Questa breve nota (1) trae origine dallo studio dei corredi relativi alle tombe B76, B77, B79, B138, B139 della necropoli ceretana di Laghetto I, effettuato da chi scrive, come argomento della tesi di laurea . S'intende con essa richiamare l'attenzione su un insolito skyphos (figg. 1-2) orientalizzante (3) , privo di stretti confronti, decorato, piuttosto che con i consueti ornati non figurati, con una teoria zoomorfa.
UNO SKYPHOS CERETANO DEL PITTORE DELLE GRU? Questa breve nota (1) trae origine dallo studio dei corredi relativi alle tombe B76, B77, B79, B138, B139 della necropoli ceretana di Laghetto I, effettuato da chi scrive, come argomento della tesi di laurea (2) . S’intende con essa richiamare l’attenzione su un insolito skyphos (figg. 1-2) orientalizzante (3) , privo di stretti confronti, decorato, piuttosto che con i consueti ornati non figurati, con una teoria zoomorfa. Il vaso (4) , proveniente dalla necropoli ceretana di Laghetto I, appartiene al corredo (5) rinvenuto all’interno della tomba B139, a struttura tricamerale tipo Prayon (6) B2, databile alla seconda metà del VII secolo a.C. Eseguito in argilla figulina, presenta un orlo diritto lievemente rientrante, con ansa impostata obliquamente, vasca a profilo teso e piede ad anello. Il corpo ceramico è color ocra, mentre la vernice è arancione. La decorazione dipinta risulta così distribuita: sull’orlo tre linee orizzontali parallele; sull’ansa due linee orizzontali parallele; nalla zona tra le anse teoria di animali rivolti verso sinistra (un pesce a linea di contorno e campitura a puntini- un uccello a silhouette con occhio risparmiato e ala alzata- un pesce a linea di contorno e campitura a puntini); sotto alla fascia con animali tre linee orizzontali parallele; intorno all’anello del piede una linea orizzontale sulla quale si impostano traingoli con la punta verso l’alto, campiti a tratteggio obliquo. L’interno della vasca è interamente verniciato, tranne una fascia risparmiata sotto l’orlo. ( 1) Desidero ringraziare la professoressa Maria Bonghi Jovino, docente di Etruscologia e Archeologia Italica presso l’Università degli Studi di Milano, che ha promosso e seguito direttamente i miei studi e il dottor Ermanno A. Arslan, direttore delle Civiche Raccolte Archeologiche e Numismatiche di Milano, che ha reso possibile la pubblicazione del presente articolo, accogliendolo nella rivista del Museo Archeologico di Milano. (2) Aspetti e problemi dell’Orientalizzante ceretano ( Laghetto I: tombe B76, B77, B79, B138, B139 ). Questa tesi, discussa nel 1993 presso l’Università Statale di Milano, è attualmente in fase di rielaborazione per la stampa. Il materiale dei corredi fa parte della Fondazione Lerici ed è custodito presso le Civiche Raccolte Archeologiche di Milano. (3) Riguardo alla ceramica orientalizzante, altrimenti definita subgeometrica o etrusco-geometrica, si veda: MALNATI 1980; TARELLA 1980; MARTELLI 1984; BAGNASCO GIANNI 1986; MARTELLI 1987 (a); MARTELLI 1987 (b); MARTELLI 1987 (c); STUART LEACH 1987; RIZZO 1989; da ultimo MICOZZI 1994, con bibl. precedente. (4) Inedito: inv. A0.9.17792 (B 139/1); h cm 6,2; diam. orlo cm 10,4, diam. piede cm 4,2. Il vaso è ricoòposto: mancano un’ansa, parte dell’orlo e del corpo. (5) Il corredo, non diviso nell’elenco Lerici in base alle tre camere, risulta costituito da: - impasto: due calici carenati, due piatti, un attingitoio a corpo globulare e ansa bifora, una fuseruola; - bucchero: tre oinochoai tipo Rasmussen 3a, sei calici tipo Rasmussen 2d, un attingitoio tipo Rasmussen 1b, undici kantharoi tipo Rasmussen 3e, una kyllix tipo Rasmussen 1c; - ceramica subgeometrica: uno skyphos tipo Ricci 143, un piatto ad “aironi”; - ceramiva greco-orientale: una kylix ionica tipo Villard-Vallet A2, - ceramica etrusco-corinzia: un’anfora del “Gruppo degli Anforoni Squamati”. (6) PRAYON 1975, p.17 e sgg. 1
