Venanzio Raspa
I am full professor of Theoretical Philosophy at the University of Urbino, where I currently teach Theoretical Philosophy and Aesthetics. I carried out my research in Urbino, Berlin, Reading, London, Graz, Leuven and Amsterdam. Main Interests: Metaphysics and Ontology, History and Philosophy of Logic, Aesthetics, Austrian Philosophy (Meinong, Twardowski and Bolzano), relationships between logic and ontology, Aristotelian and modern logic (Łukasiewicz, Peirce, Vasil’ev), German classical philosophy.
Supervisors: Italo Cubeddu and Silvio Bozzi
Phone: +39 0722 303797
Address: Dipartimento di Studi Umanistici
Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
Palazzo Albani
Via Timoteo Viti, 10
I - 61029 Urbino (PU)
Italy
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Books by Venanzio Raspa
The author frames Vasil’ev’s work within its historical and cultural context. He takes into consideration both the situation of logic in Russia and the state of logic in Western Europe, from the end of the 19th century to the beginning of the 20th. Following this, the book considers the attempts to develop non-Aristotelian logics or ideas that present affinities with imaginary logic. It then looks at the contribution of traditional logic in elaborating non-classical ideas. This logic allows the author to deal with incomplete objects just as imaginary logic does with contradictory ones. Both logics are objects of interesting analysis by modern researchers.
Indice
Premessa
1. Una vita inquieta di Venanzio Raspa e Gabriella Di Raimo
Kazan’/La famiglia/Infanzia e formazione/L’università/Insegnamento e ricerca/La guerra, la malattia, la morte
2. L’opera storico-letteraria di N. A. Vasil’ev di Gabriella Di Raimo
La concezione della storia/L’idea del bene: Tolstoj e Solov’ëv/La ricerca dell’armonia/L’inganno della realtà/Altri mondi/L’unione degli opposti
3. Pensare la contraddizione. L’opera logica di N. A. Vasil’ev di Venanzio Raspa
Il contesto storico-culturale/La logica del concetto/La logica non-aristotelica/La logica immaginaria/Le interpretazioni
Nota alla traduzione
Nikolaj Aleksandrovic Vasil’ev
Logica immaginaria
Sui giudizi particolari, sul triangolo delle opposizioni, sulla legge del quarto escluso
Logica immaginaria (Sintesi di una lezione)
Logica immaginaria (non-aristotelica)
Logica e metalogica
Logica immaginaria (non-aristotelica) (Tesi presentate al V Congresso Internazionale di Filosofia)
Note del curatore
Bibliografia
1. Scritti di N. A. Vasil’ev
2. Letteratura su N. A. Vasil’ev
3. Opere di altri autori (citate da N. A. Vasil’ev)
4. Altre opere
Indice dei nomi
Premessa
INTRODUZIONE. Fortuna, significato e origini della teoria dell’oggetto
1. La teoria dell’oggetto nel Novecento – 2. Una nuova disciplina filosofica – 3. Come nasce la teoria dell’oggetto.
BIBLIOGRAFIA
1. Opere di Alexius Meinong: 1.1. Scritti a stampa – 1.2. Lascito – 1.3. Corrispondenza – 1.4. Traduzioni – 1.5. Repertori bibliografici – 2. Altre opere: 2.1. Esponenti della scuola di Graz, – 2.2. Altri autori – 3. Letteratura: 3.1. Fino al 1920 – 3.2. Dal 1921 al 1959 – 3.3. Dal 1960 a oggi: 3.3.1. Dal 1960 al 1987 – 3.3.2. Dal 1988 a oggi – 4. Altra letteratura.
NOTA ALLA TRADUZIONE
SUGLI OGGETTI DI ORDINE SUPERIORE E IL LORO RAPPORTO CON LA PERCEZIONE INTERNA
§ 1. Introduzione
SEZIONE PRIMA. Gli oggetti di ordine superiore
§ 2. Oggetto e contenuto
§ 3. La diversità d’ordine
§ 4. Relazione e complessione
§ 5. Il principio di coincidenza
§ 6. Oggetti reali e oggetti ideali
§ 7. Oggetti empirici e oggetti fondati
SEZIONE SECONDA. Gli oggetti davanti al foro della percezione interna
§ 8. L’obiezione principale
§ 9. Caratterizzazione della percezione interna
§ 10. La percezione interna quanto al giudizio
§ 11. La percezione interna quanto al desiderare, al sentire e al rappresentare
§ 12. La percezione interna quanto agli oggetti, in particolare a quelli d’ordine superiore
§ 13. Uno scrupolo metodologico
§ 14. Inferiora in connessione continua, divisibile e diviso, elementi indeterminati
§ 15. L’unità della cooperazione come sostitutivo della fondazione
§ 16. Oggetti percettivamente fugaci
SEZIONE TERZA. Sul rappresentare e percepire di ciò che è temporalmente ripartito
§ 17. Impostazione del problema
§ 18. Tempo della rappresentazione e tempo dell’oggetto. La ripartizione temporale
§ 19. Oggetti distribuiti versus contenuti distribuiti
§ 20. Supplementi polemici
§ 21. La percepibilità del passato. Il “tempo di presenza psichico”
§ 22. Osservazioni conclusive: il risultato principale
AGGIUNTE di Auguste Fischer
SULLA TEORIA DELL’OGGETTO
§ 1. Il problema
§ 2. Il pregiudizio a favore del reale
§ 3. Esser-così e non-essere
§ 4. L’extra-essere dell’oggetto puro
§ 5. Teoria dell’oggetto come psicologia
§ 6. Teoria dell’oggetto come teoria degli oggetti di conoscenza
§ 7. Teoria dell’oggetto come “logica pura”
§ 8. Teoria dell’oggetto come teoria della conoscenza
§ 9. Teoria dell’oggetto come scienza propria
§ 10. Elementi teoretico-oggettuali in altre scienze. Teoria generale e teoria speciale dell’oggetto
§ 11. Filosofia e teoria dell’oggetto
§ 12. Conclusione
AGGIUNTE di Ernst Mally
A. MEINONG [AUTOPRESENTAZIONE]
Come introduzione
SEZIONE PRIMA. Vita e aspirazioni
SEZIONE SECONDA. Tesi principali
A. Sul concetto di filosofia
B. Sulla teoria dell’oggetto
C. Sulla dottrina dell’apprensione, in particolare sulla teoria della conoscenza
D. Sulla psicologia
E. Sulla teoria del valore e sull’etica
F. Sulle questioni filosofiche fondamentali
SEZIONE TERZA. Guardando indietro, intorno e in avanti
Indice dei nomi
Indice analitico
Premessa
Avvertenza
Il problema
1. Per cominciare, alcuni esempi dal linguaggio ordinario, – 2. Perché uno studio sul principio di contraddizione – 3. Ipotesi di ricerca.
