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BIOANTROPOLOGIA → considera gli esseri umani come organismi biologici e tenta di scoprire le caratteristiche diverse o in comune con gli altri organismi. Dal diciannovesimo secolo gli antropologi hanno studiato gli essere umani come organismi viventi per scoprire cosa li rendeva diversi dagli altri animali, o simili a essi. Gli europei occidentali avevano dato un senso a tali differenze. Alcuni ricercatori misurarono varie caratteristiche osservabili delle popolazioni umane , tra cui il colore della pelle, i capelli, sperando di scoprire prove scientifiche che avrebbe permesso loro incasellare tutti i popolo del mondo in una serie di categorie basandosi su specifiche combinazioni di carattere biologico. Tali categorie furono chiamate razze.
UD 1 CULTURA, RAPPRESENTAZIONI SOCIALI E FRAMES COGNITIVI INTRODUZIONE Nell'introdurvi alle tematiche di questo corso, la prima questione che vorrei sottolineare è che l'idea stessa di cultura può essere considerata un prodotto "culturale" e non è in nessun modo un termine oggettivo o neutro. Non esiste un oggetto "cultura" nel mondo reale. Si tratta di una rappresentazione, di un'utile configurazione ideale. Come ogni altra categoria linguistica la parola "cultura" allude a una serie di fatti ma allo stesso tempo li seleziona, li discrimina, li organizza in un insieme significativo, e produce a sua volta dei fatti sociali. Dunque sono possibili diverse concezioni e rappresentazioni di cos'è "cultura". Da questo punto di vista val la pena notare alcuni aspetti:
La psicologia di comunità costituisce un'area di studi, ricerche e interventi professionali che si focalizza sulle persone e i gruppi all'interno dei contesti socioculturali, economici, organizzativi e territoriali nei quali vivono e con i quali interagiscono continuamente. L'articolazione tra sfera individuale e collettiva nel contesto delle relazioni comunitarie rappresenta l'oggetto di studio specifico della Psicologia di Comunità. Questa disciplina attribuisce forte rilevanza al contesto sociale nella comprensione del funzionamento psicologico individuale, va oltre la visione individuale, biologica e intrapsichica del disagio e ricerca spiegazioni e forme di intervento nel rapporto individuo-ambiente. Non è solo una disciplina accademica ma anche una strategia di intervento per lo sviluppo della società. Pur riconoscendo la tradizione della psicologia clinica, sottolinea esplicitamente l fatto che molti dei problemi che le persone devono affrontare derivano non da dinamiche intrapsichiche, ma da fallimenti della comunità. Nella prospettiva di aiutare le persone soltanto eliminando i loro disturbi rischia di mascherare i loro punti di forza e le loro competenze di auto-aiuto. La comunità e le interazioni sociali che la caratterizzano consentono di comprendere " in situazione " i problemi e gli ostacoli allo sviluppo della persona. La comunità è lo strumento attraverso cui le persone possono trovare le opportunità e le risorse per costruire benessere personale e collettivo. La Psicologia di comunità ha una prospettiva valoriale di tipo emancipatorio, che enfatizza la dignità della persona e sostiene la rappresentazione di una società partecipativa, capace di esprimere principi di solidarietà, sussidiarietà, equità, giustizia sociale ed eguaglianza. Gli ambiti di ricerca di questa disciplina sono: • La natura delle relazioni tra individui, gruppi e comunità • L'analisi delle caratteristiche fisiche e psicosociali dei contesti di vita e l'individuazione dei problemi e delle risorse delle comunità nella prospettiva di costruire interventi di tipo partecipativo • Il disagio sociale e psichico secondo un'ottica di prevenzione • Le nuove forme di dipendenza sociale • La valutazione dei servizi e dei programmi di prevenzione • La valutazione dell'impatto sociale dei cambiamenti • Il significato e la funzione delle differenti forme di sostegno sociale • I fattori di rischio psicosociale • Il senso di comunità e la qualità della vita nelle comunità • La promozione di empowerment e lo sviluppo di comunità competenti Sono previsti approcci metodologici di tipo partecipativo, mirati a sollecitare le persone ad affrontare attivamente i problemi per evitare l'insorgere di situazioni critiche e per farsi carico di quelle esistenti. L'intervento punta sull'incremento dell'efficacia delle strategie di coping mediante il riconoscimento e il potenziamento di risorse personali e sociali. Gli interventi possono essere in favore e a tutela di gruppi sociali ai margini della comunità o socialmente più vulnerabili (es. disoccupati, migranti, anziani, gruppi di minoranza etnica o religiosa, ecc.), possono essere rivolti alla comunità nel suo complesso, allo sviluppo del suo capitale psicologico e sociale e della sua partecipazione collettiva di tutti i cittadini alla soluzione dei problemi comuni oppure, infine, possono essere diretti alla formazione di operatori socio-sanitari.
