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"Gocce d'olio nella cucina medievale", da "Epilogo gastronomico", in V. Bianchi, S. Sanjuan Ledesma, "Bari, la Puglia e l'islam", Bari 2014.
Le vie principali e la cinta muraria di impianto romano Città fondata nel I secolo AC Decumano (est -ovest) via garibaldi, tra porta fibellona (decumana) e segusina Cardo: (nord -sud) via porta palatina e san tommaso La struttura viaria è ortogonale e regolare Cinta: Giardini Reali -Piazza della repubblica -piazza E.Filiberto -via I. Giulio
in Incolti, fiumi, paludi. Utilizzazione delle risorse naturali nella Toscana medievale e moderna, a cura di Alberto Malvolti e Giuliano Pinto, Firenze, Olschki, 2003, pp. 117-141.
Le cripte delle diocesi medievali di Firenze e Fiesole, 2023
Il contributo riguarda le cripte che si sono conservate in modo integro e frammentario nei territori delle due diocesi di Firenze e Fiesole, oggi corrispondente al 90% della provincia di Firenze più ampie zone del Casentino (Arezezo) e Chianti (Siena). Sono inclusi anche i casi di chiese che attualmente non hanno cripte ma che presentano indizi che rendono la loro presenza in passato. The contribution concerns the crypts that have been preserved intact and fragmentary in the territories of the two dioceses of Florence and Fiesole, today corresponding to 90% of the province of Florence plus large areas of Casentino (Arezzo) and Chianti (Siena). Also included are cases of churches that currently have no crypts but which present evidence of their presence in the pa
Questi quattro articoli affrontano il tema degli oblati nei monasteri agostiniani nel medioevo. Sono stati pubblicati in quattro numeri del Bollettino di Santa Chiara da Montefalco tra il 2009 ed il 2010.Esaminando attentamente la documentazione antica di S. Chiara da Montefalco (processo di canonizzazione, biografia di Berengario e relazione dei tre cardinali) ci si imbatte in alcune figure particolari a cui Chiara era molto legata: si tratta degli Oblati. Innanzitutto vediamo il significato di questa parola: viene da oblatus,participio passato del verbo latino offero, offers, obtuli, oblatum, offerre, che vuol dire offrire. Offrire che cosa? E a chi? Gli oblati erano di entrambi i sessi, c'erano dunque oblati ed oblate; essi erano conosciuti anche con il termine di conversi o converse. Costoro erano persone laiche che sceglievano di consacrarsi in qualche modo a Dio offrendosi al servizio di conventi, monasteri, ospedali ed altre istituzioni ecclesiastiche. Essi, però, non si limitavano a prestare la loro opera in favore di un convento, di un monastero o di un ospedale, bensì offrivano all'ente di riferimento anche tutti i loro beni. Era quindi una consacrazione laica, ma che aveva una forte incidenza sulla vita di queste persone. Non si trattava dei terziari secolari degli ordini mendicanti (Agostiniani, Francescani e Domenicani) tanto celebri dal XIII secolo in poi: questi infatti si impegnavano a vivere il Vangelo rimanendo nel loro stato di vita e nelle loro case; gli oblati, invece, dovevano lasciare le loro abitazioni per andare a vivere nei pressi dei conventi o monasteri a cui si erano offerti, si verificava, dunque, un grande cambiamento di vita anche se non di stato. Non bisogna confondere gli oblati nemmeno con i penitenti che proprio in quei secoli conoscevano una vera esplosione diffondendosi in Italia ed in Europa: in Francia, Belgio, Germania, ed altrove essi erano chiamati Beghine o Begardi, in Italia, invece, furono noti con il termine di penitenti; quei terziari degli ordini mendicanti che sceglievano di vivere in questo modo erano chiamati Bizzochi, Pinzocheri, etc., mentre i loro reclusori erano i Bizzocaggi. Essi non seguivano nessuna regola monastica, non avevano organizzazione giuridica, ma vivevano spontaneamente una dura vita di penitenza, di preghiera e di elemosina. Alcune persone, soprattutto donne, si riunivano in comunità rinchiudendosi in piccoli reclusori sparsi un po' dovunque (un esempio illuminante è proprio il caso di Giovanna di Damiano che a Montefalco nel 1271 si rinchiuse con alcune compagne in un piccolo reclusorio alle quali nel 1274 si unì la sorellina Chiara di appena 6 