I. Incontraddizione
Il principio di contraddizione nella tradizione. Fonti, problemi, spiegazioni e implicazioni
1. La duplice via di Aristotele
1. La proposizione nel De interpretatione – 2. Le forme di opposizione fra proposizioni – 3. La portata esistenziale delle proposizioni e la negazione – 4. I principi di contraddizione e del terzo escluso come assiomi negli Analitici secondi – 5. Il principio di contraddizione come principio primo nella Metafisica, i: la formulazione ‘ontologica’ classica – 6. Il principio di contraddizione come principio primo nella Metafisica, ii: la formulazione ‘psicologica’.
2. La non-contraddittorietà come principio primo, legge del pensiero e condizione di pensabilità in Kant
1. La logica come scienza delle leggi naturali e formali del pensiero – 2. Non-contraddittorietà = possibilità = pensabilità – 3. Il principio di contraddizione nella Critica della ragion pura – 4. Critica del principio di contraddizione kantiano.
3. Priorità, formalità ed estensione del principio di contraddizione. Discussioni nell'ambito della tradizione logica ottocentesca
1. Primi passi verso un dibattito sul principio di contraddizione quale legge del pensiero – 2. William Hamilton – 3. John Stuart Mill – 4. Herbert Spencer – 5. Un dubbio e la posizione di Gerardus Heymans – 6. Il principio di contraddizione aristotelico e quello kantiano secondo Christoph Sigwart – 7. Critica delle interpretazioni psicologistiche del principio di contraddizione (Bolzano, Husserl, e i giovani Russell e Lukasiewicz) – 8. La logica formale non può prescindere dal riferimento al reale: la critica di Adolf Friedrich Trendelenburg – 9. Un'altra voce: Rudolf Hermann Lotze.
4. Dimostrabilità del principio di contraddizione? La natura del soggetto della proposizione
1. Sulla necessità di una giustificazione del principio di contraddizione – 2. La dimostrazione per via di confutazione di Aristotele – 3. La ‘dimostrazione diretta’ di Friedrich Ueberweg... – 4. ... e quella di Alexander Pfänder – 5. Le critiche del giovane Lukasiewicz contro la presunta priorità del principio di contraddizione – 6. La ‘dimostrazione’ di Lukasiewicz – 7. Il principio di contraddizione e la logica simbolica secondo Lukasiewicz – 8. Note conclusive sulla logica formale tradizionale.
II. In-contraddizione
Oggetti esistenti e oggetti non-esistenti
1. L'universo di Bolzano e l'in sé
1. Sulle “somme leggi del pensiero” – 2. L'anti-Kant: sulla logica e la forma logica – 3. L'in sé – 4. Le rappresentazioni senza oggetto.
2. Dalle rappresentazioni senza oggetto agli oggetti non-esistenti
1. La mediazione storica di Robert Zimmermann: breve storia redazionale della Philosophische Propaedeutik – 2. La Philosophische Propaedeutik e la Wissenschaftslehre a confronto, i: la concezione della logica e l'in sé – 3. La Philosophische Propaedeutik e la Wissenschaftslehre a confronto, ii: le rappresentazioni senza oggetto – 4. Rappresentazione, contenuto e oggetto in Kazimierz Twardowski – 5. Il capovolgimento delle rappresentazioni senza oggetto in Twardowski: rappresentazioni i cui oggetti non esistono.
3. Oggetti impossibili
1. La Gegenstandstheorie di Alexius Meinong: eine daseinsfreie Wissenschaft – 2. Oggetti impossibili e teoria dell'Außersein nella Gegenstandstheorie – 3. Russell versus Meinong: descrizioni ed esistenza.
III. In contraddizione
Verso logiche non-aristoteliche
1. Principio di contraddizione e sillogismo
1. An. post. A 11. 77a10-21: le interpretazioni di Jan Lukasiewicz e di Isaac Husik – 2. La finzione di Lukasiewicz e l'idea della logica non-aristotelica.
2. Mondi possibili con oggetti impossibili. La logica immaginaria di N.A. Vasil'ev
1. Cenni introduttivi – 2. Giudizi universali e giudizi particolari in Sigwart – 3. Sui giudizi particolari, il triangolo delle opposizioni e la legge del quarto escluso – 4. I contributi di Meinong e Husik e l'idea della “logica immaginaria (non-aristotelica)” – 5. Negazione e legge di contraddizione nella logica immaginaria – 6. Giudizi e sillogismi nella logica immaginaria - 7. Breve confronto con Lukasiewicz.
3. Individui, continuo e vaghezza in Peirce
1. Peirce, Vasil'év e la logica non-aristotelica – 2. Individui, contraddizione e terzo escluso – 3. Alcuni aspetti del continuo in Peirce – 4. I casi al bordo: Peirce versus Frege – 5. Vaghezza: oggetti indeterminati e predicati vaghi.