La forma di questo vaso, soprattutto per il profilo teso della vasca, sembra influenzata da modelli di tradizione corinzia. Tra questi gli si potrebbe accostare, a livello di ipotesi, lo skyphos a chevrons corinzio (7) , per lo più datato (8) alla fase di transizione dal mediogeometrico II al tardogeometrico I. Per il momento a Caere non sono note imitazioni di tale skyphos corinzio, nè sono stati rinvenuti esemplari corinzi di importazione datati al periodo mediogeometrico II. Questi ultimi sono poco attestati non solo in Etruria (9) , ma anche nel resto della penisola (10) , superati nella fortuna dalle contemporanee coppe di fabbrica euboica (11) . Anche per quanto rigurda le imitazioni locali di skyphoi del periodo medioeometrico, mentre quelli euboici vengono abbondantemente e precocemente riprodotti da fabbriche indigene (12) , quelli corinzi non riscontrano simile successo (13) . Passando allo studio della decorazione, la fascia con teoria di animali rivolti a sinistra non trova stretti confronti nel suo insieme. Quando infatti pesci e “aironi” (14) decorano un medesimo vaso, si trovano generalmente raffigurati in due fasce distinte tra loro da una linea orizzontale (15) . Nel territorio falisco-capenate sono stati rinvenuti, tuttavia, un calice d’impasto con una decorazione incisa raffigurante aironi e pesci alternati (16) e un piatto che riporta dipinta sulla tesa una teoria di tre pesci in out-line con campitura a puntini, seguiti da otto aironi, resi alternativamente a silhouette e in out-line con campitura a puntini (17) . In area etrusca, un esempio con raffigurazione di pesci e volatili nella stessa zona del medesimo vaso è un pithos (18) decorato in white-on-red: presenta sul ventre sei grandi uccelli palustri con corpo in out-line più puntini e ala sollevata, alternati a pesci e a motivi fitomorfi, disposti disordinatamente in campo libero. Altre osservazioni nascono dall’analisi dei singoli elementi della fascia zoomorfa. L’uccello centrale, infatti, pur assomigliando ai cosiddetti “aironi”, se ne discosta per più di un particolare: presenta un’ala alzata e le zampe tozze e tronche (rozza resa di zampa palmata?); il collo, inoltre, è corto e la testa tondeggiante. (14) Il termine, entrato nella letteratura archeologica, è puramente convenzionale, per distinguere un’iconografia ornitomorfa di fantasia, senza riscontro nella realtà. G. Colonna (COLONNA 1967, p.17) per primo ha notato l’esistenza di una classe ceramica orientalizzante decorata ad “aironi”. Su questa classe si veda: TARELLA 1980, pp. 81-82; LEACH 1986, pp. 305-307; STUART LEACH 1987; MARTELLI 1987c, pp. 16-17; SZILÁGYI 1989, pp.620-621; MICOZZI 1994, pp.72-78, (15) Si veda per esempio: MICOZZI 1994, TAV. L, a), olla C 160; DIK 1981, pl. 23,3 e pl. 20,4. (16) Da Capena: FELLETTI MAJ 1953, TAV. 5, n. 4. (17) Da Narce: MICOZZI 1994, TAV. LXXV. a. (18) Da Cerveteri: MICOZZI 1994, TAV. XVI, a), attribuito al Pittore delle Gru. 2