Nella scrittura di Silvana Grasso il sistema dei nomi propri rivela una densità semantica che costituisce la chiave di volta per interpretare elementi di forza e di debolezza degli stessi personaggi. Tra nomi doppi, regionalismi e ipocoristici balbettanti si individueranno le componenti fondanti delle scelte autoriali.
Senza leggere cosa scrivono-purtroppo non letti, o se letti non capiti-del paesaggio italiano i massimi studiosi in materia, le mie proposte rimarrebbero forse incomprese o non sarebbero valutate nella giusta luce. E' quindi parafrasando qui sotto un testo del Prof. Leonardo Rombai, dove vengono spesso citate dichiarazioni di altri colleghi e amici geografi, quali Lucio Gambi ed Eugenio Turri, che intendo presentare alcune proposte che, qualora fossero prese in considerazione, potrebbero servire a far capire ai nostri amministratori che essi amministrano un mondo devastato dalla barbarie dell'ignoranza, o dall'individualismo più incallito, di chi li ha preceduti. Chi ha ridotto il nostro paese in queste condizioni non merita venia. ___________ Come scrive, il Prof. Leonardo Rombai, un grande geografo italiano, del quale faccio mie le parole e il pensiero, "il paradosso italiano" è quello di un paese geologicamente e geograficamente giovane, ma storicamente antico, modificato a livello superficiale dalla storia molto di più che dalle forze della natura. L'Italia è il paese più 'costruito' d'Europa e il 900% (novecento per cento) del costruito è stato edificato dalla metà del XX secolo ad oggi! Dalla pianura padana per secoli sommersa dalle acque, ai litorali della Sicilia, un tempo infestati dalla malaria, l'Italia è stata sottoposta, nel corso dei millenni e da più civiltà, a una colossale opera di trasformazione. Dai Greci agli Etruschi, dai Romani ai monaci benedettini, dagli Stati preunitari sino ai governi repubblicani di questo dopoguerra, un'opera ininterrotta di bonifiche ha trasformato l'habitat naturale alle nuove esigenze di abitabilità delle popolazioni e alle pressioni dello sviluppo. Se l'ambiente è divenuto, in una parola, realtà umana, in considerazione dei suoi valori messi in atto, tale realtà umana si presenta ai nostri occhi con forme e caratteri assai variegati, in conseguenza di un gran numero di eventi storici. L'ambiente si è plasmato e si plasmerà secondo le strutture di ordine economico, giuridico, scientifico che ogni comunità umana si è data da quando è uscita dalle costrizioni della mera sussistenza ed ha potuto scuotersi di dosso la cristallizzazione sociale, liberandosi dai lacci del mito, come in altre parole dice Lucio Gambi. L'elevato grado di storicità che si rileva in quasi tutti gli ambienti italiani, anche in quelli che i nostri sensi percepiscono come "naturali" per antonomasia, quali i boschi, i pascoli e le zone umide, non è sempre riconosciuto dalla società attuale. Le configurazioni paesistico-territoriali – e non solo quelle legate alle urbanizzazioni e industrializzazioni da una parte e agli abbandoni di uso dall'altra – sono dovute al processo di attribuzione di valore allo spazio, indipendentemente dalla sua capacità produttiva agricola o d'altro genere, da parte di una società che, nel XX secolo almeno, ha portato avanti il suo sviluppo secondo i più brutali modi di appropriazione del suolo, con le disfunzionalità territoriali che ne conseguono per effetto di un antisociale consumismo da rapina, come sostiene l'amico Eugenio Turri, altro geografo di chiara fama. L'attuale crisi ecologica è una conseguenza di tali logiche. Essa si misura non solo nel gravissimo depauperamento della vita biologica – attraverso non solo le pratiche di prelievo smodato, con guasti