Per continuare
Bibliografia
Indice dei nomi
Indice analitico
"
Edited Books by Venanzio Raspa
Beatrice Centi e Venanzio Raspa, Le varietà dell’oggetto. Approssimazioni storiche e variazioni teoriche alla Gegenstandstheorie di Alexius Meinong
Francesco Fronterotta, “Ontologia”, “tinologia” e Teoria dell’oggetto. Platone e Meinong su non essere e negazione
Venanzio Raspa, Teoria dell’oggetto e filosofia prima. Aristotele e Meinong sull’essere, il non-essere e altre amenità
Sümeyye Parıldar, Gegenstandstheorie and the Medieval Discussions of Metaphysics in the Islamic World
Bernardo J. Cantens, Meinong’s Theory of Objects and Suárez’s Beings of Reason
Alice Ragni, Johannes Clauberg and Meinong: Towards a Comparison
Stefano Besoli, La realtà dell’astrazione. Sull’iniziale interesse di Meinong per gli esiti humeani dell’empirismo inglese
Beatrice Centi, Teoria dell'oggetto e oggetto in generale in Kant e in Meinong
Stefano Besoli, Luca Guidetti, Venanzio Raspa
Presentazione
Luca Guidetti
Lo spazio logico dell’espressione. Intorno a B. Bolzano, Proposizione ed espressione
Bernard Bolzano
Proposizione ed espressione
Jan Patočka
Il posto di Bolzano nella storia della filosofia
Andrej Krause
Bolzano e Aristotele
Luca Guidetti
Bolzano e gli stoici
Massimo Mugnai
Bolzano e Leibniz
Stefano Besoli
Bolzano e Kant
Gaëtan Pégny
Bolzano e Hegel
Wolfgang Künne
Bolzano e Frege
Mauro Mariani
Bolzano e Cantor
Sandra Lapointe
Bolzano e Husserl
Venanzio Raspa
Bolzano e la filosofia austriaca
Jan Sebestik
Bolzano e la matematica
Peter Simons
Bolzano e la logica
Abstracts
Carola Barbero e Venanzio Raspa, Introduzione
Andrea Tabarroni, Gli oggetti inesistenti nella tradizione medievale
Marina Manotta, Una “filosofia dal basso”. Empirismo e razionalismo nel pensiero di Meinong
Rosaria Egidi, Il “Meinong” di Gustav Bergmann
Alberto Voltolini, Varietà nella (supposta) giungla
Arianna Betti, Argomenti ontologici genuini e oggetti intenzionali. Commento a Alberto Voltolini
Francesco Orilia, La libertà d’assunzione nella filosofia analitica contemporanea
Mario Alai, Conciliare Meinong, Frege e Russell. Commento a Francesco Orilia
Roberto Poli, Meinong, filosofo empirico
Francesco Armezzani, L’oggetto incompleto. Commento a Roberto Poli
Maurizio Ferraris, Come si passa dagli oggetti esistenti agli oggetti inesistenti?
Gennaro Auletta, Realismo sociale, non socialista. Commento a Maurizio Ferraris
Venanzio Raspa, Forme del più e del meno in Meinong
Alessandro Salice, Due taciti assunti. Commento a Venanzio Raspa
Carola Barbero, Madame Bovary è concreta come una donna o astratta come una legge?
Nevia Dolcini, Personaggi fittizi e “coefficienti di concretezza”. Commento a Carola Barbero
Questo numero
FRANCESCO PIRO, Per una genealogia del principio di ragion sufficiente leibniziano
GRAZIANO BIONDI, Lo schema della qualità in Kant
ITALO CUBEDDU, Deduzione delle categorie e dimostrazione dei principi
VENANZIO RASPA, Unità, libertà e autonomia del soggetto etico. Un primo confronto di Hegel con Kant
MARINA MANOTTA, Universali e particolari, concetti e intuizioni. Un capitolo della riflessione di Alexius Meinong
Gli autori
Stefano G. Azzarà e Stefano Visentin (Università di Urbino)
Anche dalla pubblicistica più indulgente, la Rivoluzione d’ottobre viene per lo più rappresentata oggi come un incidente della storia e cioè come una diabolica deviazione del corso del mondo dalla normale modernizzazione liberale: una sorta di Sonderweg russo di estrema sinistra. Ancor più spesso viene presentata però come una catastrofe politica originaria, ovvero come un’eruzione di fanatismo demagogico tardo-giacobino dalla quale sarebbero scaturite tutte le correnti totalitarie che hanno poi attraversato il Ventesimo secolo. È la celebre tesi di Ernst Nolte, convinto, sulla scorta di Heidegger e Schmitt, che il nazismo e il suo «genocidio di razza» fossero un semplice «contromovimento» reattivo nei confronti del «genocidio di classe» bolscevico. Nonostante i grandi cambiamenti che sul piano materiale come su quello culturale ci separano irreversibilmente dall’epoca e dal clima del dopoguerra – e nonostante cento anni siano ormai passati – quell’evento è però tutt’ora ricordato e studiato in tutto il mondo. E molte tra le maggiori Università, comprese quelle italiane, hanno cercato di affrontarne la memoria e le ripercussioni come esse meritano e cioè su un piano che deve essere anzitutto storiografico e filosofico-politico e non certamente ideologico e propagandistico.
Pur avendo scandalizzato anche quella parte – minoritaria – della storiografia liberale che era rimasta fedele al paradigma democratico e antifascista, le tesi di Nolte non sono, a guardar bene, troppo distanti da quella «teoria del totalitarismo» che dai tempi della Dottrina Truman definisce gli assi interpretativi fondamentali della visione del mondo liberaldemocratica occidentale. Non stupisce perciò che esse continuino ad avere un notevole seguito, tanto più che il modello interpretativo che semplifica la storia universale sulla base della coppia libertà/totalitarismo si presta ad essere traslato e variato con la medesima leggerezza nelle più diverse epoche. Non a caso, soprattutto negli Stati Uniti ma anche in Europa, è proprio quell’idealtipo storiografico prêt-à-porter l’ipotesi di lavoro prevalente che guida oggi le ricerche sull’islamismo radicale (considerato da Daniel Pipes come da numerosi altri autori come la «terza ondata» di una sorta di totalitarismo ideale eterno pervicacemente impegnato a cancellare il Mondo Libero) e persino sul cosiddetto “populismo”.
