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2015, Archigrafica edizioni
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la storia riscritta di un monumento inconsapevole dell'Acquedotto Carolino
In PACE F. (a cura di), Notiziario dell’Istituto Archeologico Valtellinese, n. 16, anno 2018, pp. 153-181.
2024
Eastern Mediterranean cities affected by numerous episodes of warfare over the centuries are marked by defense structures and fortified architecture that have characterized their physiognomy and identity over time. In general, the Balkan and Greek states were largely marked by fortresses and bastions placed to protect conflicts that occurred frequently from sea and land. Images of Mediterranean cities and landscapes are therefore profoundly distinguished by bastions, city walls, towers and castles, which, in relation to the conflicts and wartime events of these territories, allowed for a conspicuous iconographic, cartographic and literary production. In fact, alongside the material traces left by fortifications and architectural structures, there are historiographic sources that offer, within a vast time span, documentation of great interest. Particularly in the context of the Venetian domains scattered along the Balkan and Greek coasts during the centuries of the Serenissima, there are numerous accounts of cartographers and travelers who, with stories and drawings, describe the domains of the Venetian Republic in the Mediterranean. Representations of cities and the fortified landscape are therefore particularly interesting tools that enable the analysis of defensive architectural structures through the centuries. This essay intends, therefore, to examine the representations and accounts produced by cartographers and travelers who showed interest in the cities of the eastern Mediterranean. Nevertheless, it will be useful to compare the different images in order to analyze and reconstruct the morphological characteristics of the structures and their transformations over time. Thus, the review of works by distinguished Italian and foreign authors allows us to distinguish cities and fortified architecture that represent evidence of considerable interest for the study of known territories and lesser-known places that qualify as landmarks of exceptional historical value.
Ozieri. Pont Etzu ("Ponte Vecchio"), in "I Club del Distretto 2080 raccontano "Nell'obiettivo la bellezza dei nostri Club", 2021
Presentazione storica, archeologica e architettonica del ponte romano (I sec. d.C.) di Pont'Etzu sul Riu Mannu di Ozieri.
Δόσις δ'ὀλίγη τε φίλη τε. Studi offerti a Mario cantilena per i suoi settant'anni. A cura di A. Porro, S. Barbantani, Milano, Ricerche. Letteratura greca e latina, 2019
The most important poets of the Hellenistic period (Callimachus, Aratus, Apol¬lonius of Rhodes) seem to avoid the hexameter’s structure which consists of three adonii delimited by word-end (ds|ds|ds||): they may observe a double bridge, unknown to the scholars hitherto, which includes the already known Hilberg and Naeke’s bridges. The exceptions to the double bridge, which are almost absent in the considered Hellenistic poets, are already rare in Homer, as rare as the exceptions to the Hermann’s bridge. The percentage difference be¬tween the double bridge and Hilberg and Naeke’s bridges indicates that the for¬mer is perceived as an independent law.
Purtroppo sono più numerosi gli uomini che costruiscono muri di quelli che costruiscono ponti. Proverbio cinese Appena notai che sul colle alcuni umani avevano costruito un piccolo villaggio, mi accorsi anche dei loro tentativi di attraversarmi per raggiungere l'altra mia sponda. All'inizio ci riuscirono usando delle zattere pilotate da lunghi remi, poi si organizzarono e costruirono un ponte in legno sostenuto da grossi piloni che affondavano nel mio alveo. Qualche tempo più tardi, a sud, ne realizzarono un secondo, sempre in legno. Spesso la forza delle mie acque si abbatteva su quelle fragili strutture, che non di rado venivano distrutte e trascinate lontano, verso il mare. Con costanza furono sempre ricostruite, dapprima ancora in legno, poi con materiali più solidi, come pietra, mattoni e, negli ultimi tempi, in ferro, cemento e acciaio. Durante i secoli l'espansione della città rese necessaria la costruzione di altri ponti, alcuni erano decorati da fregi e statue, altri fortificati con torrette. Dopo circa 1.000 anni, il secondo ponte romano crollò: era stato edificato sopra un fondo di ghiaia, e non venne più ricostruito, ma i suoi resti giacciono ancora tra le mie acque. Negli ultimi secoli i ponti furono realizzati in ferro e poi in cemento armato. Non erano più decorati e le loro forme essenziali esprimevano solidità e sicurezza. Quei piloni, che affondavano a fondo le loro radici, si opponevano alla