Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
…
2 pages
1 file
Una complessa tradizione lega dall'antichità e attraverso il medioevo fino agli albori della produzione a stampa, spesso con forme cangianti e mutevoli, la raccolta di sentenze di Publilio Siro, alcuni scritti apocrifi di Seneca e, col trascorrere dei secoli, altri testi di natura gnomica che si andavano ad aggiungere fino a formare florilegi sempre più corposi e nutriti di sentenze. A questi insiemi spesso in maniera generica e onnicomprensiva sempre in età medievale veniva dato il titolo di "Proverbia Senecae" senza fare alcuna differenza sui materiali che li componevano e che si erano andati nel corso dei secoli sovrapponendo e stratificando. Nel presente lavoro, insieme al testo latino a fronte, viene proposta per la prima volta la traduzione in italiano delle sentenze dei "Monita" di modo che il lettore possa avere la possibilità di trovare in essi un complemento e una integrazione al corpus senecano e al contempo possa proficuamente approfondire il pensiero del filosofo stoico dal punto di vista di quella dimensione morale e valoriale che riesce ad imprimersi nelle coscienze dell'uomo di oggi con la forza della sua evidenza e della sua saggezza.
Pedagogia e Vita , 2018
Il cervello sensibile. Riflessioni sulla mente matematica silenziosa, tra plasticità cerebrale e sistema educativo. Fin da piccoli percorriamo i nostri riti, inconsapevoli mentre lo facciamo, ma fiduciosi perché a condurci nel serissimo gioco del sapere leggere e scrivere, non siamo soli. Ripetiamo così, in un rituale vero e proprio, gli insegnamenti degli adulti, che per questo diventano veri. In base a questo assunto anche l'errore diventa rituale: nel tentativo epistemologico della ricerca della verità, le componenti educative legate alla relazione e all'espressione delle singole individualità, vengono ad essere trascurate, e per questo non sedimentano all'interno della mente. Si parte dal postulato secondo cui se è vero che la materia bianca del cervello aumenta le connessioni-i.e. interconnessioni-con la parte grigia durante le prime fasi dell'apprendimento della lettura 1 è anche vero che i Bambini che imparano a contare con la linea dei pallini montessoriana, non provano alcuna avversione nei confronti della matematica, quando si svela loro il segreto custodito del calcolo. Il presente articolo è l'occasione per presentare le riflessioni su uno studio 2 che ha messo in evidenza l'interdisciplinarietà delle scienze umane nel trattare le correlazioni tra i disturbi del neuro-sviluppo e le emozioni ad esse collegate; questa non è la sede di una trattazione compartiva tra le differenziazioni localizzazioniste dei neuro-scienziati, bensì si riconosce un'importanza fondamentale alle inferenze tra le capacità cognitive e al loro substrato neuro-biologico, con un focus specifico sul disturbo del calcolo 3. Quando si parla di lesioni cerebrali si pensa al processo mentale come la risultanza di alterazioni funzionali o disfunzionali, relativamente alla gravità della lesione; ma può accadere che il processo mentale e di apprendimento prenda strade diverse e adotti risorse inaspettate. L'esperienza derivata dalla vita sociale e relazionale può provocare – nel senso precipuo del termine – delle vere e proprie nuove scanalature nel cervello adulto e favorire lo scambio neuronale tra zone apparentemente non interconnesse 4 e le relative mappe di interscambio sono suscettibili di sviluppo o ipo-sviluppo a seconda se l'esperienza è positiva o negativa. La struttura interna viene così a modificarsi anche nella forma esterna 5 , oltreché – come abbiamo appena detto – nella sua funzionalità. Finora si è accennato alle scolpiture funzionali e strutturali, ma esistono evidenze di tipo emotivo? Sappiamo che la primaria relazione diadica tra la madre e il neonato e la successiva relazione triadica madre-figlio-padre possono determinare il benessere cerebrale del Bambino, qualora questa sia di tipo funzionale; e ancora: durante le prime fasi di sviluppo il bambino che riceve le cure necessarie per la relazione affettiva con il caregiver ricava benessere e accrescimento ponderale del cervello stesso. Se 1 B.A. Wandel – N.K. Logothetis, Interpreting the BOLD signal, «Annual Review Physiology», 66 (2004), p. 735 ss. 2 L. Menditto et al., Il pregiudizio della conoscenza come base dell'errore logico. Uno studio sulla fluenza e sulla rotazione spaziale, attraverso analisi multivariate della devianza, Roma 2017. 