Tuttavia, la nostra impressione è che questo straordinario consensus che accomuna ormai le più diverse posizioni culturali e politiche – incluse alcune tra le tendenze intellettuali che erano state eredi della tradizione del marxismo novecentesco ma che hanno mutato i loro riferimenti culturali senza dilungarsi troppo nell’elaborazione concettuale di questo spostamento –, ben poco abbia di scientifico ma sia in gran parte determinato e corroborato dalla vittoria di sistema conseguita da una delle due parti in lotta al termine della Guerra Fredda. E pensiamo, in questa prospettiva, che il compito di una storiografia e di una riflessione filosofico-politica rigorose e autonome sia in primo luogo esattamente il contrario ovvero quello di sottoporre ad analisi critica il punto di vista dei vincitori: quell’interpretazione che troppo facilmente tracima nel senso comune fino a diventare verità indiscussa e indiscutibile, quasi ideologia che ridiventa natura.
In realtà, anche a uno sguardo superficiale non è possibile negare che almeno due delle caratteristiche fondamentali del nostro tempo e della democrazia moderna intesa come democrazia progressiva sarebbero letteralmente impensabili senza la rottura che la Rivoluzione russa, in particolare quella d’ottobre, ha rappresentato nella storia contemporanea.
In primo luogo, gli eventi russi – i quali di per sé contribuiscono in maniera esemplare a illuminare i nessi che sussistono tra conflitto politico-sociale, democrazia e guerra – rappresentano l’avvio di quel più ampio e complessivo processo di rivoluzionamento del mondo contemporaneo che è costituito dalla decolonizzazione e i cui effetti non sono ancora conclusi. La messa in discussione dell’ordinamento eurocentrico della Terra inizia certamente già nel XIX secolo, a partire dalle prime sollevazioni in America Latina, in Medio Oriente, in Asia, e soprattutto a partire da quella guerra ispano-americana che ha dato avvio al progetto egemonico globale statunitense. E però è solo con l’impulso della Rivoluzione d’ottobre che – grazie alle intuizioni politiche di Lenin e al tentativo di universalizzare le conseguenze del marxismo costruendo un ponte politico tra Occidente e Oriente, Città e Campagna, Centro e Periferia – la rottura dell’ordine coloniale diventa un fenomeno di portata planetaria e significativo sul piano politico. Un fenomeno che condizionerà gli sviluppi interni agli stessi Stati nazionali euro-occidentali e che darà vita a uno dei presupposti fondamentali della democrazia moderna: l’idea di un diritto internazionale basato sul principio di eguaglianza (gli stessi 14 punti di Wilson sono successivi al 1917).
In secondo luogo – e non è possibile qui più di un accenno –, va ribadito come anche gli storiografi di orientamento liberal-conservatore (ma Hayek e Popper lo avevano fatto notare con sdegno già molti decenni prima...) siano ormai dell’idea che la deterrenza costituita dalla presenza di un competitore politico, economico e ideologico su scala globale abbia svolto un ruolo determinante nello sviluppo dei sistemi di Welfare ai quali la democrazia occidentale e persino lo stesso capitalismo consumeristico devono gran parte del proprio sviluppo. Non è un caso che la fine della Guerra Fredda abbia coinciso con l’inizio dello smantellamento di questi sistemi ovvero con l’espunzione dal mercato capitalistico di ogni elemento di responsabilità sociale e intervento pubblico e con l’apertura di un’epoca politica e economica completamente nuova, tutta all’insegna dell’individualismo proprietario ma anche della crisi permanente.
Le grandi trasformazioni iniziate con il periodo 1989-91 non sono ancora terminate. All’esplosione della globalizzazione (che ha fatto gridare alcuni frettolosi interpreti ad una ormai compiuta «fine della storia») sono in realtà seguiti imponenti sconvolgimenti in tutti i settori della vita sociale, dall’economia alla scienza-tecnologia alle tecniche di governo; trasformazioni che a loro volta hanno innescato nuove contraddizioni e nuovi conflitti interni ai singoli paesi come su scala planetaria. È possibile leggere queste trasformazioni e le tensioni che esse hanno generato senza metterle a confronto con la categoria di rivoluzione? E cosa rimane oggi di quelle ulteriori tracce della Rivoluzione russa che tanto in profondità hanno scavato nella democrazia moderna e nelle sue forme di coscienza, a partire dalla costituzione delle identità politiche che hanno animato la fenomenologia del conflitto per oltre un cinquantennio? Cosa è rimasto, infine, dell’esperienza politica e della riflessione di un uomo, Lenin, il cui nome oggi sconosciuto ai più ha rappresentato uno spartiacque per quasi un secolo?
A queste e ad altre domande abbiamo cercato di dare, se non una risposta, almeno uno spazio di riflessione e una giusta risonanza in un recente convegno. Un momento di confronto che ha ospitato punti di vista anche molto distanti tra loro – pensiamo alla questione del rapporto tra socialismo e principio nazionale oppure al tema dello sviluppo delle forze produttive e della NEP – e del quale riportiamo qui la prima parte degli atti, affiancandola ad altri contributi. Il convegno, promosso dal Dipartimento di studi umanistici e dal Dipartimento di economia, società e politica dell’Università di Urbino, ha avuto il patrocinio dell’Istituto italiano per gli studi filosofici e della Internationale Gesellschaft Hegel-Marx für dialektisches Denken, che qui ringraziamo.
Completano questo numero di “Materialismo Storico” – dedicato più in generale a «rivoluzioni e restaurazioni, guerre e grandi crisi storiche» – un saggio di Venanzio Raspa su Meinong e la Prima guerra mondiale, un’intervista sulla crisi capitalistica all’economista dell’Università di Siena Ernesto Screpanti, una lettura decisamente controcorrente dell’ultimo Foucault e la traduzione italiana di un assai dibattuto intervento di Gianni Vattimo e Santiago Zabala sul «comunismo ermeneutico». Di particolare rilievo è infine per noi l’intervista di Gianfranco Rebucini ad Andrè Tosel, probabilmente l’ultima che sia stata rilasciata dal nostro compianto collega, amico, maestro (pubblichiamo su questo numero la prima parte e sul prossimo, previsto per luglio, la seconda).