violenza delle mie acque e spesso, ma non sempre, riuscirono a resistervi. Nel 1882 dalle montagne e dagli affluenti giunse troppa acqua e molti vecchi ponti furono pesantemente danneggiati dalla forza della corrente. Il momento peggiore fu il 25 aprile 1945, quando quelle strutture in pietra, mattoni o cemento armato furono gravemente danneggiate dall'ottusa ferocia dell'esercito tedesco in fuga, che le minò facendole saltare. Un anno più tardi iniziarono i lavori per la loro ricostruzione e in quelli che seguirono furono costruiti altri ponti, anche se la profonda cicatrice del 1945 non si è mai totalmente rimarginata, a memoria dell'autolesionistica idiozia umana. Tutti ponti di Verona vennero distrutti nel 1945 dai tedeschi in fuga e ripristinati alla fine delle ostilità. Alcuni, quelli di origine più antica, furono ricostruiti per anastilosi; altri, con metodi meno attenti alla ricomposizione storica. Alle pagine 300 e 301 è riportato il commento di Giuseppe Silvestri su quanto accadde a Verona tra il 24 e il 25 aprile 1945, quando i tedeschi, durante la ritirata, distrussero tutti i ponti sull'Adige, nonostante l'impegno scritto di non procedere in tal senso. Ponte Pietra Ponte Pietra è ritenuto il primo ponte realizzato sul corso dell'Adige per collegare le due sponde, anche se alcuni studiosi ritengono il Ponte Pietra posteriore al Postumio. Il fatto che non sia allineato con nessuno dei decumani, fa pensare che sia anteriore al tracciato ortogonale della città romana all'interno dell'ansa dell'Adige, e quindi al Ponte Postumio. Si ritiene comunque essere l'elemento architettonico più antico di Verona. Si ipotizza che, in un una prima fase, fosse stato costruito a tre arcate e in seguito, quando l'Adige assunse il corso attuale abbandonando il ramo dell'Acqua Morta, sia stato portato a cinque. Il Ponte Pietra ha rappresentato la matrice di Verona che, attraversata dal suo fiume, è stata una città sull'acqua. Il collegamento tra la città preromana e quella romana all'interno dell'ansa del fiume avveniva proprio tramite il Ponte Pietra.
La versione definitiva, ora in pubblicazione, di una ricerca sulla storia dell'alta Valle del Taro e dei suoi cinque attuali Comuni. Abbiamo cercato di far conoscere gli aspetti che a noi sembravano più importanti dalla Preistoria all'800. Alta Valtaro non è quindi solo Borgotaro, ma una realtà che nel tempo ha coinvolto la storia di tutti i Comuni presenti, anche se non sempre ve ne è buona conoscenza.
Pubblicato nel 2005 dalla Associazione Gruppi Speleologici Piemontesi, il volume raccoglie dati e notizie sulla Grotta di Rio Martino (Crissolo, CN): aspetti geologici, storici, biospeleologici, risultati dei monitoraggi idrogeologici, e un capitolo dedicato al Parco del Po, sul cui territorio si apre la grotta.
FrancoAngeli srl eBooks, 2023
In questo contributo viene per la prima volta analizzato un ponte situato nel comune di San Giorgio la Molara nella parte settentrionale della provincia di Benevento. Si tratta di un ponte inedito che sino al 2015 non era visibile in tutta la sua interezza. I piloni erano infatti interrati a causa della deviazione subita dal corso fluviale. Gli accadimenti meteorologici dell'autunno di quell'anno ne hanno improvvisamente scoperto la consistenza e ci permettono oggi di valutare l'opera come monumento dell'architettura romana di epoca repubblicana. Questa attribuzione è stata possibile anche attraverso una prima analisi del contesto territoriale e un attento rilevamento. Conferma questa ipotesi il confronto stilistico e tipologico con un ponte, purtroppo perduto durante la seconda guerra mondiale, presente nel territorio beneventano e appartenente alla via Appia. Viene in fine proposta una ricostruzione immaginata come una sorta di restauro conservativo pensando il monumento nel periodo medievale in cui il parato murario superiore era stato asportato e sostituito con opera incerta composta da piccoli conci o scheggioni regolarizzati. Parole chiave ponte romano inedito, rilevamento digitale, media valle del Tammaro,
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Instrumentum 43 , 2016
IpoTesi di Preistoria, 11 - Atti del 1° Incontro di Studi "Sezze, i Monti Lepini e il basso Lazio tra Preistoria e Protostoria". Museo Archeologico – Sezze (LT) Domenica 22 aprile 2018, 2019
Un paese ci vuole. Studi e prospettive sui centri abbandonati e in via di spopolamente
G. Cantoni – A. Capurso (a cura di), On the road. Via Emilia 187 a.C. >> 2017. Catalogo della Mostra (Reggio Emilia, 2017-2018), Parma 2017, p. 100.
AA.VV., a cura di U. Fadini, 2011
in Microstorie, II (2006), 2006
Aristonothos. Scritti per il Mediterraneo antico, 2012
Delli Aspetti de Paesi. Costruzione, descrizione, identità storica, 2016
Preistoria e Protostoria in Etruria. Atti del Nono Incontro di Studi, 2010