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La Cronaca è un'iscrizione su marmo, proveniente da Paro, isola delle Cicladi nell'Egeo centrale. Opera di un cronista rimasto anonimo, il documento rappresenta una cronologia greca con una lista di re e arconti ateniesi, che include però anche brevi riferimenti ad eventi mitici, storici e letterari. La sua importanza consiste soprattutto nel fatto che riferisce avvenimenti non attestati altrove. La Cronaca di Paro "regina delle greche iscrizioni" - come l'ha definita Scipione Maffei - è qui presentata per la prima volta in edizione con traduzione italiana commentata e testo greco a fronte. In appendice il testo del fr. A con le integrazioni e la traduzione latina di C. Müller.
Letters of the Italian geologist C.F. Parona are commented.
edito in Storia dell'italiano scritto. II. Prosa letteraria, a c. di G. Antonelli, M. Motolese, L. Tomasin, Roma, Carocci, 2014, pp. 121-52
La prosa di Eugenio Montale. Generi, forme, contesti, 2022
Il saggio si propone di commentare i giudizi di Montale sui critici suoi contemporanei, mettendo a fuoco in particolare le relazioni e i debiti che legano lo scrittore a Cecchi, Praz e Bazlen.
Archivio per l'Antropologia e la Etnologia, 2016
Tra la fine degli anni ’60 e il principio dei ’70 del Novecento, giovani viaggiatori europei alla ricerca di una conoscenza diretta e non mediata di esperienze culturali differenti dal proprio contesto d’origine, si unirono ai molti studiosi e alpinisti che ormai da un paio di decenni raggiungevano periodicamente l’area del Chitral, in Pakistan, alle pendici della catena montuosa dell’Hindu Kush, per scoprire la cultura dei kalasha, o kafiri neri, gruppo etnico sopravvissuto per secoli al fenomeno dell’inculturazione islamica, diffuso nel tempo e nello spazio abitato dalla comunità kalasha. Le esperienze dei viaggiatori del periodo, in cui si sviluppò una rete di spostamenti tra Europa e Asia nota come “hippy trail”, effettuati con piccoli furgoni adibiti ad autobus (“magic bus”) che procedevano da Istanbul a Kathmandu e verso l’India, passando per Teheran e Kabul, fino a oggi poco hanno attratto l’interesse degli studiosi, se non in rare ed eccezionali occasioni. Piero Morandi (1947-2007), studioso di lingue orientali e antropologia a Venezia, seguì le rotte percorse dai suoi coetanei europei per ben due volte, tra il 1968 e il 1970. Donò poi al Museo di Antropologia ed Etnologia di Firenze una piccola collezione di oggetti, raccolti durante i suoi viaggi. Pochi anni fa, la prima donazione è stata seguita da un significativo incremento, rappresentato da una raccolta di fotografie, donate al Museo dal collezionista Gabriele Romiti insieme ai negativi, e attribuite a Piero Morandi. In realtà, buona parte delle riprese fotografiche sono opera della pittrice veneziana Nini Morelli, che accompagnò Morandi nel suo secondo viaggio, in Nuristan e Chitral, durante il quale approfondì la conoscenza della cultura kafira e ne riportò testimonianza in varie forme, descritte e approfondite nelle pagine che seguono. L’articolo prende in esame gli strumenti di trasmissione della conoscenza utilizzati da Piero Morandi nel corso dei suoi viaggi, per tentare di comprendere in quale modo la sua narrazione della cultura kalasha può accompagnare oggi le ricerche in ambito antropologico, allo scopo di tracciare una mappa riferita alla disseminazione del sapere che, per analogia col percorso dei «magic bus», viaggiò su rotte differenti dalla cultura convenzionale. Between the 60s and 70s of the last century young Europeans looked for cultural experiences different from that of their home lands. Some of these joined scholars and mountaineers, who over the previous couple of decades had periodically reached Chitral, on the slope of Hindu Kush. Here these young adventurers experienced first hand the culture of kalasha, also known as black kafirs. These young adventurers were a new kind of traveller. They usually went from Europe to Asia on the “hippy trail” by collective busses (“magic bus”). They started from Istanbul and through Teheran and Kabul reached India and Kathmandu in Nepal. Even today these areas have been scarcely studied by academic scholars. Piero Morandi (1947-2007), who was then studying Asian languages and anthropology at Ca’ Foscari University in Venice, followed this trail twice, in 1968 and then in 1970. He donated a small collection of objects from these travels to the Anthropology Section of the Natural History Museum of the University of Florence. Recently, the value of this collection was significantly enhanced by the acquisition of a collection of photographs ascribed to Piero Morandi which was donated to the Anthropology Museum by Gabriele Romiti, a private collector. Most of the pictures were actually taken by Nini Morelli, an artist from Venice, who was with Morandi during his second travel to Nuristan and Chitral. This contribution reviews the instruments of dissemination of knowledge, which Piero Morandi used during his travels, to better understand how his narrative about kalasha culture can accompany coeval anthropological researches. One the aims is to draw a map related to the dissemination of knowledge, which travelled on the «magic bus» route, a paths different from that of the established culture.