The author frames Vasil’ev’s work within its historical and cultural context. He takes into consideration both the situation of logic in Russia and the state of logic in Western Europe, from the end of the 19th century to the beginning of the 20th. Following this, the book considers the attempts to develop non-Aristotelian logics or ideas that present affinities with imaginary logic. It then looks at the contribution of traditional logic in elaborating non-classical ideas. This logic allows the author to deal with incomplete objects just as imaginary logic does with contradictory ones. Both logics are objects of interesting analysis by modern researchers.
Indice
Premessa
1. Una vita inquieta di Venanzio Raspa e Gabriella Di Raimo
Kazan’/La famiglia/Infanzia e formazione/L’università/Insegnamento e ricerca/La guerra, la malattia, la morte
2. L’opera storico-letteraria di N. A. Vasil’ev di Gabriella Di Raimo
La concezione della storia/L’idea del bene: Tolstoj e Solov’ëv/La ricerca dell’armonia/L’inganno della realtà/Altri mondi/L’unione degli opposti
3. Pensare la contraddizione. L’opera logica di N. A. Vasil’ev di Venanzio Raspa
Il contesto storico-culturale/La logica del concetto/La logica non-aristotelica/La logica immaginaria/Le interpretazioni
Nota alla traduzione
Nikolaj Aleksandrovic Vasil’ev
Logica immaginaria
Sui giudizi particolari, sul triangolo delle opposizioni, sulla legge del quarto escluso
Logica immaginaria (Sintesi di una lezione)
Logica immaginaria (non-aristotelica)
Logica e metalogica
Logica immaginaria (non-aristotelica) (Tesi presentate al V Congresso Internazionale di Filosofia)
Note del curatore
Bibliografia
1. Scritti di N. A. Vasil’ev
2. Letteratura su N. A. Vasil’ev
3. Opere di altri autori (citate da N. A. Vasil’ev)
4. Altre opere
Indice dei nomi
Premessa
INTRODUZIONE. Fortuna, significato e origini della teoria dell’oggetto
1. La teoria dell’oggetto nel Novecento – 2. Una nuova disciplina filosofica – 3. Come nasce la teoria dell’oggetto.
BIBLIOGRAFIA
1. Opere di Alexius Meinong: 1.1. Scritti a stampa – 1.2. Lascito – 1.3. Corrispondenza – 1.4. Traduzioni – 1.5. Repertori bibliografici – 2. Altre opere: 2.1. Esponenti della scuola di Graz, – 2.2. Altri autori – 3. Letteratura: 3.1. Fino al 1920 – 3.2. Dal 1921 al 1959 – 3.3. Dal 1960 a oggi: 3.3.1. Dal 1960 al 1987 – 3.3.2. Dal 1988 a oggi – 4. Altra letteratura.
NOTA ALLA TRADUZIONE
SUGLI OGGETTI DI ORDINE SUPERIORE E IL LORO RAPPORTO CON LA PERCEZIONE INTERNA
§ 1. Introduzione
SEZIONE PRIMA. Gli oggetti di ordine superiore
§ 2. Oggetto e contenuto
§ 3. La diversità d’ordine
§ 4. Relazione e complessione
§ 5. Il principio di coincidenza
§ 6. Oggetti reali e oggetti ideali
§ 7. Oggetti empirici e oggetti fondati
SEZIONE SECONDA. Gli oggetti davanti al foro della percezione interna
§ 8. L’obiezione principale
§ 9. Caratterizzazione della percezione interna
§ 10. La percezione interna quanto al giudizio
§ 11. La percezione interna quanto al desiderare, al sentire e al rappresentare
§ 12. La percezione interna quanto agli oggetti, in particolare a quelli d’ordine superiore
§ 13. Uno scrupolo metodologico
§ 14. Inferiora in connessione continua, divisibile e diviso, elementi indeterminati
§ 15. L’unità della cooperazione come sostitutivo della fondazione
§ 16. Oggetti percettivamente fugaci
SEZIONE TERZA. Sul rappresentare e percepire di ciò che è temporalmente ripartito
§ 17. Impostazione del problema
§ 18. Tempo della rappresentazione e tempo dell’oggetto. La ripartizione temporale
§ 19. Oggetti distribuiti versus contenuti distribuiti
§ 20. Supplementi polemici
§ 21. La percepibilità del passato. Il “tempo di presenza psichico”
§ 22. Osservazioni conclusive: il risultato principale
AGGIUNTE di Auguste Fischer
SULLA TEORIA DELL’OGGETTO
§ 1. Il problema
§ 2. Il pregiudizio a favore del reale
§ 3. Esser-così e non-essere
§ 4. L’extra-essere dell’oggetto puro
§ 5. Teoria dell’oggetto come psicologia
§ 6. Teoria dell’oggetto come teoria degli oggetti di conoscenza
§ 7. Teoria dell’oggetto come “logica pura”
§ 8. Teoria dell’oggetto come teoria della conoscenza
§ 9. Teoria dell’oggetto come scienza propria
§ 10. Elementi teoretico-oggettuali in altre scienze. Teoria generale e teoria speciale dell’oggetto
§ 11. Filosofia e teoria dell’oggetto
§ 12. Conclusione
AGGIUNTE di Ernst Mally
A. MEINONG [AUTOPRESENTAZIONE]
Come introduzione
SEZIONE PRIMA. Vita e aspirazioni
SEZIONE SECONDA. Tesi principali
A. Sul concetto di filosofia
B. Sulla teoria dell’oggetto
C. Sulla dottrina dell’apprensione, in particolare sulla teoria della conoscenza
D. Sulla psicologia
E. Sulla teoria del valore e sull’etica
F. Sulle questioni filosofiche fondamentali
SEZIONE TERZA. Guardando indietro, intorno e in avanti
Indice dei nomi
Indice analitico
Premessa
Avvertenza
Il problema
1. Per cominciare, alcuni esempi dal linguaggio ordinario, – 2. Perché uno studio sul principio di contraddizione – 3. Ipotesi di ricerca.