Il motivo tipico della classe ceramica etrusca detta “ad aironi”, cioè l’uccello con corpo a silhouette sinuoso e allungato e lungo collo arcuato, non ripete, come è noto, i volatili attestati sui prodotti regionali della Grecia (19) . Si tratta, invece, di una rielaborazione etrusca di diversi modelli greci, operata tenendo sempre presente la tradizione villanoviana. In Etruria, le teorie di aironi presentano fin dal loro primo apparire (20) (fine dell’VIII secolo) l’aspetto standardizzato, eleborato probabilmente a Cerveteri, che le caratterizza per tutto il VII secolo, in tutti i generi della ceramica decorata. Da questa monotona produzione si distinguono, tuttavia, alcune varianti (21) , tra le quali è, in questa sede, di notevole interesse il tipo con ala alzata, recepito in area ceretana da modello euboico (22) , ove però le ali sono piegate ad angolo e campite a tratteggio, quindi diverse da quella dipinta sullo skyphos qui allo studio. Una (23) delle sei varianti di volatili raffigurati sui vasi del Pittore di Cesnola (24) è più simile al nostro esemplare, ma non strettamente confrontabile. L’ala dipinta sul nostro vaso, quindi, non trova confronti in area etrusca, nè in quella euboica. Questo particolare mi pare, invece, che sia avvicinabile alle realizzazioni di area cicladica e in particolare di Nasso (25) . Coldstream (26) , commentando la decorazione di un cratere di Naxos, evidenzia che le ali degli uccelli sono in silhouette e nettamente alzate dalla linea del dorso. Lo studioso ritiene perciò che questo modo di rendere l’ala sia tipico delle Cicladi centrali, dove però è sempre molto più diffuso il modello standard di uccello della koinè euboico- cicladica, cioè quello privo di ali, con corpo reso in out-line campito a tratteggio. Può essere utile quanto P.Bocci (27) nota riguardo all’evoluzione del disegno dell’ala degli uccelli cicladici: in un primo tempo, cioè nel periodo geometrico, diritta o solo un poco concava, come sul nostro esemplare, tende a diventare sempre più arcuata. Le zampe, corte e tozze, del volatile raffigurato sullo skyphos da Caere sono, invece, strettamente confrontabili con quelle di uccelli riprodotti su una lekythos di produzione locale di Pithekoussai (28) . A prescindere dall’ala, l’uccello è anche confrontabile, per la testa tondeggiante e per la forma del becco, con i volatili dipinti in white-on-red su un pithos attribuito al Pittore delle Gru (29) . (27) BOCCI 1962, p.17. (28) RIDGWAY 1984, TAV. 8, sulla destra: lekythos locale da Pithekoussai , necropoli di San Montano, T. 623 (LG II). Gli “aironi” qui raffigurati presentano però il corpo in out-line, campito a tratteggio, come quelli euboici. (29) MARTELLI 1987a, fig.15. 3
Al di là dei singoli confronti, che talora possono essere casuali, l’airone denuncia comunque un’ascendenza cicladica. I due pesci, diversi tra loro, non trovano confronti puntuali nelle pur numerose raffigurazioni ittiomorfe in out-line con campitura a puntini, sia dipinte su argilla figulina o in white-on-red, sia graffite su impasto o su bucchero (30) . Le raffigurazioni sui vasi ceretani, infatti, fanno capo soprattutto al modello protocorinzio in silhouette con testa e spina centrale a risparmio. La variante con il pesce a linea di contorno e corpo campito a puntini, attestata sul nostro esemplare, è, invece, più frequente nel white-on-red (anche se non mancano esempi su argilla figulina) ed è comune su esemplari di impasto e di bucchero. La tecnica della campitura a puntini gode, comunque, di notevole popolarità, soprattutto a Cerveteri, nella prima metà del VII secolo a.C. Tornando al nostro esemplare, il pesce di destra sembra simile a quello dipinto su un’olla di provenienza sconosciuta, attribuita al Pittore delle Gru (31) : il confronto riguarda sia l’iconografia generale sia le caratteristiche linee logitudinali alternate a file di punti, presenti