irriproducibili, della caccia e della pesca – ma anche e più in generale nei guasti sociali e ambientali e nella crescente alienazione dei cittadini dai luoghi prodotti nel paese dal complesso di interventi riferibili alla "Grande Trasformazione" e realizzatisi nella seconda metà del XX secolo. Guasti ed alienazione che devono essere sanati e ricomposti se vogliamo assicurare al paese un futuro coerente con la sua identità, il suo "cuore antico". Un tempo a decidere che cosa conservare erano gli uomini che detenevano il potere e la cultura superiori, e che perciò stesso attribuivano valore ai grandi edifici, ai palazzi, alle chiese, ai monumenti e ai paesaggi che si legavano ai loro affetti e alle loro visioni culturali. Oggi si devono conservare anche le cose di significato più modesto – le case contadine, i capitelli dell'antica devozione, le fontane, i sentieri – in quanto testimonianza di un momento storico e culturale, riferimenti di una storia come storia dell'intera società, non semplicemente di una classe sociale.
Perché l'antropologia è una scienza dell'educazione.
Sociologia (Sociologia, Int, Cap1-2-6-7-9-16) Introduzione 1. L'individuo e la società. Pensiero alla sociologia come se fosse un 'particolare genere di narrazione' , non come studio attraverso numeri ed esperimenti o unico modo di studiare la SOCIETA'. Ogni individuo ha esperienze proprie che poi racconta, pensando di poter capire meglio. La sociologia da importanza alle esperienze, confrontandole con le altre. La prospettiva sociologica è ormai parte dell'esperienza contemporanea (si incontra ogni giorno). In un certo senso siamo tuti sociologi, perché usiamo queste capacità d'interpretazione. I mass media possono presentare spiegazioni sociologiche, senza esplicitare i concetti e i principi. Nella vita di tutti i giorni, tendiamo a pensare a noi come essere unici, come se il nostro Sè fosse distinto dalla società. Ovviamente si è consci degli altri, cosa che possiamo vedere come negativa o positiva; alcune volte ci si sente vincolati, altre no. Finchè pensiamo alla vita quotidiana, è normale parlare di INDIVIDUALISMO: società come somma di individui unici. La sociologia spiega quanto accade in maniera molto differente: noi siamo costretti e determinati nelle nostre azioni dalle circostanze sociali in cui viviamo. La vita sociale da spazio all'iniziativa individuale, ma le risorse sono date dalla vita sociale stessa → mettere a fuoco l'interazione tra limitazione strutturale e autonomia creativa dei singoli individui. Diverse spiegazioni: 1. società come un tutto, dei «nostri valori» o del «nostro modo di vita»; 2. ci si concentra sulle singole parti, visto che il tutto sociale si può spezzettare in tanti modi. Esempio: decidere di spiegare le istituzioni o le loro organizzazioni pratiche (descritte nei termini delle loro parti, le norme, o il comportamento corretto, lo status, i ruoli). Parlando di ISTITUZIONI possiamo dire che sono 'fasci di ruoli che si sono formati nell'ambito della cultura in generale' → la cultura, i ruoli e le istituzioni sono il nucleo della STRUTTURA sociale (ricordare che sono sempre i soggetti ad agire). 