I. Incontraddizione
Il principio di contraddizione nella tradizione. Fonti, problemi, spiegazioni e implicazioni
1. La duplice via di Aristotele
1. La proposizione nel De interpretatione – 2. Le forme di opposizione fra proposizioni – 3. La portata esistenziale delle proposizioni e la negazione – 4. I principi di contraddizione e del terzo escluso come assiomi negli Analitici secondi – 5. Il principio di contraddizione come principio primo nella Metafisica, i: la formulazione ‘ontologica’ classica – 6. Il principio di contraddizione come principio primo nella Metafisica, ii: la formulazione ‘psicologica’.
2. La non-contraddittorietà come principio primo, legge del pensiero e condizione di pensabilità in Kant
1. La logica come scienza delle leggi naturali e formali del pensiero – 2. Non-contraddittorietà = possibilità = pensabilità – 3. Il principio di contraddizione nella Critica della ragion pura – 4. Critica del principio di contraddizione kantiano.
3. Priorità, formalità ed estensione del principio di contraddizione. Discussioni nell'ambito della tradizione logica ottocentesca
1. Primi passi verso un dibattito sul principio di contraddizione quale legge del pensiero – 2. William Hamilton – 3. John Stuart Mill – 4. Herbert Spencer – 5. Un dubbio e la posizione di Gerardus Heymans – 6. Il principio di contraddizione aristotelico e quello kantiano secondo Christoph Sigwart – 7. Critica delle interpretazioni psicologistiche del principio di contraddizione (Bolzano, Husserl, e i giovani Russell e Lukasiewicz) – 8. La logica formale non può prescindere dal riferimento al reale: la critica di Adolf Friedrich Trendelenburg – 9. Un'altra voce: Rudolf Hermann Lotze.
4. Dimostrabilità del principio di contraddizione? La natura del soggetto della proposizione
1. Sulla necessità di una giustificazione del principio di contraddizione – 2. La dimostrazione per via di confutazione di Aristotele – 3. La ‘dimostrazione diretta’ di Friedrich Ueberweg... – 4. ... e quella di Alexander Pfänder – 5. Le critiche del giovane Lukasiewicz contro la presunta priorità del principio di contraddizione – 6. La ‘dimostrazione’ di Lukasiewicz – 7. Il principio di contraddizione e la logica simbolica secondo Lukasiewicz – 8. Note conclusive sulla logica formale tradizionale.
II. In-contraddizione
Oggetti esistenti e oggetti non-esistenti
1. L'universo di Bolzano e l'in sé
1. Sulle “somme leggi del pensiero” – 2. L'anti-Kant: sulla logica e la forma logica – 3. L'in sé – 4. Le rappresentazioni senza oggetto.
2. Dalle rappresentazioni senza oggetto agli oggetti non-esistenti
1. La mediazione storica di Robert Zimmermann: breve storia redazionale della Philosophische Propaedeutik – 2. La Philosophische Propaedeutik e la Wissenschaftslehre a confronto, i: la concezione della logica e l'in sé – 3. La Philosophische Propaedeutik e la Wissenschaftslehre a confronto, ii: le rappresentazioni senza oggetto – 4. Rappresentazione, contenuto e oggetto in Kazimierz Twardowski – 5. Il capovolgimento delle rappresentazioni senza oggetto in Twardowski: rappresentazioni i cui oggetti non esistono.
3. Oggetti impossibili
1. La Gegenstandstheorie di Alexius Meinong: eine daseinsfreie Wissenschaft – 2. Oggetti impossibili e teoria dell'Außersein nella Gegenstandstheorie – 3. Russell versus Meinong: descrizioni ed esistenza.
III. In contraddizione
Verso logiche non-aristoteliche
1. Principio di contraddizione e sillogismo
1. An. post. A 11. 77a10-21: le interpretazioni di Jan Lukasiewicz e di Isaac Husik – 2. La finzione di Lukasiewicz e l'idea della logica non-aristotelica.
2. Mondi possibili con oggetti impossibili. La logica immaginaria di N.A. Vasil'ev
1. Cenni introduttivi – 2. Giudizi universali e giudizi particolari in Sigwart – 3. Sui giudizi particolari, il triangolo delle opposizioni e la legge del quarto escluso – 4. I contributi di Meinong e Husik e l'idea della “logica immaginaria (non-aristotelica)” – 5. Negazione e legge di contraddizione nella logica immaginaria – 6. Giudizi e sillogismi nella logica immaginaria - 7. Breve confronto con Lukasiewicz.
3. Individui, continuo e vaghezza in Peirce
1. Peirce, Vasil'év e la logica non-aristotelica – 2. Individui, contraddizione e terzo escluso – 3. Alcuni aspetti del continuo in Peirce – 4. I casi al bordo: Peirce versus Frege – 5. Vaghezza: oggetti indeterminati e predicati vaghi.
