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Luca Annibali | Scuola Normale Superiore - Academia.edu

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Luca Annibali

Scuola Normale Superiore, History of Art, Post-Doc

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Alessandro Delpriori

Università degli Studi di Firenze (University of Florence)

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Università per Stranieri di Siena

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Università per Stranieri di Siena

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Università degli Studi di Firenze (University of Florence)

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Papers by Luca Annibali

L. Annibali, Dalla Santa Casa di Loreto a Urbino: marmi di Carrara nelle Marche del Cinquecento, in Nelle terre del marmo, a cura di A. Bartelletti, G. Donati e A. Galli (="Acta apuana", XVIII-XX, 2019-2021), Ospedaletto (Pisa) 2023, pp. 219-239

luca annibali* DALLA SANTA CASA DI LORETO A URBINO: MARMI DI CARRARA NELLE MARCHE DEL CINQUECENTO... more luca annibali* DALLA SANTA CASA DI LORETO A URBINO: MARMI DI CARRARA NELLE MARCHE DEL CINQUECENTO Riassunto-Il rivestimento della Santa Casa di Loreto, complesso di rilievi e statue tra i più sontuosi di tutta la Penisola, rappresenta il maggiore cantiere in marmo di Carrara in terra marchigiana. Progettato da Donato Bramante nel 1509, la sua erezione si protrasse per sette decenni, a partire dal 1513 fino al 1579, e vide il coinvolgimento di un numero straordinario di scultori e scalpellini forestieri. All'interno del territorio rappresenta un caso isolato, non paragonabile per dimensioni e ricchezza decorativa, la cui realizzazione fu possibile solo grazie alle finanze dello Stato Pontificio, sotto cui ricadeva l'amministrazione del santuario. La documentazione edita da tempo, pubblicata da Kathleen Weil-Garris e da Floriano Grimaldi, permette di comprendere le dinamiche intorno all'approvvigionamento dei marmi e alla loro lavorazione, offrendo una chiave di lettura anche per realtà affini. Nella ricomposizione di una storia della pietra apuana nelle Marche è stato affrontato pure il caso di Urbino, che, sotto la reggenza di Guidobaldo II e poi di Francesco Maria II della Rovere, vide moltiplicarsi la promozione di opere marmoree. I documenti ampiamente noti intorno alle commissioni, in questo arco di tempo, a Bartolomeo Ammannati, Giovanni Bandini e Girolamo Campagna permettono quindi di inquadrare la realtà del mercato del marmo entro il ducato roveresco.

The Bust of Ottavio Farnese at the J. Paul Getty Museum: An Addition to the Corpus of Giovanni Battista della Porta

Getty Research Journal, Aug 1, 2021

The various sculpted busts of Ottavio Farnese (1524–86), duke of Parma and Piacenza, are still at... more The various sculpted busts of Ottavio Farnese (1524–86), duke of Parma and Piacenza, are still at the center of debates of attribution. Focusing on the bust in Carrara marble in the collection of the J. Paul Getty Museum in Los Angeles, the author proposes a new attribution to Lombard-born sculptor Giovanni Battista della Porta (1542–97), one of the protagonists of the Roman artistic scene in the second half of the sixteenth century. While archival sources attest to Della Porta’s ambition to work in the service of the duke and to Farnese’s awareness of the sculptor’s artistic achievements, the attribution is largely based on comparisons with Della Porta’s works. Finally, the author discusses hypotheses related to the dating of the bust, the occasion of its creation, its original location in Parma, and the bust’s movements prior to its entry into the Getty collection.

L. Annibali, Plautilla, i molteplici carismi di un'artista con miracolo, "Il Manifesto. Alias", 13 marzo 2022

Mostre A Roma. Palazzo Corsini, "Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architet... more Mostre A Roma. Palazzo Corsini, "Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architettrice", a cura di Yuri Primarosa. Casta e di modeste origini, incrociò eminenti personalità d'arte e politica nella Roma del Seicento, e se ne avvalse virtuosamente: come racconta doviziosamente la mostra Sulla via della Lungara, a Trastevere, si trova uno dei luoghi più affascinanti di Roma, Palazzo Corsini, che ancora custodisce la collezione d'arte qui raccolta dai proprietari settecenteschi, e che oggi è una delle due sedi delle Gallerie Nazionali di Arte Antica. La sua quadreria è famosa per i capolavori del Seicento romano, in primis il Battista adolescente di Caravaggio, così come importanti dipinti di Rubens, Reni, Orazio Gentileschi. All'interno dell'edificio è ora in corso una mostra su un'altra figura della Roma barocca, una donna che fu pratica sia di pittura sia di architettura, Plautilla Bricci (1616-post 1690). Curata da Yuri Primarosa, l'esposizione su questo personaggio poco noto al grande pubblico è intitolata Una rivoluzione silenziosa Plautilla Bricci pittrice e architettrice (fino al 19 aprile, catalogo Officina Libraria). Dopo i molti anni vissuti nell'anonimato, commuove allora leggere nella lunetta dipinta per San Giovani in Laterano e oggi ai Musei Vaticani (anch'essa in mostra), la firma apposta dell'artista, corredata sia da «PINXIT» sia da «INVENIT», a rivendicare con forza la sua responsabilità nell'esecuzione e nell'ideazione.

