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2018, Paulina Sabugal
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I saggi della rivista sono sottoposti a un processo di double blind peer-review. La rivista adotta i criteri del processo di referaggio approvati dal Coordinamento delle Riviste di Sociologia (CRIS): cris.unipg.it I componenti del Comitato scientifico sono revisori permanenti della rivista. Le informazioni per i collaboratori sono disponibili sul sito della rivista: https://thelabs.sp.unipi.it
Annali d’Italianistica 24 (2006 Special issue on national identity): 87-106. Posted by permission from Annali d'Italianistica.
2020
Nella presente ricerca l'alternanza di codice, cioè la presenza, in un singolo episodio comunicativo, di elementi appartenenti a due o più codici linguistici diversi, viene studiata in un contesto migratorio, quello calabrese in Germania, centrale nella storia linguistica dell'emigrazione italiana sia in prospettiva diacronica, essendo un contatto linguistico "antico", sia in prospettiva sincronica, essendo la Calabria e la Germania luoghi privilegiati dell'emigrazione italiana. Il quadro teorico è quello delineato dalla linguistica migrazionale, che ha evidenziato come, nella congerie di elementi che danno forma a questo tipo di contatto linguistico, due fattori siano particolarmente rilevanti: il contatto con la lingua standard del paese d'arrivo e la percezione individuale dell'identità. La dinamica del contatto tra le lingue in questo settore particolare è, dunque, condizionata sia da fattori linguistici, quali tipologia e struttura delle lingue in ...
Charta Minuta, n.11/2008, pp. 68-77
Società, potere e libertà. Studi storici dal Medioevo all'età contemporanea, 2016
Diaspora di uomini ed identità
Libro , 2011
Il titolo di questo seminario mi sembra singolarmente indovinato. Quel che è emerso con più chiarezza in questo centocinquantenario dell'Unità italiana (com'è stato definito impropriamente il centocinquantenario della costituzione dello Stato italiano) è infatti proprio il senso di una ritrovata identità nazionale. Questo "ritrovamento" non era affatto scontato. Lo dimostra un confronto con quanto avvenne nel 1961, in occasione di un anniversario ben più rotondo: il centenario di quella costituzione, che fu largamente celebrato, ma non ebbe un esito in alcun modo paragonabile. Lo stesso termine "nazione" suscitava allora molte diffidenze e l'aggettivo "nazionale" suonava ancora, anche se del tutto indebitamente, come un epiteto "nostalgico", legato a un vituperevole passato, ancora abbastanza recente per essere dimenticato, in cui il riferimento alla nazione era stato usato e abusato da un regime che si era macchiato di crimini e misfatti sia all'interno del Paese (dal delitto Matteotti alla repressione violenta di ogni opposizione, dal più becero culto del capo alle obbrobriose leggi razziali), sia sul piano internazionale (dalle guerre di repressione in Libia e di conquista in Etiopia al maramaldesco intervento nella seconda guerra mondiale contro una Francia che sembrava già in ginocchio: una guerra da cui il Paese uscì non solo distrutto, ma disonorato). Quel che è cambiato negli ultimi cinquant'anni (e, più particolarmente, negli ultimi decenni) concerne sia il contesto generale, italiano e internazionale, sia la natura e l'orientamento dei principali soggetti attivi in ambito politico e culturale. Per quanto concerne il contesto generale, i tre principali elementi di tale cambiamento sono stati: 1) il processo di globalizzazione da tempo in corso, ma accelerato prima dalla nuova divisione internazionale del lavoro sollecitata dalla crisi petrolifera degli anni '70 e poi, tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 dalla caduta dei regimi dell'Europa dell'Est; 2) il processo di europeizzazione, ormai da tempo spintosi ben al di là di quanto fosse anche solo lontanamente immaginabile nel 1961, a quattro anni dal Trattato di Roma che aveva istituito la Comunità Economica Europea, inizialmente comprendente sei soli Paesi, tutti dell'Europa occidentale. Oggi l'Unione Europea, che le è subentrata con competenze ben più vaste e di carattere anche direttamente e schiettamente politico, comprende ben ventisette Paesi, molti dei quali dell'Europa orientale, un tempo nemica, ed è ancora in via di estensione, salvo i possibili ma improbabili esiti disgregativi dell'attuale crisi economica e finanziaria; 3) la trasformazione dell'Italia da Paese di emigrazione a Paese d'immigrazione: l'Italia, che nel suo primo secolo di storia era stata il primo Paese europeo di emigrazione (con 26 milioni di emigrati all'estero, pari alla sua intera popolazione del 1861 e alla metà di quella del 1961), è diventata una delle principali mete dell'immigrazione extraeuropea, con arrivi che negli ultimi anni hanno superato quelli di tutti gli altri Paesi europei e sono stati secondi nel mondo (sia pur a una consistente distanza) solo a quelli degli Stati Uniti d'America, un Paese 30 volte più grande e 5 volte più popoloso, con un prodotto interno lordo pro capite quasi doppio. Inoltre nel 1961 erano ancora in corso in Italia quelle prepotenti migrazioni interne (principalmente dal Sud al Nord, ma anche dal Nord Est al Nord Ovest, verso il triangolo * Testo originale elaborato per il seminario "L'identità ritrovata", organizzato dall'Accademia di Studi Storici Aldo Moro (Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 19 dicembre 2011).
