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2013, Tra Cultura, Diritto e Religione. Sinagoghe e cimiteri ebraici in Lombardia, a cura di Stefania T. Salvi, pp. 315-351, per le parti da me redatte relative alle provincie di Milano, Bergamo, Como e Varese pp. 317-328, 330 e 351
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Taccuino - Iconografia misura disegno (Dario Zanverdiani, Vincenzo Lucchese: editors), 1993
Coautrice: Roberta Cavagnaro. Approfondimento stilistico, architettonico ed archivistico di villa Steffani - Vignola di Spinea (Venezia), più conosciuta come Villa del Majno e Fornoni, con datazione dell'ampliamento settecentesco, avvenuto per opera di un noto diplomatico veneziano, Cesare Vignola. Individuazione delle superstiti tracce iconografiche e cartografiche, con conseguente realizzazione di un modello digitale e di un progetto utopistico di ripristino, del parco romantico un tempo esistente presso Villa Fornoni di Spinea, già Steffani - Vignola, realizzato dalla famiglia Galvani Accurti ed ideato dal possidente e giardiniere dilettante, Luigi Garzoni, operante attorno alla metà del XIX secolo. Vengono inoltre segnalati: una descrizione dello storico ottocentesco Fapanni, sul giardino della residenza miranese del Garzoni; disegni e cartografie settecentesche riguardanti altre ville di Spinea, conservate presso l'Archivio di Stato di Treviso. Stylistic, architectural and archival investigation of Villa Steffani - Vignola in Spinea (Venice), better known as Villa del Majno and Fornoni, with dating of the eighteenth-century enlargement, which took place through the work of a renowned Venetian diplomat, Cesare Vignola. Identification of the surviving iconographic and cartographic traces, resulting in creation of a digital model and a recovery utopian project, of the romantic park that existed at Villa Fornoni of Spinea, already Steffani - Vignola, made by family Galvani Accurti and designed by the landowner and amateur gardener, Luigi Garzoni, operating around the middle of the nineteenth century. It also reported: a description of the nineteenth-century historian Fapanni about the the residency garden in Mirano of Garzoni; eighteenth-century drawings and maps on other villas of Spinea, kept at the State Archives of Treviso.
2015
Il Genius Loci, affrontato nelle sue caratteristiche e analizzato tra la perdita e la riscoperta del luogo, è il filo conduttore per la rilettura di un percorso, che si snoda attraverso le esperienze didattiche progettuali maturate durante il corso di studi. L’analisi del concetto di luogo avviene secondo la lettura data dagli architetti che in particolare ne hanno promosso il confronto, Aldo Rossi e Christian Norberg-Schulz, nella loro interpretazione volta alla riscoperta della memoria del luogo e dell’identificazione con esso. Se da una parte c’è una valutazione della sedimentazione storica, individuata come memoria imprescindibile; dall’altra c’è un apprezzamento delle caratteristiche intrinseche del sito, che ne costituiscono la sua identità. Il confronto con alcuni scritti di Umberto Cao e Franco Purini ha permesso di concludere un lungo discorso, riallacciandolo al dibattito culturale che aveva suscitato. Per avvicinarci a questo concetto di rispetto del luogo e alla sua valo...
Il Quotidiano del Sud, 2015
La riflessione Dal secondo Dopoguerra il cemento ha inghiottito la natura e pezzi di memoria della Calabria T utte le volte che mi capita di andare in giro per la Calabria, mi coglie una sensazione, opprimente, di assenza, di mancanza di qualcosa che non riesco, immediatamente, a definire. Poi, d'un tratto, capisco, ricordo: mi mancano i luoghi, mi manca il paesaggio, quello della mia infanzia e della mia prima giovinezza: non c'è più, si è dissolto, è stato occultato dal cemento. E con esso mi sembra di aver perduto anche una parte della mia storia personale e collettiva, una parte vitale della mia identità. Il paesaggio umanizzato calabrese è scomparso almeno due volte: la prima alla fine della civiltà antica e la seconda durante questo dopoguerra quando il suolo agricolo, i boschi, le valli, i paesaggi della nostra regione sono stati inghiottiti dal cemento. Nel quindicennio 1990-2005 è stato cementificato, dati ISTAT, ben il 26,13% del suolo agricolo utilizzato (SAU) della Calabria che risulta essere seconda solo alla Liguria della quale è stato cementificato, con i risultati devastanti che abbiamo visto, il 45,55% del territorio. Un'apocalisse di cemento si è abbattuta sui nostri territori, in un quindicennio! LA PRIMA SCOMPARSA La prima sparizione dei paesag-gi umanizzati