The Bust of Ottavio Farnese at the J. Paul Getty Museum: An Addition to the Corpus of Giovanni Battista della Porta

Getty Research Journal

The various sculpted busts of Ottavio Farnese (1524–86), duke of Parma and Piacenza, are still at... more The various sculpted busts of Ottavio Farnese (1524–86), duke of Parma and Piacenza, are still at the center of debates of attribution. Focusing on the bust in Carrara marble in the collection of the J. Paul Getty Museum in Los Angeles, the author proposes a new attribution to Lombard-born sculptor Giovanni Battista della Porta (1542–97), one of the protagonists of the Roman artistic scene in the second half of the sixteenth century. While archival sources attest to Della Porta’s ambition to work in the service of the duke and to Farnese’s awareness of the sculptor’s artistic achievements, the attribution is largely based on comparisons with Della Porta’s works. Finally, the author discusses hypotheses related to the dating of the bust, the occasion of its creation, its original location in Parma, and the bust’s movements prior to its entry into the Getty collection.

L. Annibali, Antonio Begarelli a Bologna, “Bollettino d'Arte”, XLV, 2021, pp. 107-120

L. Annibali, The Bust of Ottavio Farnese in the J. Paul Getty Museum. An Addition to the Corpus of Giovanni Battista Della Porta, “Getty Research Journal”, XIV, 2021, pp. 21-38

L. Annibali, All'ombra di Guglielmo della Porta. Bernardino Passeri e Bartolomeo Argentieri nella Roma di Gregorio XIII, in La collezione di medaglie Mario Scaglia, I. Esercizi di lettura, a cura di L. Simonato, Cinisello Balsamo 2020, pp. 123-139

Bollettino d'Arte 45. 2020. Serie VII-fascicolo n. 45

by L'ERMA di BRETSCHNEIDER, Publisher, Lorenzo Principi, and Luca Annibali

Nota redazionale FRANCESCA GIRELLI, L’Arca di Sant’Agostino a Pavia: opera di Giovanni di Balducc... more Nota redazionale
FRANCESCA GIRELLI, L’Arca di Sant’Agostino a Pavia: opera di Giovanni di Balduccio
FEDERICA SIDDI, Aggiunte al tardogotico lombardo: due statue lignee della ‘Madonna col Bambino’
ELENA CERA, Niccolò di Giovanni Fiorentino, Bartolomeo Buon e alcuni problemi della scultura veneziana di metà Quattrocento
MICHELA ZURLA, Scultura a Genova intorno al 1450: tra i Maestri caronesi e Giovanni da Bissone
MATTEO FACCHI, Qualità e industria in Rinaldo de Staulis: il cantiere della Certosa di Pavia e la ‘Madonna col Bambino’ della Rocca di Soncino
MARCO SCANSANI, Ludovico Castellani, scultore ritrovato dell’“Officina Ferrarese”
LORENZO PRINCIPI, Un ‘Autoritratto’ di Alessandro della Scala da Carona, scultore in nord Italia nella prima metà del Cinquecento
LUCA ANNIBALI, Antonio Begarelli a Bologna
GABRIELE LANGOSCO, Sulla prima attività di Bernardino De Novo, scultore a Genova alla metà del Cinquecento
FERNANDO LOFFREDO, Martino Regio da Viganello e le materie della scultura
FRANCESCA PADOVANI, Notizie inedite per un profilo di Hans Reichle bibliofilo
Abstracts
Contatti degli Autori

Bollettino d'Arte 45. 2020. Serie VII-fascicolo n. 45
Bollettino d'Arte, 45
2021, 168 pp.
Paperback, 22,5 x 28,5 cm
ISBN: 9788891322654
ISSN: 0394-4573

