tramandatoci dal predicatore Miguel Sánchez, nel Mes-sico dell'anno 1531, la mattina del 9 dicembre una Signora apparve sul colle del Te-peyac a Juan Diego Cuauhtlatoatzin, un azteco di umili origini da poco convertitosi al cristianesimo. Affermando di essere «la Perfetta sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio», lo incaricò di recarsi dal vescovo Juan de Zumàrraga per rife-rirgli il suo desiderio di vedere edificato in quel luogo, ai piedi del colle, un tempio a lei dedicato. Juan corse al palazzo vescovile di México, ma il suo racconto non fu preso in considerazione. Verso sera, tornando a casa, incontrò nuovamente la Signora sulla cima del colle e, rammaricandosi per non essere stato creduto, la pregò di affidare l'incarico
Lo studio dei pellegrinaggi cosiddetti “minori”, cioè di quei pellegrinaggi che presentano uno spiccato carattere locale, può ancora dare un contributo importante alla storia delle tradizioni popolari. Secondo questa prospettiva, il caso del pellegrinaggio alla Madonna della Grazia di Ventimiglia di Sicilia risulta emblematico: esso presenta tutta una serie di elementi che si collocano all’interno del quadro culturale euro-mediterraneo e rende conto delle profonde trasformazioni socio-economiche e ambientali avvenute nel corso del tempo in quell’area. Il presente contributo si configura come uno studio preliminare utile a individuare e circoscrivere gli elementi di base di una questione, quella dei pellegrinaggi, estremamente complessa.
La Vergine di Guadalupe costituisce un vero e proprio emblema della messicanità. Simbolo devozionale introdotto ai tempi della conquista dai missionari evangelizzatori, a partire dal xvii secolo fu al centro di un vero e proprio processo di invenzione identitaria avviato dal clero e dagli intellettuali creoli. La sua figura, opportunamente manipolata, fu sfruttata per creare il mito del popolo messicano eletto di Dio, popolo unico ancorché dalla composizione etnica e culturale variegata. Questo mito, e l’icona della guadalupana che ne rappresenta il fulcro ideologico, è stato spesso evocato all’interno di rivendicazioni politiche e sociali condotte in nome della messicanità, sia prima che dopo l’indipendenza del paese. Il simbolo della Vergine di Guadalupe, in virtù delle disparate letture che ne sono state date nel corso del tempo, è sostanzialmente polisemico, come dimostra il diverso uso che ne è stato fatto, ad esempio, nell’ambito dei moti indipendentisti guidati da Hidalgo e Morelos, della rivoluzione zapatista di inizio ’900, della guerra dei cristeros e, più recentemente, dell’insurrezione neozapatista in Chiapas. È proprio questa “malleabilità” che consente al simbolo guadalupano di poter incarnare l’essenza immaginaria di una nazione frammentata che tuttavia mira incessantemente a ricomporsi in unità.
La Madonna Sistina di Raffaello a Piacenza - Storia dell'opera e del monastero di San Sisto, 2021
Dalla metà del diciannovesimo secolo, nonostante le diverse posizioni teologiche sul suo ruolo nella storia della salvezza, l’immagine di Maria divenne un elemento comune nella cultura visuale americana, come simbolo condiviso da cattolici e protestanti di eroismo materno e purezza femminile. Le riproduzioni di immagini mariane divennero costantemente dei best seller e la Madonna Sistina di Raffaello era ampiamente considerata la più alta espressione artistica di arte mariana mai realizzata. Se ne trovavano riproduzioni dai muri delle aule scolastiche alle pagine di pubblicazioni popolari. Le allusioni poetiche a Maria erano numerosissime, e personaggi mariani popolavano la narrativa domestica, non solo quella di stampo cattolico. Romanzieri, drammaturghi, sacerdoti, artisti e comuni mortali, cattolici e protestanti furono affascinati dalla Vergine Maria e con diversi accenti ne elevarono l’immagine a rappresentazione ideale di femminilità.