Per continuare
Bibliografia
Indice dei nomi
Indice analitico
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Beatrice Centi e Venanzio Raspa, Le varietà dell’oggetto. Approssimazioni storiche e variazioni teoriche alla Gegenstandstheorie di Alexius Meinong
Francesco Fronterotta, “Ontologia”, “tinologia” e Teoria dell’oggetto. Platone e Meinong su non essere e negazione
Venanzio Raspa, Teoria dell’oggetto e filosofia prima. Aristotele e Meinong sull’essere, il non-essere e altre amenità
Sümeyye Parıldar, Gegenstandstheorie and the Medieval Discussions of Metaphysics in the Islamic World
Bernardo J. Cantens, Meinong’s Theory of Objects and Suárez’s Beings of Reason
Alice Ragni, Johannes Clauberg and Meinong: Towards a Comparison
Stefano Besoli, La realtà dell’astrazione. Sull’iniziale interesse di Meinong per gli esiti humeani dell’empirismo inglese
Beatrice Centi, Teoria dell'oggetto e oggetto in generale in Kant e in Meinong
Stefano Besoli, Luca Guidetti, Venanzio Raspa
Presentazione
Luca Guidetti
Lo spazio logico dell’espressione. Intorno a B. Bolzano, Proposizione ed espressione
Bernard Bolzano
Proposizione ed espressione
Jan Patočka
Il posto di Bolzano nella storia della filosofia
Andrej Krause
Bolzano e Aristotele
Luca Guidetti
Bolzano e gli stoici
Massimo Mugnai
Bolzano e Leibniz
Stefano Besoli
Bolzano e Kant
Gaëtan Pégny
Bolzano e Hegel
Wolfgang Künne
Bolzano e Frege
Mauro Mariani
Bolzano e Cantor
Sandra Lapointe
Bolzano e Husserl
Venanzio Raspa
Bolzano e la filosofia austriaca
Jan Sebestik
Bolzano e la matematica
Peter Simons
Bolzano e la logica
Abstracts
Carola Barbero e Venanzio Raspa, Introduzione
Andrea Tabarroni, Gli oggetti inesistenti nella tradizione medievale
Marina Manotta, Una “filosofia dal basso”. Empirismo e razionalismo nel pensiero di Meinong
Rosaria Egidi, Il “Meinong” di Gustav Bergmann
Alberto Voltolini, Varietà nella (supposta) giungla
Arianna Betti, Argomenti ontologici genuini e oggetti intenzionali. Commento a Alberto Voltolini
Francesco Orilia, La libertà d’assunzione nella filosofia analitica contemporanea
Mario Alai, Conciliare Meinong, Frege e Russell. Commento a Francesco Orilia
Roberto Poli, Meinong, filosofo empirico
Francesco Armezzani, L’oggetto incompleto. Commento a Roberto Poli
Maurizio Ferraris, Come si passa dagli oggetti esistenti agli oggetti inesistenti?
Gennaro Auletta, Realismo sociale, non socialista. Commento a Maurizio Ferraris
Venanzio Raspa, Forme del più e del meno in Meinong
Alessandro Salice, Due taciti assunti. Commento a Venanzio Raspa
Carola Barbero, Madame Bovary è concreta come una donna o astratta come una legge?
Nevia Dolcini, Personaggi fittizi e “coefficienti di concretezza”. Commento a Carola Barbero
Questo numero
FRANCESCO PIRO, Per una genealogia del principio di ragion sufficiente leibniziano
GRAZIANO BIONDI, Lo schema della qualità in Kant
ITALO CUBEDDU, Deduzione delle categorie e dimostrazione dei principi
VENANZIO RASPA, Unità, libertà e autonomia del soggetto etico. Un primo confronto di Hegel con Kant
MARINA MANOTTA, Universali e particolari, concetti e intuizioni. Un capitolo della riflessione di Alexius Meinong
Gli autori
Stefano G. Azzarà e Stefano Visentin (Università di Urbino)
Anche dalla pubblicistica più indulgente, la Rivoluzione d’ottobre viene per lo più rappresentata oggi come un incidente della storia e cioè come una diabolica deviazione del corso del mondo dalla normale modernizzazione liberale: una sorta di Sonderweg russo di estrema sinistra. Ancor più spesso viene presentata però come una catastrofe politica originaria, ovvero come un’eruzione di fanatismo demagogico tardo-giacobino dalla quale sarebbero scaturite tutte le correnti totalitarie che hanno poi attraversato il Ventesimo secolo. È la celebre tesi di Ernst Nolte, convinto, sulla scorta di Heidegger e Schmitt, che il nazismo e il suo «genocidio di razza» fossero un semplice «contromovimento» reattivo nei confronti del «genocidio di classe» bolscevico. Nonostante i grandi cambiamenti che sul piano materiale come su quello culturale ci separano irreversibilmente dall’epoca e dal clima del dopoguerra – e nonostante cento anni siano ormai passati – quell’evento è però tutt’ora ricordato e studiato in tutto il mondo. E molte tra le maggiori Università, comprese quelle italiane, hanno cercato di affrontarne la memoria e le ripercussioni come esse meritano e cioè su un piano che deve essere anzitutto storiografico e filosofico-politico e non certamente ideologico e propagandistico.
Pur avendo scandalizzato anche quella parte – minoritaria – della storiografia liberale che era rimasta fedele al paradigma democratico e antifascista, le tesi di Nolte non sono, a guardar bene, troppo distanti da quella «teoria del totalitarismo» che dai tempi della Dottrina Truman definisce gli assi interpretativi fondamentali della visione del mondo liberaldemocratica occidentale. Non stupisce perciò che esse continuino ad avere un notevole seguito, tanto più che il modello interpretativo che semplifica la storia universale sulla base della coppia libertà/totalitarismo si presta ad essere traslato e variato con la medesima leggerezza nelle più diverse epoche. Non a caso, soprattutto negli Stati Uniti ma anche in Europa, è proprio quell’idealtipo storiografico prêt-à-porter l’ipotesi di lavoro prevalente che guida oggi le ricerche sull’islamismo radicale (considerato da Daniel Pipes come da numerosi altri autori come la «terza ondata» di una sorta di totalitarismo ideale eterno pervicacemente impegnato a cancellare il Mondo Libero) e persino sul cosiddetto “populismo”.
Tuttavia, la nostra impressione è che questo straordinario consensus che accomuna ormai le più diverse posizioni culturali e politiche – incluse alcune tra le tendenze intellettuali che erano state eredi della tradizione del marxismo novecentesco ma che hanno mutato i loro riferimenti culturali senza dilungarsi troppo nell’elaborazione concettuale di questo spostamento –, ben poco abbia di scientifico ma sia in gran parte determinato e corroborato dalla vittoria di sistema conseguita da una delle due parti in lotta al termine della Guerra Fredda. E pensiamo, in questa prospettiva, che il compito di una storiografia e di una riflessione filosofico-politica rigorose e autonome sia in primo luogo esattamente il contrario ovvero quello di sottoporre ad analisi critica il punto di vista dei vincitori: quell’interpretazione che troppo facilmente tracima nel senso comune fino a diventare verità indiscussa e indiscutibile, quasi ideologia che ridiventa natura.