all’interno del corpo e nelle coda. In entrambe le raffigurazioni, infatti, i pesci hanno una forma allungata e stretta; in prossimità della bocca, inoltre, si può notare una fascia semicircolare disposta verticalmente che racchiude una fila di puntini. Anche il pesce di sinistra presenta all’interno queste linee longitudinali, mentre l’ideale linea di contorno è confrontabile con quella del pesce raffigurato sull’altro lato della stessa olla (32) sopra citata. I triangoli campiti a tratteggio, che s’irradiano dalla base ad anello del piede, molto frequenti e comuni nell’ambito della produzione orientalizzante ceretana (33) , risultano attestati fin dall’epoca villanoviana nell’impasto con decorazione incisa. In conclusione, l’analisi dei singoli elementi di diversa ascendenza culturale, prevalentemente greca, non nasconde in sintesi la natura anellenica, etrusca, nello specifico ceretana, del vaso, riconoscibile dalla mancanza di organica corrispondenza tra forma e sintassi decorativa. Quest’ultima, pur non avendo stretti confronti in ambito ceretano, è senz’altro da inserire nel novero dei repertori decorativi di una bottega di Caere, soprattutto per quanto è stato osservato in merito alla resa dei pesci. La scelta di una forma poco usata e così “arcaizzante” (33) Cfr. Etruschi e Cerveteri e Etruschi di Cerveteri . Sui motivi ornamentali non figurati della ceramica orientalizzante cfr. da ultimo MICOZZI 1994, pp. 115-129. 4
è alquanto originale: potrebbe trattarsi della sperimentazione di un pittore o di una bottega, oppure del desiderio di un esigente committente. Solo a livello di ipotesi si potrebbe accostare questo vaso alla produzione della bottega del Pittore delle Gru (34) , attiva a Caere nei primi decenni del VII secolo a.C. I due pesci raffigurati su questo skyphos presentano, infatti, una linea di contorno con corpo campito a puntini allineati entro filettature, come nella caratteristiche realizzazioni attribuite a questo pittore. E’ noto, inoltre, come questa personalità operi una rottura con la tradizione subgeometrica, sia nella scelta dei soggetti, sia nella loro resa stilistica, entrambe influenzate da modelli greci. La scelta di raffigurare pesci e volatili nella stessa zona dello stesso vaso, infatti, in ambito etrusco, è stata compiuta solo da questo pittore. Infine, anche l’originale realizzazione del volatile, che tradisce un’influenza nesiotica, si può ricondurre alla componente protoattica-cicladica dell’opera del Pittore delle Gru. CRISTINA MODENESE Centro di Studio per l’Etruscologia e l’Archeologia dell’Italia preromana Università degli Studi di Milano ABBREVIAZIONI a. autore a.C. avanti Cristo bibl. bibliografia 5
cfr. confronta cm centimetri diam. diametro es. esempio fig. figura figg. figure h altezza inv. inventario LG Late Geometric n. numero p. pagina pl. plate pp. pagine sg. seguente sgg. seguenti t. tomba TAV./tav. tavola ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE Le abbreviazioni bibliografiche, per ragioni editoriali, seguono un criterio meccanico. Per le riviste si confrontino le abbreviazioni dell’ Archäologische Bibliographie. ÅKERSTRÖM A. 1943, Der geometrische Stil in Italien , Lund-Leipzig. 6