La Madonna divorata La festa della Nossa Senhora Achiropita:
pp. 232, ISBN 978-88-97376-76-7, 2019.
Fin dalla sua apparizione nel XVI secolo, la Madonna di Guadalupe è il cuore pulsante nella costruzione culturale dell’identità nazionale. Il teatro messicano ha utilizzato lo spazio scenico per indagare le rivoluzioni dell’immaginario legato alla Vergine meticcia, icona che più di qualunque altra ha saputo plasmare un particolare linguaggio del sacro e una specifica visione del reale. Abbandonata la narrazione catechetica tipica del teatro coloniale e nell’alterazione formale dei dispositivi scenici della tradizione, il “Nuovo Teatro Guadalupano”, termine qui coniato per la prima volta, contribuisce al dibattito contemporaneo sulla mexicanidad e consegna al medium iconico un protagonismo mai sperimentato: la tela la tela non è più emanazione statica di uno scenario religioso ma soggetto fisico e dinamico in grado di produrre una nuova percezione del mondo. ANGELA DI MATTEO è dottore di ricerca in Studi euro-americani per l’Università degli Studi Roma Tre e docente a contratto di Lingua e Letterature ispano-americane presso il medesimo ateneo. I suoi ambiti di ricerca comprendono il teatro e la narrativa messicana e argentina del XX e XXI secolo con particolare interesse per l’antropologia dell’immagine sacra, l’estetica dei corpi e la letteratura della migrazione e della memoria, temi sui quali ha pubblicato saggi in riviste scientifiche nazionali e internazionali.
in La Quadreria Crivelli di Trezzo sull'Adda. Una Raccolta museale, 2014
Questo libro è un fioretto offerto alla MADONNA DELLE GRAZIE, venerata da secoli nella nostra città con questo titolo. Maria è la "piena di grazia" e "chi vuol grazia e a Lei non ricorre sua distanza vuol volar sanz'ali".
Nova Delphi, 2019
Fin dalla sua apparizione nel XVI secolo, la Madonna di Guadalupe rappresenta il cuore pulsante dell’identità culturale messicana. Da sempre il teatro messicano ha utilizzato lo spazio scenico per indagare le rivoluzioni dell’immaginario legato alla Vergine meticcia, icona che più di qualunque altra ha saputo plasmare un particolare linguaggio del sacro e una specifica visione del reale. Le tre opere più rappresentative della seconda metà del Novecento e mai prima d’ora oggetto di studio, Corona de luz (1963) di Rodolfo Usigli, Cúcara y Mácara (1977) di Óscar Liera e Travesía guadalupana (1996) di Miguel Ángel Tenorio, vengono raccolte sotto quello che qui per la prima volta prende il nome di “Nuovo Teatro Guadalupano”. Abbandonata la narrazione catechetica tipica del teatro coloniale e nell’alterazione formale dei dispositivi scenici della tradizione, il “Nuovo Teatro Gudalupano” contribuisce al dibattito contemporaneo sulla mexicanidad e consegna al medium iconico un protagonismo mai sperimentato. Riformulando la coincidenza tra eidos ed eidolon, la tela non è più emanazione statica di uno scenario religioso ma soggetto fisico e dinamico in grado di produrre una nuova percezione del mondo. https://www.novadelphi.it/z_academia_dimatteo_nuovo_teatro_guadalupano.html
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Parmigianino- La Madonna degli Uffizi di Frenze, detta "Dell collo lungo" , 2024
Confluenze. Rivista di studi iberoamericani, 2020
L´abito della madonna nella pittura italiana su tavola dagli esordi al tempo di Giotto, 2023
Il pensiero mediterraneo, 1 ottobre, 2022
http://www.ub.edu/claustra/Monestirs/view/668, 2013
Pellegrino Francesco Scicli, 2020
http://www.ub.edu/claustra/Monestirs/view/664, 2013