In realtà, anche a uno sguardo superficiale non è possibile negare che almeno due delle caratteristiche fondamentali del nostro tempo e della democrazia moderna intesa come democrazia progressiva sarebbero letteralmente impensabili senza la rottura che la Rivoluzione russa, in particolare quella d’ottobre, ha rappresentato nella storia contemporanea.
In primo luogo, gli eventi russi – i quali di per sé contribuiscono in maniera esemplare a illuminare i nessi che sussistono tra conflitto politico-sociale, democrazia e guerra – rappresentano l’avvio di quel più ampio e complessivo processo di rivoluzionamento del mondo contemporaneo che è costituito dalla decolonizzazione e i cui effetti non sono ancora conclusi. La messa in discussione dell’ordinamento eurocentrico della Terra inizia certamente già nel XIX secolo, a partire dalle prime sollevazioni in America Latina, in Medio Oriente, in Asia, e soprattutto a partire da quella guerra ispano-americana che ha dato avvio al progetto egemonico globale statunitense. E però è solo con l’impulso della Rivoluzione d’ottobre che – grazie alle intuizioni politiche di Lenin e al tentativo di universalizzare le conseguenze del marxismo costruendo un ponte politico tra Occidente e Oriente, Città e Campagna, Centro e Periferia – la rottura dell’ordine coloniale diventa un fenomeno di portata planetaria e significativo sul piano politico. Un fenomeno che condizionerà gli sviluppi interni agli stessi Stati nazionali euro-occidentali e che darà vita a uno dei presupposti fondamentali della democrazia moderna: l’idea di un diritto internazionale basato sul principio di eguaglianza (gli stessi 14 punti di Wilson sono successivi al 1917).
In secondo luogo – e non è possibile qui più di un accenno –, va ribadito come anche gli storiografi di orientamento liberal-conservatore (ma Hayek e Popper lo avevano fatto notare con sdegno già molti decenni prima...) siano ormai dell’idea che la deterrenza costituita dalla presenza di un competitore politico, economico e ideologico su scala globale abbia svolto un ruolo determinante nello sviluppo dei sistemi di Welfare ai quali la democrazia occidentale e persino lo stesso capitalismo consumeristico devono gran parte del proprio sviluppo. Non è un caso che la fine della Guerra Fredda abbia coinciso con l’inizio dello smantellamento di questi sistemi ovvero con l’espunzione dal mercato capitalistico di ogni elemento di responsabilità sociale e intervento pubblico e con l’apertura di un’epoca politica e economica completamente nuova, tutta all’insegna dell’individualismo proprietario ma anche della crisi permanente.
Le grandi trasformazioni iniziate con il periodo 1989-91 non sono ancora terminate. All’esplosione della globalizzazione (che ha fatto gridare alcuni frettolosi interpreti ad una ormai compiuta «fine della storia») sono in realtà seguiti imponenti sconvolgimenti in tutti i settori della vita sociale, dall’economia alla scienza-tecnologia alle tecniche di governo; trasformazioni che a loro volta hanno innescato nuove contraddizioni e nuovi conflitti interni ai singoli paesi come su scala planetaria. È possibile leggere queste trasformazioni e le tensioni che esse hanno generato senza metterle a confronto con la categoria di rivoluzione? E cosa rimane oggi di quelle ulteriori tracce della Rivoluzione russa che tanto in profondità hanno scavato nella democrazia moderna e nelle sue forme di coscienza, a partire dalla costituzione delle identità politiche che hanno animato la fenomenologia del conflitto per oltre un cinquantennio? Cosa è rimasto, infine, dell’esperienza politica e della riflessione di un uomo, Lenin, il cui nome oggi sconosciuto ai più ha rappresentato uno spartiacque per quasi un secolo?
A queste e ad altre domande abbiamo cercato di dare, se non una risposta, almeno uno spazio di riflessione e una giusta risonanza in un recente convegno. Un momento di confronto che ha ospitato punti di vista anche molto distanti tra loro – pensiamo alla questione del rapporto tra socialismo e principio nazionale oppure al tema dello sviluppo delle forze produttive e della NEP – e del quale riportiamo qui la prima parte degli atti, affiancandola ad altri contributi. Il convegno, promosso dal Dipartimento di studi umanistici e dal Dipartimento di economia, società e politica dell’Università di Urbino, ha avuto il patrocinio dell’Istituto italiano per gli studi filosofici e della Internationale Gesellschaft Hegel-Marx für dialektisches Denken, che qui ringraziamo.
Completano questo numero di “Materialismo Storico” – dedicato più in generale a «rivoluzioni e restaurazioni, guerre e grandi crisi storiche» – un saggio di Venanzio Raspa su Meinong e la Prima guerra mondiale, un’intervista sulla crisi capitalistica all’economista dell’Università di Siena Ernesto Screpanti, una lettura decisamente controcorrente dell’ultimo Foucault e la traduzione italiana di un assai dibattuto intervento di Gianni Vattimo e Santiago Zabala sul «comunismo ermeneutico». Di particolare rilievo è infine per noi l’intervista di Gianfranco Rebucini ad Andrè Tosel, probabilmente l’ultima che sia stata rilasciata dal nostro compianto collega, amico, maestro (pubblichiamo su questo numero la prima parte e sul prossimo, previsto per luglio, la seconda).
nach Aristoteles" (On the Several Senses of Being in Aristotle) (1862) is examined in the light of the nineteenth-century debate on the Aristotelian categories. After providing an exposition of the conceptions of the main representatives of this debate, Adolf Trendelenburg and Hermann Bonitz, this paper assesses Brentano’s point of view on the meaning and origin of the Aristotelian categories. It shows (i) that Brentano assumes non-Aristotelian elements in his reading of the Aristotelian categories, (ii) that this depends on the fact that he shares Bonitz’s thesis, and (iii) that his reading is incomplete in the light of certain Aristotelian statements about non-being.
In appendice la traduzione del breve articolo di Jan Łukasiewicz Sul principio del terzo escluso.