Papers by Giovanni Cerino Badone
Giovanni Cerino Badone, La Scuola di Marte. Proposte per un insegnamento integrato ad Arte Operat... more Giovanni Cerino Badone, La Scuola di Marte. Proposte per un insegnamento integrato ad Arte Operativa. Tattica e Storia Militare nelle Scuole di Formazione dell’Esercito, in “Rivista Militare”, Settembre – Ottobre, n. 5/2015, pp. 62-67.
CERINO BADONE G, DE VECCHIS S (2014). Tecnologia bellica e tecnologia medica sui campi di battagl... more CERINO BADONE G, DE VECCHIS S (2014). Tecnologia bellica e tecnologia medica sui campi di battaglia 1859-1914. In: (a cura di): CIPOLLA C, VANNI P, Storia della Croce Rossa in Lombardia (1859-1866). vol. I, p. 521-583, MILANO:FrancoAngeli, ISBN: 8891717576
CERINO BADONE G (2014). La documentazione fotografica. Le foto del 1859. In: (a cura di): CIPOLLA... more CERINO BADONE G (2014). La documentazione fotografica. Le foto del 1859. In: (a cura di): CIPOLLA C, VANNI P, Storia della Croce Rossa Italiana in Lombardia (1859-1914). vol. II, p. 20-32-371-285, MILANO:FrancoAngeli, ISBN: 9788891705457
CERINO BADONE G (2014). Giochi di Strategia: strade, mercanti e fortezze nel Piemonte Orientale d... more CERINO BADONE G (2014). Giochi di Strategia: strade, mercanti e fortezze nel Piemonte Orientale dopo il Trattato di Utrecht del 1713. In: (a cura di): MOLA DI NOMAGLIO G, MELANO G, Utrecht 1713. I trattati che aprirono le porte d'Italia ai Savoia. p. 539-551, TORINO:Centro Studi Piemontesi, ISBN: 978-88-8262-215-2
CERINO BADONE G (2011). Un bersaglio pagante. In: (a cura di): TORTAROLO E, Storia di Vercelli in... more CERINO BADONE G (2011). Un bersaglio pagante. In: (a cura di): TORTAROLO E, Storia di Vercelli in età moderna e contemporanea. p. 317-339, TORINO:UTET, ISBN: 978-88-02-08412-1
CERINO BADONE G (2015). La milizia valsesiana e la difesa del territorio. Strategia e guerra in u... more CERINO BADONE G (2015). La milizia valsesiana e la difesa del territorio. Strategia e guerra in una valle alpina del XVII secolo.. In: (a cura di): TORTAROLO E, Storia della Valseisa in età moderna. p. 171-201, Vercelli:Gallo edizioni, ISBN: 9788897314202
Giovanni Cerino Badone, The Esseillon, the Alps, and the Kingdom of Sardinia Great Strategy (1815-1830), in "La Maison de Savoie et les Alpes. Emprise, innovation, identification, XVe-XIXe siècle", sous la direction de S. Gal et L. Perillat, Université Savoie Mont Blanc, Chambéry 2015, pp. 261-291. The Esseillon fortifications are a mysterious object. Realized in a territory ceded to France in ... more The Esseillon fortifications are a mysterious object. Realized in a territory ceded to France in 1860, since then they have become completely alien to the history of Italian military architecture. Enrico Rocchi, the Italian leading theoretician of fortifications of the kingdom of Italy in the years preceding the First World War, in 1908 devoted to the Esseillon only briefly words in the second volume of his monumental "Storia delle Fortificazioni e dell'Architetura Militare". Only in 1994 the Esseillon was rediscovered thanks to a successful popular publication dedicated to the fortresses of the Western Alps, the two volumes by Dario Gariglio and Mauro Minola titled "Le Fortezze delle Alpi Occidentali". This work was depended heavily on the 1991 excellent publication in French language by André Dupouy, "Les Forts de l'Esseillon". The research by Dupoy discovered the fundamental Austro-Sardinian Commission's report conserved at the Kriegsarchiv in Wien, as well as a mass of important documents and testimony about the fortress hitherto unpublished. Outside the Italian and French borders of the fortress is completely unknown and continues to be an elusive object. It is still a Sardinian fortress, though now in French territory, and its archives prior to 1860, including those related to its project and construction, are now all in Italy archives. The State Archives of Turin holds all the reports about the situation of the weaponry , while the cartographic sources, presented here for the first time and all inedited, has been transferred in the first half of the nineteenth century in Rome and now they are part of the collections of the Istituto Storico di Cultura dell'Arma del Genio (ISCAG, Historical Institute of the Army Engineer) . This article is my personal attempt to understand the historical reasons that led to the kingdom of Sardinia to realize this gigantic alpine fortification.