3 E' un dato sempre più ricorrente che l'attività neurale produce modifiche ai processi mentali; sebbene questa osservazione scoperchi annose questioni deterministiche tra le funzioni cerebrali e le attività della mente, possiamo ragionare sul fatto che, ad esempio, anche in presenza di grave deficit del lato sinistro del cervello-la zona notoriamente preposta al linguaggio-, non ne consegua necessariamente una disabilità nell'uso della parola e che le interconnessioni degli emisferi, unitamente all'evoluzione cerebrale, favoriscono lo sviluppo del movimento corporeo come spinta all'accrescimento quantitativo e qualitativo del cervello stesso. Cfr M. Bownds, The biology of mind: Origins and structures of mind, brain, and consciousness, Wiley 1999. 4 I.H. Robertson, Il cervello plastico: come l'esperienza modella la nostra mente, Rizzoli,
Santuario di Montetosto, 2017
In the magic land of Etruria (Italy), 43 kilometers from Rome,there's the ancient town of Cerveteri (the old Caere). Nearby, there is "Montetosto" a flat land measuring almost 4 acres. In his fields Mr. F.T. grows wheat, artichokes, pumpkins and beans. Over than his farm he holds tree very important Etruscan monuments. 1) The tumulus of Montetosto (VII c.B.C.) with one or more graves or tombs. One of the largest tumuli in Etruria, measuring 63 m of diameter; the first grave has 3 rooms. 2) An important road (I am working on it) connecting Caere with its harbours, one of which is Pyrgi. It is almost 11 m large, with two traffic lane and lay-by for carts e.t.c. (VII.VI c.B.C.). 3) A shrine or temple, perhaps 54 m in wide, built on order of Delfy's oracle because of the killing of thousands greek war prisoners (540-535 B.C.).
MONTELATICI, Francesco, detto Cecco Bravo. -Nacque a Firenze, nel «popolo» di S. Ambrogio, il 15 novembre 1601, da Antonio di Giovanni e Polita di Domenico Baggiani (Barsanti, 1976, pp. 36, 38 n. 10). La famiglia era composta anche dalle figlie Maria e Lisabetta, nate rispettivamente il 14 ottobre 1598 e il 1° agosto del 1606. La più piccola, mai sposatasi, come ricordato dallo stesso Montelatici, si occupò durante la vita degli affari del fratello, designando come erede alla sua morte, nel 1683, la Compagnia di S. Giuseppe detta dei Legnaioli, tra le cui carte è stato rinvenuto anche un piccolo archivio privato famigliare, particolarmente importante per la ricostruzione delle vicende dell'artista (ibid., pp. 33-38; Matteoli). Nonostante la consolidata notorietà acquisita nel contesto artistico fiorentino, Filippo Baldinucci non dedicò a Montelatici una biografia nelle Notizie de' professori del disegno, relegandolo a qualche sporadica notazione, talvolta nemmeno troppo lusinghiera, a margine di altre vite. In realtà tale assenza è spiegata dalla morte del letterato nel 1696, quando erano stati pubblicati solo tre dei sei volumi di cui si compone l'opera (Barsanti, 1986, III, p. 49). In questo modo se ne decretò il mancato favore da parte della storiografia, mentre il ricordo della sua attività si limitò per lungo tempo a sintetici riferimenti nelle guide fiorentine e nella letteratura erudita settecentesca. Negli ultimi decenni un rinnovato interesse da parte di alcuni studiosi ha portato alla scoperta del citato archivio e di altri documenti, favorendo così una definizione sempre più approfondita del suo profilo biografico e artistico. Da Baldinucci (IV, p. 311) si ricava che il tirocinio del pittore avvenne sotto la guida di Giovanni Bilivert, pittore di corte del granduca Cosimo II de' Medici. L'indicazione trova riscontro in una lettera di Niccolò Giugni, ministro della Guardaroba Medicea, datata 23 febbraio 1624, in cui si propone di affidare ad alcuni allievi di Matteo Rosselli e dello stesso Bilivert, tra i quali viene citato Montelatici, l'esecuzione di copie da alcuni dei dipinti, da inviare in Francia, di proprietà del cardinale Carlo de' Medici, allora conservati a palazzo Pitti e nel casino di S. Marco (Contini, pp. 188 s.). L'alunnato presso tale maestro dovette rivelarsi ricco di stimoli, anche perché la bottega si trovava in alcune stanze della Galleria degli Uffizi, permettendo