anni). Non erano oblati i sindaci e procuratori che lavoravano per i conventi o monasteri: si trattava di persone laiche o ecclesiastiche esperte in materie giuridiche ed economiche di cui ci si serviva per seguire affari complicati o beghe giuridiche che i frati o le religiose non potevano seguire per mancanza di tempo o perché troppo complesse; i sindaci o procuratori rimanevano in carica solo per un certo periodo e solamente per sbrigare certe faccende ed erano pagati. Il fenomeno degli oblati nacque verso il XII secolo in ambiente benedettino, ma dal XIII secolo in poi ebbe un grande sviluppo negli ordini mendicanti, i quali si servivano degli oblati per mandare avanti la vita quotidiana dei loro conventi o monasteri. Essi sbrigavano le faccende ordinarie: piccoli lavori, commissioni da parte della comunità, secondo le loro capacità; se c'era bisogno dovevano anche andare a fare la questua chiedendo l'elemosina. Un ruolo molto importante gli oblati lo avevano negli ospedali perché si occupavano in prima persona dell'assistenza agli ammalati, ai poveri, ai derelitti, ai pellegrini ed ai viaggiatori che usufruivano dei servizi di queste istituzioni (gli ospedali nel passato non erano certo come oggi, ma erano ospizi che davano assistenza non solo ai malati, ma a tutti coloro che avevano bisogno, inoltre essi erano enti organizzati come un convento di frati o suore di vita attiva). Nella documentazione medievale riguardante le varie istituzioni ecclesiastiche si può notare una grande presenza degli oblati i quali potevano essere sposati, celibi e nubili, o vedovi. Si registravano casi di coppie che offrivano loro stessi insieme, un'oblazione di coppia, continuando così a vivere e lavorare uniti per il loro monastero o convento, molti di essi, invece, erano vedovi o vedove che
L'impianto radiale della Giugliano medievale, la chiesa di sant'Anna e il castello A cura Arch. Francesco Russo IL CENTRO ANTICO DI GIUGLIANO Parlando del centro antico di Giugliano ci riferiamo al villaggio fondato dai Liternini poi integrato dai Longobardi e sviluppato, successivamente, dai Normanni, dagli Angioini e dagli Aragonesi. Agglomerato che ha visto la sua articolazione intorno al polo costituito della Piazza del pozzo, dall'antico palazzo feudale, perduto, e alla chiesa dedicata a Sant'Anna. Una delle principali caratteristiche dell'urbanistica medievale, in generale, è la organizzazione della città. Una struttura ove tutte le linee convergano verso un centro e i cui i contorni siano circolari o radiali. Seguendo questo principio, che riteniamo uno schema urbanistico di base, ritroviamo, nel centro storico di Giugliano, un nucleo centrale circondato da una serie di anelli irregolari disposti, quasi, a protezione dello stesso. Talvolta questo schema di partenza viene modificato dalla presenza e persistenza di elementi di tipo geografico o di tipo antropologico in modo che il villaggio si uniforma alla topografia, seguendo le linee del terreno ed, in genere, all'orografia del luogo, conservando, spesso, nella pianta, oltre allo schema di partenza anche vari elementi che derivavano da condizioni specifiche, corsi d'acqua o canali naturali di deflusso delle acque meteoriche, esempio è la nostra via Cumana che in origine era un alveo naturale all'interno del quale defluivano le acque piovane, o incorporando tratti stradali di epoca precedente, ad esempio le antiche vie consolari romane come la via Antiqua che diventerà l'attuale Corso Campano ; Una visione generale ci viene fornita dalla carta del Rizzi Zannoni "topografia dell'agro Napoletano" datata 1793 dove si può leggere il sistema della città in relazione al territorio fig.1