Ameno, dalle origini ai giorni nostri. La "Vicinia" e le "Compagnie" Antiche vie di comunicazione Luoghi di culto e non Ameno e la "grande" pittura Gruppi sacri e profani Ameno al lavoro Le Feste Personaggi illustri Le Famiglie Letteratura Racconti Calamità naturali e non Le frazioni oltre Agogna AMENO, dalle origini ai giorni nostri Rivisto e ampliato da "Feste Centenarie con scritti di Decio Giulio Costituzione geologica del territorio. Il territorio di Ameno è geologicamente costituito, nella sua parte meridionale, da scisti commisti a porfiriti e porfidi. Sopra queste rocce più antiche si sovrappose, nel periodo glaciale, il terreno morenico che forma il sottosuolo di buona parte delle campagne, a sua volta ricoperto dall'humus di origine vegetale. Dopo il ritiro dei ghiacciai, lo stesso territorio è andato rivestendosi di folte foreste: avanzi di rami e grossi tronchi di larice sono stati rinvenuti nella torbiera, ora esaurita, di Lortallo. Primi abitanti. I sepolcreti di Lortallo In che periodo l'uomo ha visitato il nostro territorio e si è stabilito definitivamente? Nel 1992, non distante dal cimitero di Ameno, in località Borgo del Magnano, durante la posa di una staccionata, è stato rinvenuto e segnalato da un amenese, Walter Baronchelli, un notevole quantitativo di materiale ceramico risalente all'Età del Bronzo (3600 a.C.). Un successivo scavo del 1994 ha riportato alla luce, vicino al primo ritrovamento, uno strato di ceramica ad uso domestico, databile al Bronzo Medio (XVI sec a.C.). Il territorio era abitato durante la prima età del ferro (dal VII al V secolo a.C.). Sepolcreti dei diversi periodi di questa età sono stati rinvenuti e studiati dalla Sovrintendenza alle Antichità del Piemonte 1. Erano cinerari fittili di impasto nerastro, appartenuti a persone cremate, decorati con tratti "a cordicella", accompagnati da pochissimi oggetti, tra cui qualche fibula in bronzo ad arco semplice 2. Urne più grandi, decorate con tratti lisci, suppellettili più abbondanti e fibule dette "a sanguisuga", sono stati ritrovate nelle tombe ai piedi del Monte Mesma e nel piano ad est della frazione di Lortallo. Cinerari neri decorati a stralucido, accompagnati da più ricche suppellettili, tra le quali fibule ad arco serpeggiante in bronzo e in ferro, erano presenti nel sepolcreto di Lortallo. Non è possibile dire con sicurezza a quali ceppi appartenessero questi abitanti. Le analogie con simili tombe trovate nel Comasco e nella valle del Ticino (Bellinzonese, Lago Maggiore, Golasecca, Castelletto ecc.), fanno pensare a diverse piccole migrazioni di popoli, forse di razza celtica, attraverso le Alpi, e si possono paragonare ai successivi spostamenti, che in epoca non lontana, compirono tribù germaniche o celtiche, colonizzando la Valle Anzasca, l'alta Val Sesia e la Valle Formazza. Dal V secolo a.C. agli abitanti della prima età del ferro, poveri e pacifici, comprovato dall' assenza di armi nelle loro tombe, si sovrapposero i Galli. Nel territorio di Lortallo e sul Monte Mesma sono stati rinvenuti numerosi cocci di vasi gallici, gallo-romani e qualche povera tomba di carattere gallico. Le legioni romane, s. Giulio, s. Giuliano, il dominio del Vescovo di Novara. Non molto tempo dopo l'invasione gallica giunsero, nel territorio di Ameno, le legioni romane. In una tomba di Lortallo è stata ritrovata una moneta di Augusto, che fece occupare stabilmente i territori subalpini e i passi delle Alpi. Altre monete di Tiberio, di Faustina, di Geta, rinvenute negli scavi in Lortallo e nel Mesma, assieme a quelle di Claudio Gotico e Diocleziano 3 , provano come la civiltà di Roma si andasse sempre più consolidando nel paese.