Operational and tactical analysis of the Battle of Volturnus 1860 between Giuseppe Garibaldi's Es... more Operational and tactical analysis of the Battle of Volturnus 1860 between Giuseppe Garibaldi's Esercito Meridionale and the troops of the Kingdom of Two Sicilies occurring around the river Volturno, in northern Campania, the 1st October 1860.
A brief analysis of the Austrian and Sardinian Armies' combat tactics during the battle of San Ma... more A brief analysis of the Austrian and Sardinian Armies' combat tactics during the battle of San Martino, in the northern sector of the Battle of Solferino, fought June 24, 1859. This is the text of my intervention at the XVIIIe SYMPOSIUM INTERNATIONAL D’HISTOIRE ET DE PROSPECTIVE MILITAIRES (1st March 2014) organized by the CENTRE D’HISTOIRE ET DE PROSPECTIVE MILITAIRES
http://www.militariahelvetica.ch/fr/chpm/documents/Programme2014Symposium.pdf
L’Italia del 1915 decise di imbarcarsi in una guerra offensiva, necessaria per i suoi obbiettivi ... more L’Italia del 1915 decise di imbarcarsi in una guerra offensiva, necessaria per i suoi obbiettivi strategici che erano, in ultima analisi, un allargamento territoriale ai danni dell’Impero Austro-Ungarico. Per raggiungere questi obbiettivi era necessario infliggere agli avversari una sconfitta di dimensioni e portata tali da costringere Vienna ad accettare la perdita di territori (Trentino, Venezia Giulia e Trieste, Istria) parti integrante dell’Impero. Nel pianificare la campagna militare che avrebbe dovuto ottenere tali risultati, fu deciso che doveva servire un singolo obiettivo strategico, la cui conquista sarebbe stata di una tale importanza da abbattere la volontà del nemico di resistere. Questa meta strategica venne identificata con la capitale stessa dell’Impero, Vienna. Tale decisione costrinse il Comando Supremo a schierare la quasi totalità delle forze nel settore orientale del regno, limitando fortemente altre operazioni. Il centenario 1915-2015 porterà alla pubblicazione di nuovi studi e alla (ri)edizione di molti testi dedicati alla Grande Guerra. Io sono uno studioso che si occupa della realtà della guerra in epoca moderna, e non di Prima Guerra Mondiale nello specifico. Non di meno si rimane impressionati dal frazionamento degli studi dedicati al fronte italiano. Si scrive molto, tanto, del fronte alpino e dolomitico e assai di meno della fornace dell’Isonzo. Si scrive molto sulla memoria dei singoli, della loro sofferenza e della loro esperienza in trincea, ma si studia poco di come sia stata affrontata tecnicamente la guerra dal Regio Esercito Italiano: in breve, come intendeva vincere il Comando Supremo? Quali erano le tattiche di combattimento, le dottrine di impiego? Quale era, insomma, l’efficienza di combattimento dell’esercito italiano alla vigilia dell’entrata in guerra?
Gli studi delle più note battaglie e campagne militari del passato sono di fatto inesauribili, da... more Gli studi delle più note battaglie e campagne militari del passato sono di fatto inesauribili, dal momento che nuove interpretazioni sono sempre possibili, grazie ad una rinnovata e più critica lettura delle fonti già conosciute, alla scoperta di documentazione inedita e di moderne forme di indagine. Fra queste emerge la nascente Conflict Archaeology che si sta rivelando in grado di mettere nelle mani degli storici militari un notevole e prima di oggi impensabile strumento di studio per la ricostruzione e la comprensione del campo di battaglia. In questo articolo uno dei campi di battaglia italiani più conosciuti, quello di San Martino (1859), viene ripercorso attraverso una nuova lettura delle fonti e una più attenta ricognizione del terreno degli scontri e delle armi impiegate.