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(7) Per il tipo si veda: COLDSTREAM 1968, p. 103, pl. 18, d-f (l’a. sostiene che il vaso andrebbe chiamato protokotyle perchè da questa forma si evolve la kotyle del periodo tardogeometrico, Aetos 666: a questo proposito si veda anche COLDSTREAM 1977, p. 168, fig. 54a), NEEFT 1981, p. 46, fig. 11 (ove è denominato C 50-107). (8) Per una discussione sugli skyphoi del periodo mediogeometrico II si veda: DESCOEUDRES-KEARSLEY 1983, pp. 11-34, ove J.-P. Descoeudres conclude che “ although most chevron skyphoi belong to the MG II period, some continued to be made all through the 8th and even into the 7th century BC”. (9) In Etruria una coppa corinzia di questo tipo è stata trovata a Veio, deposta in una tomba datata alla fase locale IIa: cfr. DESCOEUDRES-KEARSLEY 1983, p. 29, n. 1 (da Grotta Gramiccia, t. 779). (10) A Pithekoussai , nello scarico dell’acropoli: RIDGWAY 1984, p. 98, fig. 1 a p. 99, tav. 13; a Pontecagnano, in una tomba: D’AGOSTINO 1990, pp. 82-83, fig. 12, t. 4871; a S. Marzano, nella Valle del Sarno, in una tomba: D’AGOSTINO 1982, p. 57, t. 126; all’Incoronata di Metaponto, in un pozzo dell’abitato indigeno: D’AGOSTINO 1982, pp.60-61, settore occidentale del saggio A; a Scoglio del Tonno: D’AGOSTINO 1969, p. 57, fig. 16; a Megara Hyblaea: VILLARD 1982, p. 183, fig. 4,1. (11) Si tratta di una naturale conseguenza della fondazione dell’emporio commerciale di Pithekoussai da parte di coloni euboici, datata appunto agli anni che precedono la metà dell’VIII secolo a.C. Dal momento che, invece, la fondazione della prima colonia corinzia in Italia, Naxos, si fa risalire (cfr. Tucidide 6.3.1) al 734 a.C. circa, queste coppe a chevrons sono la testimonianza di contatti avvenuti in una fase precoloniale. (12) Sembra ad esempio che a Veio le imitazioni locali siano iniziate già nella fase Iia. Si veda: DESCOEUDRES-KEARSLEY 1983, pp. 9-53. Anche in Campania sono note precoci imitazioni di coppe euboiche del periodo mediogeometrico: si veda ad es. D’AGOSTINO 1982, p.55 e sgg. (13) Eccezionalmente a Pithekoussai , nella necropoli, è stato scoperto uno skyphos locale che imita un originale del tipo rappresentato dall’unico frammento di ceramica corinzia mediogeometrica trovata sull’acropoli, sopra menzionato (cfr. RIDGWAY 1984, p. 100, ove si legge: “...Questo notevole pezzo è stato ricomposto da frammenti sporadici, uno dei quali giaceva sotto una tomba LG I: lo skyphos era stato quasi certamente originariamente deposto in una tomba successivamente smantellata. Il vasaio pithecusano che lo produsse ricordava modelli corinzi lasciati in Grecia, o rispondeva alla richiesta di accrescere il numero di vasi simili importati?). (19) Per i motivi ornitomorfi sui vasi greci nel periodo mediogeometrico e tardogeometrico si veda: COLDSTREAM 1982, pp. 24-33; NEEFT 1982, pp. 39-43. (20) ÅKERSTRÖM 1943, tav. 20, 2: su un vaso della Tomba del Guerriero di Tarquinia. (21) In una fase avanzata della produzione etrusco-meridionale e falisca, verso la fine del VII secolo, sono presenti ulteriori varianti con gli aironi ad ali spiegate (cfr. CVA Tarquinia I, TAV. I, 3: le ali sono però tratteggiate) o, per lo più, con una sola ala, variamente stilizzata (si tratta di ali in silhouette, ma differenti da quella del nostro esemplare; cfr. MICOZZI 1994, pp. 72-78). (22) Per cui si veda ad es.: COLDSTREAM 1968, p. 195; BUCHNER 1983, pp. 268-270; RIDGWAY 1984, fig. 22, f). (23) Si tratta di uccelli con ali pennute, piegate ad arco, lievemente alzate dal dorso. (24) Per il Pittore di Cesnola si veda ad es.: COLDSTREAM 1971, pp. 1-15; COLDSTREAM 1982, pp.28-30; COLDSTREAM 1994, pp. 77-86. (25) LAMBRINOUDAKIS 1983, p. 170, fig. 13. (26) COLDSTREAM 1971. (30) Si veda da ultimo MICOZZI 1994, pp.69 e sgg. con bibl. precedente. (31) MARTELLI 1987a, fig. 25. (32) Ibidem, fig. 24. (34) Sul quale si veda da ultimo MICOZZI 1994, pp. 179-183, con bibl. precedente. 9