2. L'immaginazione sociologica. In L'immaginazione sociologica, MILLS: condizioni per cui per tutti sia importante coltivare l'IMMAGINAZIONE SOCIOLOGICA. Molti pensano la loro vita come una serie di difficoltà, non è del tutto sbagliato: alla base di difficoltà individuali ci sono cambiamenti su larga scala. Senza questa capacità, manca la sensibilità intellettuale necessaria per cogliere l'interazione tra individuo-società, biografia-storia, Sè-mondo esterno. Mills distingue tra «difficoltà personali d'ambiente» e «problemi pubblici di struttura sociale». Dove le DIFFICOLTA' personali riguardano la personalità individuale e il suo ambiente, e i PROBLEMI sono questioni pubbliche (matrimonio-divorzio). Il beneficio dell'immag è insegnare i modi di comprendere come le «difficoltà private» siano spesso «problemi pubblici», abilitando così a operare un cambiamento delle condizioni che provocano disagio (movimento femminista). Bisogna tenere presente che un problema sociologico non è come un problema sociale, qualcosa che non funziona come dovrebbe, perchè si cerca di capire come funziona il sistema in generale. Rispondere agli interrogativi sociologici significa essere coscienti che esistono diversi livelli di significato. Quattro dimensioni della coscienza sociologica [Berger]: – DEMISTIFICAZIONE. – NON RISPETTABILITA' della sociologia: attenzione per gli aspetti non rispettabili della società (soprattutto per quanto riguarda quella americana, che ha un carattere molto pervasivo. – RELATIVIZZAZIONE: capacità – pensiero moderno – di valutare quanto cambino le identità e le prospettive a seconda della situazione o del contesto (difficile nelle società tradizionali). Nelle società moderne l'identità è più fluida e frammentata, più mutevole o in divenire. – ASPETTO COSMOPOLITICO: conoscenza di una varietà di stili di vita e di visioni del mondo, nonché un certo senso di distacco da tutto ciò. Simmel: sottolinea le caratteristiche negative. Vs. Berger: confronto con la mentalità ristretta del provincialismo. 3. La società oggi: cosa c'è di nuovo? La sociologia deve analizzare cosa c'è dietro alle difficoltà e ai problemi nel mondo moderno. MODERNITA': periodo storico, articolazione di un insieme di processi storici che portano alla fine dell'ordine sociale tradizionale, con forme più nuove e dinamiche. Chi fondò la sociologia alla fine del XIX secolo era conscio che la modernità oltre che progresso portò con se diversi problemi. I sociologi del secolo successivo si dedicarono allo studio di questi problemi: la politica, le disuguaglianze e i conflitti, il declino della religione, ricerca del consenso morale. Le problematiche restano anche in questo secolo, dove ce ne sono anche di nuove. I CAMBIAMENTI sono ricordati dai sociologi; alcuni sono specifici, mentre altri hanno una natura generale. Se vogliamo comprendere le società, mettere a fuoco le nuove problematiche. 3.1. La società della modernità. • VITA ECONOMICA: evidente che il capitalismo industriale ha rovesciato le precedenti società più tradizionali. I sociologi studiarono le conseguenze di questa trasformazione: crescente disuguaglianza tra classi economiche. • ORGANIZZAZIONE SOCIALE: sociologi colpiti dalle tendente centralizzanti dell'organizzazione sociale nel suo complesso. Studiarono il movimento della popolazione e previdero città sempre più grandi. • INTREGRAZIONE: tentativo di consolidare un ordine sociale sempre più stratificato e diviso. Alcuni pensano che possano bastare delle riforme, altri erano per una trasformazione rivoluzionaria che avrebbe portato al socialismo e al comunismo. Idea comune: che l'uguaglianza dovesse conseguire dalla crescere uniformità tra persone. • CULTURA: i sociologi contrapponevano le loro società a quelle 'premoderne'. Grazie a questo, si convinsero che la cultura stesse diventando razionalizzata, astratta e soggetta al controllo organizzato.
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Studi di Antichità, 2016
La Valle dei Templi in epoca medievale Caratterizzazione antropologica e paleopatologica delle sepolture antistanti il Tempio della Concordia, 2021
Studio de Arte dell'Educazione: Antropologia (di Rudolf Steiner), 2007
Scienza&Filosofia, 2019