è avvenuta, in Calabria, per un regresso in termini di civiltà conseguente alla fine del mondo antico, a causa dell'abbandono delle coste e delle pianure divenute malsane ed insicure, per la risalita degli insediamenti verso l'interno, per colpa della miseria conseguente alla poca disponibilità di territorio agricolo in un contesto geomorfologico difficilissimo, a causa dell'enorme fatica che una conformazione montuosa e silvestre imponeva agli uomini per le coltivazioni. Gli insediamenti antichi, distribuiti in prevalenza lungo le coste e nelle pianure, dopo la fine dell'antichità, intorno al VI secolo d.C., vengono abbandonati e gli uomini e le loro abitazioni risalgono, lontano dalle malattie e dalle incursioni, lontano dal mare, verso l'interno, verso le montagne. Le coste del Mezzogiorno e della Calabria si spopolano, si impaludano e i siti delle città di origine magnogreca e romana vengono abbandonati e, poi, inesorabilmente cancellati dalle intemperie. A partire dalla fine dell'antichità le rovine dei monumenti e delle abitazioni vengono inghiottite da una rigogliosa vegetazione spontanea che ne ha occultato, fino agli inizi del '900, l'ubicazione, forse più in Calabria che nelle altre regioni del Mezzogiorno d'Italia. La natura, con i suoi impetuosi sconquassi, ha sottratto per molti secoli le antiche grandezze dell'uomo, rendendole indisponibili allo sguardo ed alla percezione dei calabresi e dei forestieri, fin quasi agli inizi del XX secolo. Nel resoconto di un viaggio in Calabria da Reggio a Eboli, compiuto, nel 1897 in bicicletta da Luigi Bertarelli -l'industriale milanese allora direttore, poi storico presidente, del Touring Club fondato nel 1894 -il paesaggio della media valle del Crati, che pure è già attraversato da almeno un ventennio dalla ferrovia Cosenza-Sibari, appare disabitato, selvaggio e paragonabile ad una giungla amazzonica: "Uscendo da Cosenza la strada […] attraversa un paese curiosissimo, interessante in sommo grado, selvaggio del più riposto angolo delle maremme toscane. Immense macchie totalmente deserte che coprono la larga valle dove dappertutto, come nelle jangade brasiliane, l'acqua c'è o corrente, o stagnante, o visibile, o nascosta. Non una casa, non una persona nel lungo tragitto. La strada silenziosa passa talvolta per chilometri nell'ombra del bosco; i rami le si riuniscono sopra e fanno volta. […] Dalla melma emergono teste colossali di bufali, che se ne stanno a ruminare, il corpo nascosto nella mota, teste sciocche e spaventose che si direbbero di bisonte, corpi neri, gibbosi e glabri, che paiono di ippopotami". Fino al XVIII secolo la memoria dell'antico paesaggio della Magna Grecia e di Roma si era persa anche fra gli eruditi di tutta Europa e se in Campania, già nel corso del '700, gli scavi borbonici riportarono parzialmente alla luce le città di Ercolano (1738), Pompei (1748) e i templi di Paestum, nelle altre regioni dovette, invece, passare almeno un secolo prima che venissero effettuate scoperte archeologiche di un qualche rilievo. In Calabria ci vollero gli scavi di Paolo Orsi, prima, e di Umberto Zanotti Bianco, poi, per portare alla luce i resti delle antiche città di Locri, di Reggio Calabria, dei templi di Crotone e di Cirò Punta Alice, di Sibari la cui esistenza era stata, fino ad allora, solo probabile, ma non provabile. "Sybaris" è stata cercata da studiosi italiani e stranieri almeno a partire dal '700, ma l'impaludamento della pianura ne aveva impedito non solo il ritrovamento, ma finanche le ricerche. A trovarne i resti archeologici fu, per primo, Umberto Zanotti Bianco che, nel 1932, si recò nella pianura di PERDUTO Quando qui era come in Amazzonia La prima sparizione nei secoli scorsi continua a pagina 40 Esempi di edifici non completati E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Rivisitando il contributo di diversi scrittori che si occupano di territorio e città, nel saggio si approfondisce il concetto di luogo inquieto, inteso come spazio urbano vivente, e si definiscono il significato di tras-luogo e post-luogo enfatizzandone l'importanza nel dibattito sulle smart cities. Il tras-luogo è spazio liminare, costituito da tracce e indizi, rotture e discontinuità, il postluogo racconta l'altra faccia della mobilità. Entrambi rappresentano un fatto estetico che non può essere narrato solo a parole ma richiede l'uso di arti visive, mappe o altre forme di trascrizioni urbane spesso in uso nella rete. Trasluogo e post-luogo si caratterizzano sia in termini percettivi che cognitivi e meritano di essere considerati in fase di diagnosi e di definizione del progetto urbano.