La prima giornata di combattimenti, avvenuti il 13 settembre, si erano conclusi a notte fonda su ... more La prima giornata di combattimenti, avvenuti il 13 settembre, si erano conclusi a notte fonda su un campo di battaglia appena illuminato dalla luna. L'armata svizzera e quella francese avevano interrotto il contatto verso la mezzanotte, per riorganizzare i reparti, accendere qualche fuoco e contare le perdite. Solo le continue cariche di cavalleria pesante francese, seguite dagli assalti della Banda Nera, la formazione di lanzichenecchi al soldo di Francesco I, erano riuscite a fermare l'avanzata dei quadrati elvetici. La mattina del 14 la battaglia era ricominciata, ma ad attendere le picche del cardinale Matthäus Schiner c'erano le bocche spalancate di 70 pezzi d'artiglieria. Il giorno prima le batterie francesi erano state assalite e conquistate: i comandanti dei quadrati svizzeri decisero di riprovarci ma il fuoco dei pezzi, il terreno artificialmente allagato rallentarono la loro avanzata e, una volta giunti a distanza ravvicinata, la Banda Nera contesto nuovamente loro il passo. I mercenari tedeschi furono rigettati indietro, ma una scarica di artiglieria a distanza ravvicinata scompaginò le formazioni svizzere, che segnarono il passo. La cavalleria pesante francese in quel momento fu in grado di mettere in sicurezza il centro del proprio schieramento. La giornata si sarebbe decisa sul fianco destro degli svizzeri, dove questi avevano ancora forze fresche da impiegare in battaglia. Francesco I fu in grado di fermare l'avanzata dei picchieri avversari combinando cariche di cavalleria ad azioni di fanteria. Provati dal continuo logorio di questa tattica combinata gli Svizzeri non furono più in grado di tenere coesa la propria formazione e iniziarono, intorno a mezzogiorno, a rompere il contatto e a ritirarsi su Milano. La "Battaglia dei Giganti", come la definì Gian Giacomo Trivulzio, era finita con oltre 15.000 perdite da entrambe le parti 1 . Tuttavia, complice la poca dimestichezza che gli storici militari hanno con storia della tecnologia, e della tecnologia bellica in particolare, Marignano divenne il simbolo dell'ascesa dell'artiglieria sui campi di battaglia. Il siniscalco Guillot de Genouillac, che gestiva il parco d'artiglieria, amava ripetere che la giornata era stata decisa dai suoi cannoni. Si trattava certamente di una rivendicazione da parte di una specialità che si era segnalata sino ad allora per i risultati ottenuti in operazioni ossidionali: la vittoria avrebbe significato ricompense da parte del re. Eppure questa visione distorta degli aventi continua ad avere fortuna, specie nei testi divulgativi italiani.
L'esistenza di un passaggio diretto dal sapere classico a quello moderno per la pianificazione de... more L'esistenza di un passaggio diretto dal sapere classico a quello moderno per la pianificazione della guerra è un concetto che ha convinto studiosi sia italiani, come Virgilio Ilari 1 , sia stranieri, come Keith Roberts 2 . Se percorriamo gli scaffali di una ideale biblioteca militare europea della prima metà del XVII secolo possiamo trovare numerosi spunti legati al periodo classico. David Parrott ha però notato che i trattati militari, sia quelli di "arte militare" che quelli legati all'esercizio delle armi, furono in realtà più un oggetto di propaganda che un reale manuale di addestramento e preparazione per la guerra 3 .
Nessuna nazione ha esaltato più della Francia lo spirito offensivo delle proprie armi, sia nella ... more Nessuna nazione ha esaltato più della Francia lo spirito offensivo delle proprie armi, sia nella vittoria che nella sconfitta. Il trionfo delle colonne di fanteria delle armate rivoluzionarie non possono far dimenticare i disastri degli assalti della prima guerra mondiale, quando fiumi di sangue francese furono versati senza apprezzabili vantaggi. Marchons, marchons, qu'un sang impure abreuve nos sillons! Ma per tutti i sacrifici fatti sull'altare dell'offensiva altrettanti ne furono fatti, in termine di denari più che di sangue, sugli altari di pietra e mattone delle fortezze. La Francia che nel XX secolo edificò la Linea Maginot, nel XVII costruì il pré carré. Se nel grand siécle Turenne predicava la gloria della battaglia in campo aperto, Vauban suggeriva i risparmi in vite umane e materiali della guerra di posizione.
Un'arma, il fucile a pietra focaia, fece la sua apparizione sui campi di battaglia alla fine del ... more Un'arma, il fucile a pietra focaia, fece la sua apparizione sui campi di battaglia alla fine del XVII secolo. In meno di una decina d'anni, tra il 1690 ed il 1710, rivoluzionò completamente la realtà della guerra, le tattiche e le dottrine di impiego. Le Guerre di Successione, Spagnola, Polacca e Austriaca, e la Guerra dei Sette Anni consentirono agli eserciti europei di migliorare sempre più la propria capacità di infliggere perdite all'avversario, comprendendo infine che la vera dominatrice della battaglia era la potenza di fuoco.