Se la storiografia scientifica ha trascurato il ruolo della donna nelle società è perché la donna stessa non si è raccontata in prima persona. All'interno di ogni cultura essa rappresenta l'idea della rigenerazione, della vita, della protezione, della maternità, custode del focolare, motore propulsivo della famiglia, nucleo fondamentale delle società: così come, alla base dell'archetipo del maschile c'è l'immagine dell'uomo cacciatore in attiva relazione con l'esterno. Ci stiamo pericolosamente avventurando nel campo minato dei generi e volendo restringere il campo ai due archetipi fondamentali, una qualsiasi riflessione che parta da questi è naturalmente condizionata dall'appartenenza all'uno o all'altro. E' anche vero che gli attributi identitari dell'uno o dell'altro genere non hanno carattere statico: cosa vuol dire essere uomo/donna cambia profondamente da periodo a periodo, da cultura a cultura e tali cambiamenti sono in relazione con le trasformazioni economiche e sociali di cui costituiscono, al tempo stesso, origine e prodotto. Discorso analogo può farsi per la reciprocità e la relazionalità maschile e femminile: cosa vuol dire essere uomo si definisce in base a cosa vuol dire essere donna ed il mutare di una posizione causa, inevitabilmente, l'effetto domino della posizione opposta. Consideriamo un'ottima risposta quella contenuta nel saggio del Professor Bellassai "Il maschile, l'invisibile parzialità":" … a dispetto della cosmogonia patriarcale per cui una figura di sesso maschile è all'origine, al centro e alla testa dell'universo materiale e morale, gli uomini sono costantemente impegnati in una partita della quale sono soltanto uno dei protagonisti, e anzi sono spesso costretti a giocare, per così dire, di rimessa di fronte a processi che sfuggono al loro controllo. Un effetto delle grandi trasformazioni economiche, sociali e culturali è evidentemente quello di innescare un profondo mutamento delle relazioni di genere, con il corollario di strategie maschili messe in atto per ristabilire un equilibrio vantaggioso per gli uomini …" Citando due testi che ci hanno incuriosito e che abbiamo indicato nella bibliografia, viene da pensare che essere donna sia più facile che essere uomo in quanto la donna è definita in quanto tale a livello biologico (è il menarca a conferirle questo titolo onorifico), mentre non è proprio chiaro cosa sia necessario per rendere tale un uomo ed essere provvisti di un pene non pare sufficiente. La conseguenza logica parrebbe essere che la donna può "semplicemente" esistere, mentre l'uomo deve essere costruito e questo è vero sin dalla sua formazione genetica: il cromosoma XY si sviluppa solo a partire da quello femminile. Risulta inevitabile il rimando a Shakespeare e al suo ENRICO IV: "The son of the female is the shadow of the male." L'antropologo David Gilmore, citato dallo stesso Bellassai, ritorna al nocciolo della questione che vogliamo affrontare: "Per essere veri uomini, in quasi tutte le società
Ars Olearia, I, Dall'oliveto al mercato nel Medioevo, 2018
Since Imperial Roman times, the oil trade by sea had a great importance in the Mediterranean economy. After a phase of decline during the High Middle Ages, this trade resumed vigour since the 12th century mainly thanks to the Italian merchants. Venice was the main protagonist of this type of trade in the Mediterranean areas at least until the 16th century, integrating it with that of the soap (produced by the Venetian industries using imported oil) and securing rich tax revenues. Starting from the 14th century, it began to be perceptible the competition of Ancona and even more that of Genoa, which managed to secure a substantial monopoly of the oil and soap production of the Iberian Peninsula destined for exports to the Eastern Mediterranean and northern Europe. So, in the last centuries of the Middle Ages, Genoese and Venetians were the main protagonists of this trade in the English and Flemish markets.
Strisciarossa, 2018
DON'T TOUCH THE MIDDLE AGES There isn't politician who cites the Middle Ages appropriately, the denigration is transversal, the prevailing disinformation. But a patrol of historians fight against stereotypes and false images. GIÙ LE MANI DAL MEDIOEVO Non c’è politico che citi il Medioevo in modo appropriato, la denigrazione è trasversale, la disinformazione imperante. Ma una pattuglia di storici si batte contro stereotipi e false immagini.
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Annuario della Scuola Archeologica Italiana di Atene, 2019
P. Cappellari, Eori d'Italia. Documenti della Mostra della Rivoluzione Fascista, Edizioni del Centenario, Roma, 2020
MEMORIE ACCADEMIA LUNIGIANESE G. CAPELLINI - IN STAMPA, 2024
Naturalista siciliano, 2022
NEARCO, 2015