L'intento di questo lavoro è quello di seguire le vicende che ci vengono narrate dallo scrittore e storico Ivan Jablonka, attraverso un altro punto di vista e di analisi, ovvero attraverso i luoghi. Se Ivan da storico, infatti, ha ricostruito minuziosamente la storia dei suoi nonni attraverso le fonti che gli sono state messe a disposizione, io ho voluto concentrare la mia attenzione sui luoghi che vengono ripercorsi da Ivan, con la memoria, e che hanno ospitato le varie figure che rivivono tra le pagine del suo libro "Histoire des grands-parents que je n'ai pas eus" (2012).
Comune di Perugia, 2005
Se il percorso umano e professionale di Luca Signorelli, cortonese di nascita, si snodò prevalentemente in Toscana, i primi capolavori dell'artista non furono realizzati per questa regione, ma per città che appartenevano allo Stato Pontificio: naturalmente Roma, con gli affreschi delle pareti della cappella Sistina (1482); Perugia, con la pala del duomo di San Lorenzo (1484); Fabriano, con lo stendardo opistografo oggi custodito nella Pinacoteca di Brera a Milano (1482-1485).
2015
ArchitetturA del Paesaggio rivista di aiaPP Associazione italiana Architettura del Paesaggio 31 Semestrale n°2.2015 Progetti/ Passeggiata metropolitana/ Superare il limite/ Mobilità fluida/ Forum d'acqua/ Di nuovo in piazza/ Estensioni variabili/ Nuove connessione lente/ Arte pubblica di strada/ La strada più ricca/ Ring verde/ Ritrovare la strada/ Vie d'acqua/ Corridoio con giardini/ Sul fianco del burrone/ A filo d'acqua Sulla strada € 16,00 Periodico semestrale-Poste italiane SpA-Spedizioni in Pt target Magazine in copertina
2019
La riflessione che segue è l'esito di un confronto prolungato con gli studenti di progettazione architettonica e di urbanistica dell'Institut Supérieur d'Architecture et Urbanisme di Kinshasa (RDC) e tenta di rispondere, almeno in parte, ai loro quesiti sul senso del mestiere che stanno imparando e sul modo migliore di svolgerlo. Ho l'impressione che, pur dissimulati dall'abilità ad auto-ingannarsi con le retoriche che l'esperienza ci ha insegnato, la nostra vita professionale (di progettisti, di analisti, di insegnanti, …) ci riproponga gli stessi 'banali' interrogativi. Così, quando ce ne concediamo il tempo, ci scopriamo a chiederci non solo cosa dovremmo 'eticamente' fare, ma anche, proprio come gli studenti di Kinshasa, come lo si fa. Questo scritto ragiona attorno ad una serie di testi molto noti (gli stessi discussi con gli studenti) cercando di abbozzare delle indicazioni operative rispetto al 'problema della progettazione', ovvero all'apparente vanità di spendersi per dar forma ad un futuro la cui realizzazione dovrà confrontarsi con la casualità imprevedibile di un mondo plurale.
CAUCE. REVISTA INTERNACIONAL DE FILOLOGÍA, COMUNICACIÓN Y SUS DIDÁCTICAS. NÚM. 41: MONOGRÁFICO "UTOPÍA, DISTOPÍA, ANTIUTOPÍA" Y MISCELÁNEA, 2018
Il contributo verte sulla lettura del discorso utopico offerta da Louis Marin, che a partire dall’analisi del romanzo di Thomas More individua una tipologia discorsiva caratteristica della modernità. Obiettivo principale del lavoro è mettere in luce le potenzialità euristiche del modello tracciato da Marin nello studio dei rapporti fra potere, spazio e soggettività, laddove i discorsi e le pratiche utopiche passati e contemporanei possono costituire un terreno privilegiato d’osservazione di dinamiche culturali più generali.
Balthazar, 2023
Usando come bussola l'acqua, il rispecchiamento e il concetto di superficie, il saggio intende mettere in luce i punti di contatto fra la poetica di Iosif Brodskij, J. M. W. Turner, John Ruskin e Venezia, la città che accolse il loro sguardo. Using water, mirroring and the concept of surface as a compass, the essay aims to highlight the points of contact between the words and works of Iosif Brodskij, J. M. W. Turner, John Ruskin and Venice, the city that embraced their gaze.
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Genere e progetto dei luoghi, 2023
Del prendersi cura. Abitare la città-paesaggio, 2019
Mente e luoghi. Un approccio multidisciplinare al design della città contemporanea, 2020
Limes. Rivista italiana di Geopolitica, 2013
Landscape rates, 2020
Dentro e fuori la città, 2010
Cinergie, il cinema e le altre arti, 2015
Prospettive sul luogo. Discussione di un oggetto sociale (a cura di A. Givigliano e C. Stancati), Roma, Aracne, 2015