Il volume raccoglie i contributi scientifici della quinta edizione della Summer School "Migranti, Diritti Umani e Democrazia", promossa dall'Università degli Studi di Palermo, focalizzando l'attenzione sulle tensioni del Nord Africa, con la vicenda libica in primo piano, e sulle rappresentazioni sociali degli stranieri nei mass media, quale scenario al negativo dei mondi migranti. Il testo contribuisce a disvelare meccanismi mentali e simbolici, mettendo in luce le dinamiche politico-mediatiche che fanno da sfondo alla costruzione dei processi comunicativi e delle retoriche pubbliche e cerca di mostrare come le immagini dell' "invasione di massa" degli stranieri e l'informazione emergenziale abbiano finito con l'alimentare ulteriori pregiudizi negli autoctoni.
«Zapruder. Rivista di storia della conflittualità sociale», 2012
"L’ideazione di questo numero e poi la selezione dei saggi e degli articoli ha coinciso con il 150o anniversario dell’Unità d’Italia. A noi, che volevamo parlare di migrazioni e identità italiane, questa ricorrenza ha offerto la conferma della complessità dei processi di costruzione identitaria, ma anche della loro centralità nel vissuto individuale e collettivo, della loro funzione strategica, resa evidente dall’insorgere di nazionalismi o regionalismi spesso attivati proprio dalla questione della migrazione, o meglio dalla “minaccia” che la migrazione costituirebbe. In questo numero di «Zapruder» la questione è tuttavia ribaltata. Innanzitutto non si parlerà di identità come qualcosa di fisso, che precede gli individui, da erigere come un muro o una bandiera per preservare intatta la “comunità”. Tanto più che per il nostro paese è necessario distinguere fra la dimensione statuale, costruita dall’alto, dell’«identità nazionale» e quella antropologica, a maglie larghe, dell’«identità italiana» (come suggerisce Vittorio Vidotto, Italiani/e, 2005). Guarderemo quindi all´identità come a qualcosa di fluido, costitutivamente in movimento, superficie porosa a contatto con identità altre, le identità di un altrove in cui si arriva. In sostanza, la prospettiva non sarà quella di chi “sta”, ma di chi è in movimento e, in questo movimento, modifica le costruzioni identitarie che porta con sé e quelle che incontra. Un´identità in migrazione, quindi. "
2024
The basic question that permeates the research is whether mysticism, understood as direct contact with the divine, would have represented a form of female empowerment. The three nuns under analysis, who all lived in cloistered monasteries, had a direct or mystical relationship with the divine Otherness and, although living in different historical contexts, substantial similarities can be found in the representation and self-representation of women in the 16th, 17th and 18th centuries: a model of sanctity that privileged the heroic virtues of obedience, modesty, humility and in general submission to the male ecclesiastical hierarchy. After the Council of Trent (1545-1563), a rigorous control was implanted over mystical phenomena, which proliferated in convents in order to reaffirm the need for ecclesiastical mediation in the relationship with the divine, exacerbating the mistrust of female mysticism, whose authenticity is carefully examined. The analysis of autobiographical and biographical sources highlighted, for this purpose, the enormous weight of other historical subjects, representatives of the patriarchal domain, such as confessors, bishops and the Inquisition. It can be seen that of the three mystics the only one to have serious problems with the Inquisition was Teresa of Avila, although indirectly and always due to her writings published post mortem. Teresa's theology detaches itself from Passion-centred theology by placing the divinity at the centre of the human being, that is thus glorified, including the woman, which, for the Inquisition bordered on heresy. The other two, Maria Maddalena de' Pazzi and Maria Joana, are protected by the rigid control established that leads them without hesitation on the path of "suffering". Avoiding both the fideistic approach, which hides or minimises the coercive aspects of the path to holiness, and the reductionist interpretation, which pathologises mystical phenomena, we chose to include the mystical experiences of these nuns in the mystical history, which begins in Antiquity and ends at the end of the 18th century. Even though their original writings may have been