La Guerra di Successione Austriaca è, nelle sue linee generali, ben conosciuta. Tuttavia si tratt... more La Guerra di Successione Austriaca è, nelle sue linee generali, ben conosciuta. Tuttavia si tratta di un evento i cui particolari e protagonisti hanno profili e caratteristiche da definire. Strategie, tattiche, dottrine di impiego dei contendenti sono ancora da studiare, capire, confrontare e collocare nella loro corretta dimensione europea.
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Papers by Giovanni Cerino Badone
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„Battlefield and mass grave –a range of interdisciplinary analyses of places of violence”
Since several years there is also in Germany a growing interest in the comparatively young branch of research of battlefield archaeology. The reason for this development can be found in the archaeological and historical research of battlefields like the bronze-age place in the Tollense valley or Kalkriese, the Harzhorn and Luetzen.
In particular, the recovery of single bones, bone pits, single and mass graves linked to places of violence within the last years has brought a wide range of information to the surface. Next to archaeology and anthropology there are a lot more of natural scientific research fields that provide detailed information on the dead. Moreover, they also provide the opportunity to shed light on the fate of the individuals involved in battles or other acts of violence.
The initial point for this conference is the recovering of a mass grave with about 120 soldiers in the middle of the thirty years war’s battlefield of Witt stock 1636 in spring 2007. The huge number of buried soldiers, the accurately archaeological and anthropological recording and the entire recovery of all skeletons and single bones are the backbone of its exceptional role in mass grave archaeology. A working group of archaeologists, anthropologists, paleopathologists, archeometrists, historians, geoscientists, experts in ballistic and weaponry was involved in the analysis of these extraordinary findings. This interdisciplinary research provided on top of the reconstruction of the order of events on the battlefield a look on those battle days from the view point of an “ordinary soldier” that has been neglected in the records very often so far.
This special exhibition “1636 – their last battle” can be visited from September 2011 to April 2012 in the Brandenburg State Archaeological Museum in the former Monastery of St. Paul in the town of Brandenburg Havel.
In questo scenario si svolgono sei differenti combattimenti, descritti tramite dei sogni che il protagonista fa nel corso di una notte. Nei primi scenari, l’ufficiale inglese e le sue truppe vengono ignominiosamente sconfitti. Dopo ogni sconfitta, il tenente impara le lezioni e adatta la sua tattica per gli scontri futuri. I sogni successivi terminano sempre con una sconfitta e solo nel corso dell’ultimo sogno gli inglesi resistono abbastanza a lungo da poter essere soccorsi. Il libro incoraggia il pensiero critico e l’uso attento della posizione e del terreno per organizzare una difesa di successo.
Il volume di Ernst Dunlop Swinton, The Defence of Duffer’s Drift, è sicuramente una delle opere più intelligenti e accattivanti che siano state scritte nell'ambito della tattica, e in quella delle minori unità nello specifico. Il testo, un classico della letteratura militare di ogni tempo, è oggi proposto in vari istituti di formazione statunitensi e canadesi. In Inghilterra il volume è stato addirittura inserito in forma integrale nell’Army Doctrine Primer, il testo base della dottrina dell’esercito di Sua Maestà. In Italia, però, è in sostanza semi sconosciuto.
Fin dalle prime battute ci si rende conto che si tratta di un testo che sarebbe perfetto per la formazione di base degli ufficiali di tutte le armi. Tuttavia questa è la prima traduzione italiana che sia mai stata data alle stampe, il che dovrebbe farci riflettere non poco in merito alla mancanza di cultura militare e storica in Italia. Qui non si tratta di presentare un caso di letteratura inglese, tra l’altro degno della migliore produzione del periodo, quanto di riflettere sull’approccio formativo, didattico e addestrativo delle minori unità che Swinton ci propone, e di comprendere quanto esso sia ancora valido.
La battaglia dell’Assietta. Questo volume intende colmare tale lacuna, costituendo uno degli studi più completi mai realizzati su una delle più importanti battaglie combattute da un esercito italiano preunitario in età moderna. Una ricostruzione storica e scientifica delle tattiche, degli armamenti, del campo di battaglia e dei reparti che ne sono stati protagonisti, per rileggere in dettaglio le pagine di un evento che ha lasciato tracce profonde nella storia e nelle istituzioni italiane odierne. Con un ricco apparato iconografico e una cartografia realizzata ad hoc, per seguire ora dopo ora le fasi di uno degli scontri decisivi della guerra di Successione austriaca, snodo fondamentale della storia europea moderna.
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