così agli allievi di studiare e copiare direttamente capolavori antichi e moderni, nonché di entrare in contatto con maestri forestieri quali Jacques Callot, al quale nel 1614 era stata concessa come studio una delle camere adiacenti. Attendibile anche la notizia di un successivo apprendistato dell'artista sotto la guida di Sigismondo Coccapani (Orlandi), al quale potrebbe essersi avvicinato dopo la morte di Cosimo II nel 1621, quando Bilivert non fu più stipendiato dalla corte e, pur non essendogli stato revocato l'uso degli spazi agli Uffizi per il suo atelier, smise di coinvolgere quasi del tutto i collaboratori nelle successive committenze. La frequentazione con il nuovo maestro non poté che essere di breve durata, in quanto Coccapani era soprattutto architetto e ingegnere (Masetti, pp. 65 s.). Sebbene non documentata, fu invece decisiva la collaborazione con Matteo Rosselli che in questi anni ottenne alcune prestigiose committenze pittoriche da parte della famiglia ducale e che poteva peraltro offrire a Montelatici l'opportunità di cimentarsi con la tecnica ad affresco, inusuale nella bottega di Bilivert. Dopo essere stato chiamato dal cardinale Carlo de'Medici per decorare le stanze del casino di S. Marco, tra il 1623 e il 1624 Rosselli eseguì infatti, assieme allo stesso entourage, gli affreschi delle quattro sale al pianterreno della villa di Poggio Imperiale, su committenza di Maria Maddalena d'Austria, sorella dell'imperatore Ferdinando II e vedova di Cosimo II. Benché ancora controversa la partecipazione di Montelatici nella decorazione del casino, la storiografia concorda nel rilevare un suo intervento nel secondo cantiere, assegnandoli la lunetta con la Profetessa Maria ringrazia il Signore dopo il passaggio del Mar Rosso, nella stanza delle Eroine bibliche (Barsanti, 1986, III, p. 49), dove già si preannuncia quell'inclinazione, così caratteristica dell'intero percorso dell'artista, a recepire le suggestioni più eccentriche della pittura contemporanea fiorentina, in particolare di Domenico Pugliani. Un'attività indipendente del pittore si registra almeno dal 1624, come si evince da alcune citazioni del tribunale dell'Accademia del disegno, nelle quali comincia ad essere menzionato come Cecco Bravo. Tale appellativo, tradizionalmente connesso alla natura litigiosa del suo carattere, secondo quanto
Osti" toi dokev ei toŸ n priŸ n lewŸ n i[ dmenai ouj dev n, toŸ n d∆ au\ nuñ mouñon poikiv la dhv ne∆ e[ cein, keiño" g∆ a[ frwn ej stiv , nov ou beblammev no" ej sqlou.
Revista Archai, 2021
Inviato il 01/01/2020, approvato per la pubblicazione il 01/12/2020 Questo è un articolo ad accesso libero distribuito secondo i termini della licenza Creative Commons Attribution, che consente l'uso illimitato, la distribuzione e la riproduzione su qualsiasi supporto, a condizione che l'opera originale sia citata correttamente. Desideri inviare un articolo alla Rivista Archai? Segui le istruzioni per l'invio all'indirizzo http://www.scielo.br/archai.
Tra le più straordinarie testimonianze del culto michaelico, che inquadrano il celebre Arcangelo Michele, come il più alto di tutte le Angeliche Gerarchie, vi è quella dell'Anacoreta Frontosio (Frontasio, Frontone o addirittura Frontonio) , a cui l'Arcangelo apparve diversi celebri autori, tracciano i contorni di tale accadimento. Ciò nonostante di questo personaggio , dai contormi molto misteriosi, sappiamo davvero poco e gli autori che abbiano consultato nulla ci dicono, senza darne peraltro una precisa collocazione, ma affermano che della sua leggenda ci narra un tal patriarca di Gerusalemme. Giacomo da Voragine nel suo "Leggendario dè Santi" (secolo XIII) al capitolo XXXVI° in corrispondenza della memoria di "Santa Marta albergatrice del Signore" , "della quale si fa solenne festa alli ventinova di Luglio , parla di un certo Frontosio o Frontasio, secondo le varie fonti, monaco del suo monastero. Frontosio dunque pare comparire proprio nella narrazione miracolosa della vita e morte di Santa Marta di Betania Protettrice di albergatori, casalinghe, cognate, cuochi, domestiche, e osti , Santa Sorella di Maddalena e Lazzaro, che dopo essere deceduta, sarebbe stata seppellita addirittura dal Beato Frontosio in
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Archai n. 31, 2021
L'ECO della scuola nuova, 2020