expurgated, a strong subjective charge transpires in the three mystics examined, in the personal articulation/mediation with the surrounding historical context and with the strong social pressure that regulates their behaviour. One of the hypotheses raised is that ecstasies are a symptom of female resistance, according to Foucault and Butler's approach to body discipline. Whether canonisation was achieved or not, the construction of sanctity itself has been reconfirmed as a historical product that aims not only at the regulation of female behaviour, but also at the production of mimetic effects of reproduction and imitation to be diffused in conventual environments. The ascetic excesses, such as the self-destructive behaviours, are part of a reading of the feminine body as a "cultural text", in which the excess represents the underlining of the ecclesiastical prescription. In the study of the three mystics, the thesis highlights the abyss between the post-mortem representation of the saint and the factual and concrete reality of her experience. The institution of confession, an instrument of control and management of social behaviour, was here placed in a line of theoretical continuity with the psychoanalytic session that prevailed above all in the twentieth century. The Freudian and Lacanian female representation, substantially coincident with that of the woman as an "incomplete, defective" being, does not take into account female specificity and difference, as Luce Irigaray points out, and does not contribute to an identity reference to female transcendence.
Pisa University Press, 2024
Più del 50% delle persone che migrano dal Messico all'Italia sono donne. La maggior parte di loro afferma di aver lasciato il proprio paese per amore. Le emozioni raramente vengono prese in considerazione dagli studi classici sulle migrazioni. Studiando invece intreccio tra amore, donne e migrazione con un approccio interdisciplinare sorgono alcune domande: in che modo l'identità femminile muta o si adatta da un paese all'altro? È meglio essere considerate "donne innamorate" che "donne migranti"? Come cambia l'idea del matrimonio e della sessualità nel nuovo contesto culturale? Questo libro esplora il fenomeno attraverso l'analisi delle narrazioni delle protagoniste.
La teoria queer concentrando la sua attenzione sulla decostruzione dell’identità di genere e di quella sessuale solo raramente si è confrontata con la questione delle differenze etniche e razziali. Così come ai primi scritti femministi è stato rimproverato il fatto che riflettessero l’esperienza e le preoccupazioni delle donne bianche delle società nordamericane, oggi la teoria pone attenzione in maniera solo marginale ai vissuti di donne e uomini provenienti da altre parti del globo che per condizioni sociali e culturali di partenza non sono assimilabili in un’unica condizione universale LGBT. Attenzione che oggi si fa impellente, poiché come precisa il rapporto Fleeing Homophobia ogni anno in Europa 10.000 LGBT stranieri pongono domanda di protezione internazionale per orientamento sessuale e identità di genere. A partire da queste prime riflessioni il saggio si propone di descrivere l’immaginario collettivo costruito intorno alla figura del migrante all’interno della comunità LGBT, verificando come la rappresentazione della discriminazione omofobica e islamofobica, in particolare per i migranti provenienti da Paesi musulmani, conduca a un processo di ostilità razziale nei confronti dei migranti LGBT piuttosto che a un processo di integrazione, o tutt’al più quella che in letteratura è definita nei termini di una raceblindness che impedisce di cogliere le difficoltà dei migranti, di prendere in considerazione inoltre i modi di vivere e concepire la sessualità nei Paesi di origine, oltre che la difficoltà dei migranti nell'aderire ai modelli proposti dalla comunità LGBT mainstream.
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Zibaldone Estudios Italianos De La Torre Del Virrey, 2015
in Fortunato M. Cacciatore, Giuliana Mocchi, Sandra Plastina (a cura di), Percorsi di genere. Letteratura, Filosofia, Studi postcoloniali, Mimesis, Milano-Udine 2012, pp. 139-156, 2012
Minori o giovani adulti migranti? Nuovi dispositivi clinici tra logiche istituzionali e culturali , 2015
Politica in Italia/Italian Politics Yearbook, 2016
Società Mutamento Politica, 2018
AM -Antropologia Medica , 2012
271Studi Emigrazione, 2018
Altreitalie, 2020