L. Annibali, VITTORIA, Alessandro, in DBI 99 (2020)

Vilio sartor»), mentre non si conosce nulla riguardo alla madre. Alessandro fu tra i principali p... more Vilio sartor»), mentre non si conosce nulla riguardo alla madre. Alessandro fu tra i principali protagonisti della scultura veneziana di pieno Cinquecento, un primato riconosciutogli anche da Giorgio Vasari nella seconda edizione delle Vite (1568), al tempo in cui il maestro di origini trentine era ancora agli inizi della carriera: «si può credere che vivendo si abbia a vedere di lui ogni giorno bellissime opere e degne del suo cognome Vittoria, e che vivendo abbia a essere eccellentissimo scultore» (Vasari, 1550 e 1568, 1987, VI, pp. 190 s.). Giunse a Venezia il 25 luglio 1543, quando era diciottenne (Avery, 1999c, p. 15, doc. 1). Fu qui che risiedette per quasi la sua intera esistenza, dato che si allontanò dalla Laguna solo per brevi periodi, richiamato da occasioni lavorative. Si ritiene che, prima dellʼapprodo veneziano, abbia speso i suoi anni giovanili presso la bottega di Vincenzo e Gian Girolamo Grandi, scultori patavini che, dal quarto decennio, si stabilirono a Trento. Anche se non è possibile misurare una ricaduta del loro stile nellʼopera di Vittoria, lʼipotesi non può essere scartata: tale alunnato servì forse al giovane trentino per apprendere i rudimenti del mestiere (Leithe

L. Annibali, A. Bacchi, in Sotheby's, New York, Fearless. The Collection of Hester Diamond, auction (New York, 29 January 2021), New York 2021, pp. 100-105 cat. 120

Per il saggio completo si veda il catalogo online: https://www.sothebys.com/en/buy/auction/2021/t... more

L. Annibali, Middeldorf: quel plinto... spostare l'occhio verso l'Adriatico, "Il Manifesto. Alias", 7 febbraio 2021

Middeldorf: quel plinto spostare locchio verso lAdriatico -Luca Annibali, 07.02.2021 Storici dell... more Middeldorf: quel plinto spostare locchio verso lAdriatico -Luca Annibali, 07.02.2021 Storici dell'arte / Folgorazioni: Ulrich Middeldorf. L'eccezionale sensibilità ai dati visivi dello studioso tedesco nella celebre attribuzione alla bottega dei fratelli Lombardo della bellissima base su cui poggia l'Idolino di Pesaro. Il saggio uscì nel 1938: lo studioso, già di stanza a Firenze, era in esilio negli Stati Uniti per il suo antifascismo Ulrich Middeldorf negli anni dell'Università di Chicago (1935-'53) «Che cè nel nome? Quella che chiamiamo rosa, anche con un altro nome avrebbe il suo profumo».

L. Annibali, Una proposta per Tommaso da Lugano. Le sculture dei monumenti Corner in San Salvador a Venezia, “Nuovi Studi”, XV, 2020, pp. 25-37

Nel glorioso quanto vario panorama della scultura lagunare di pieno Cinquecento la figura di Ales... more Nel glorioso quanto vario panorama della scultura lagunare di pieno Cinquecento la figura di Alessandro Vittoria (1525 circa-1608) occupa una posizione di assoluta preminenza 1 . L'artista oriundo di Trento, quando era probabilmente appena diciottenne, nel 1543, giunse a Venezia ed entrò sin da subito nella bottega di Jacopo Tatti, detto Sansovino (1486-1570), che rappresentava al tempo il polo d'attrazione per ogni giovane maestro residente in Laguna. Sansovino si era trasferito a Venezia già nel 1527, ma la sua carriera in città conobbe una notevole accelerazione due anni dopo, con la nomina a proto di San Marco, in seguito alla quale fu costretto a fare affidamento, in misura sempre maggiore, su collaboratori per assolvere alle commissioni provenienti sia dalla Serenissima sia dall'aristocrazia locale 2 . Non è da considerarsi inferiore a Vittoria anche un altro innegabile protagonista di questa stagione, il carrarese Danese Cattaneo (1515 circa-1572), più anziano del trentino, ma come quest'ultimo allievo di Tatti 3 . Si può constatare che Cattaneo fu tra i suoi discepoli più fedeli, dato che Jacopo, nel testamento del 1568, gli lasciava in eredità tutti i modelli e i calchi di sua proprietà 4 . Indubbiamente, invece, i rapporti tra Tatti e Vittoria non furono sempre sereni, come prova una lettera di Pietro Aretino del 1551, in cui si fa riferimento a certi attriti tra i due maestri 5 . Questi contrasti erano stati verosimilmente provocati dal tentativo del trentino di sostituirsi a Jacopo nell'esecuzione di un Ercole colossale in pietra d'Istria per il duca di Ferrara Ercole II d'Este. È bene però ricordare che l'episodio si concluse con la resa di Vittoria, che accettò l'offerta di Sansovino di scolpire le due cariatidi, i cosiddetti Feminoni, per il vestibolo della Libreria marciana, e il fiorentino poté dunque completare l'Ercole alla fine eretto nella piazza di Brescello 6 . Anche una missiva di Aretino del 1553 conferma che, a quel tempo, i legami tra i due artisti si rinsaldarono 7 , ma ciò è ugualmente certificato dal fatto che, negli anni successivi, non venne meno la collaborazione tra Jacopo e Alessandro. Tra gli allievi di Sansovino, tuttavia, merita di essere ancora indagata la figura di Tommaso da Lugano, altresì detto Lombardo (doc. 1536-1584?), sebbene non fosse imparentato con quella illustre famiglia di scultori che ebbe in Pietro Lombardo il suo capostipite. Anche se non giunse mai alla fama di Vittoria o di Cattaneo, l'artista ticinese fu senza dubbio tra i più stretti assistenti del fiorentino, visti i lunghi anni trascorsi nel suo studio di cui resta traccia nella documentazione d'archivio. Il sodalizio tra Tatti e Tommaso è attestato anche da un disegno di Jacopo Palma il Giovane all'interno di un suo noto album (1602-1604) della collezione Lugt, oggi alla Fondazione Custodia di Parigi, in cui sono raffigurati i volti dei due artisti e di Vittoria, identificabili anche dai nomi che corredano ciascuna effigie. Il foglio rappresenta una preziosa testimonianza visiva della bottega di Sansovino, da cui sembra trasparire non solo l'intesa lavorativa, ma anche il rapporto di sincero affetto tra Jacopo e due dei suoi collaboratori più fedeli 8 .