Dizionario Biografico degli Italiani (DBI), vol. 81, pp. 425-427, 2014
http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-fabrizio-parona_(Dizionario-Biografico)/ http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-fabrizio-parona_(Dizionario-Biografico)/?stampa=1
2019
Il seguente elaborato, frutto di un lavoro di gruppo il cui obiettivo finale consisteva nell’elaborazione di una prova seminariale in ambito universitario, tratterà le strategie comunicative adoperate da Traiano Boccalini (1556 – 1613) nella sua opera I Ragguagli di Parnaso , opera composta da tre centurie di resoconti (i “ragguagli” del titolo) di eventi avvenuti nel regno immaginario del Parnaso. Il mio scritto è il quarto ed ultimo segmento della presentazione, quella che prevedeva da parte del sottoscritto un addentrarsi direttamente nella lettura. Nei moduli precedenti le colleghe si erano occupate infatti di: un’introduzione al testo e al regno del Parnaso, la ricezione dell’opus magnum nel XVII°, il passaggio al XVIII° secolo e la nuova ricezione dei Ragguagli . Ivi, in particolare, ci si concentrerà sull’utilizzo del serio ludere e della figura retorica del paradosso. Questa analisi sarà però preceduta da una concisa sezione in cui verrà illustrato il metodo di ricerca applicato. In fine, le conclusioni cercheranno di riassumere i concetti espressi dalla ricerca, offrendo anche un punto di vista personale su tali argomentazioni.
Riassunto. Il paranco semplice è spesso trascurato nei corsi di meccanica delle scuole superiori e della stessa università. Nella sua configurazione più generale questa macchina mostra un comportamento complesso e un suo modello matematico è assente nei manuali di fisica. In questo lavoro si ottiene una descrizione soddisfacente utilizzando le leggi della dinamica e il calcolo vettoriale. Le espressioni ma-tematiche trovate sono poste a confronto con i dati sperimentali e brevemente discusse. Abstract. The gun tackle is often neglected in the introductory courses of classical mechanics. In its general configuration this machine shows a non trivial behavior and a mathematical model is missing in physics handbooks. In this paper we obtain a satisfying description by means of the laws of dynamics and the vector algebra. The mathematical expressions one finds are then compared with experimental data and briefly discussed. 1. Introduzione Si chiama paranco una macchina costituita da due o più pulegge (almeno una delle quali fissa) collegate da un filo continuo, utilizzata di solito per sollevare o tirare un carico. Quando le pulegge sono più di due, esse possono essere montate su un unico asse in modo da formare blocchi. Questi ultimi sono poi accoppiati tra loro in modo che (almeno) uno di essi sia fisso e (almeno) un altro si muova insieme al carico. Il paranco semplice è costituito da una sola coppia di blocchi, ciascuno dei quali possiede una sola puleggia e il carico viene sostenuto da due tratti di filo (vedi Figura 1). Se il sistema è tale da non dissipare energia, esso costituisce una macchina vantaggiosa il cui rendimento dipende dal numero delle pulegge utilizzate e dalla loro reciproca disposizione. La teo-ria di questa macchina nella sua forma più semplice (che è quella più o meno esplicitamente pre-sentata nella gran parte dei manuali di fisica) assume che le pulegge e il filo abbiano massa trascu-rabile, che quest'ultimo sia perfettamente flessibile e inestensibile e che non vi siano interazioni di contatto tra esso e le pulegge. In conseguenza di ciò, il filo può scivolare liberamente nelle gole delle carrucole e queste ultime non sono poste in rotazione dal moto del filo Si considerano inoltre trascurabili gli attriti (volventi) negli assi di rotazione delle pulegge e le interazioni tra i diversi corpi e il mezzo in cui sono immersi. Questo modello di paranco semplice si dice solitamente idea-le. Separando le due pulegge del paranco e disponendole in modo tale che i tre tratti di filo siano tra loro paralleli, si ottiene lo schema di corpo libero mostrato nella Figura 2. F è la forza applicata
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Actes du VII ème congrès international des études phéniciennes et puniques Hammamet, 9 -14 novembre 2009, 2019
Atti della Società Ligure di Storia Patria, 2013
LA GROTTA DELLE VENERI DI PARABITA (LECCE), 2020
Carlo Paredi LA VERGA DI ARONNE BRUSA OL BALON