L. Annibali, L’altare della Madonna di Galliera, il progetto di Alfonso Lombardi e alcune riflessioni sulla sua opera grafica, in Arte e Umanesimo a Bologna. Materiali e nuove prospettive, a cura di D. Benati e G.A. Calogero, Bologna 2019, pp. 97-120

L. Annibali, VACCA, Flaminio, in DBI 95 (2020)

VACCA, Flaminio. -Nacque a Roma intorno al 1538, figlio di Gabriele, un calzolaio (Bertolotti, 18... more

L. Annibali, SOGARI, Prospero, detto il Clemente, in DBI 93 (2018)

L. Annibali, Jacopo Fantoni a Bologna. L'altare della Madonna di Galliera e il 'Monumento Bottrigari' in San Francesco, "Arte Veneta", 74, 2017 [2018], pp. 61-83

a distanza di pochi anni dall'articolo di Anne Markham Schulz su Jacopo Fantoni 1 , in questa sed... more a distanza di pochi anni dall'articolo di Anne Markham Schulz su Jacopo Fantoni 1 , in questa sede si torna a parlare nuovamente dello scultore veneziano e, in particolare, della sua attività a Bologna. Jacopo Fantoni, detto anche Colonna o Dalle Colonne, visse tra il 1504 e il 1540, lavorando a Venezia, a Padova e infine nella città emiliana. Era figlio del lapicida bergamasco Venturino Fantoni, dal quale fu probabilmente iniziato al mestiere, ma in seguito entrò nella bottega di Jacopo Sansovino stando a Giorgio Vasari, che parla del nostro scultore all'interno della Vita del maestro fiorentino (1568) 2 . Per quanto riguarda la produzione dell'artista, le fonti principali sono sia le notizie biografiche dell'aretino sia la guida della città di Venezia di Francesco Sansovino 3 , nella quale si trovano più volte confermate le opere segnalate da Vasari in laguna. Nell'ambito degli studi si deve invece a Pietro Paoletti il recupero della figura di Jacopo 4 , ma è Adolfo Venturi ad essersi occupato per primo in maniera critica dell'artista 5 . Da allora, in tempi più recenti, gli sono stati dedicati altri contributi da Rossana Bossaglia e Andrea Bacchi 6 , ma a Markham Schulz va comunque riconosciuto il merito del primo studio sistematico di Fantoni, in cui, oltre a essere state ricostruite la vita e la carriera, è stata finalmente messa a fuoco anche l'identità stilistica dello scultore. Il lungo soggiorno di Jacopo Fantoni nella città emiliana, dal 1537 fino alla morte nel 1540, è il periodo della sua vita e della sua attività più documentato, ma è anche quello -almeno finora -di cui sembrava non fosse rimasta alcuna testimonianza figurativa. Nell'Appendice all'edizione del 1844 della Graticola di Bologna di Pietro Lamo, curata da Gaetano Giordani, viene citato un documento, di cui non si conoscono né la data né la provenienza, segnalato al commentatore da Ottavio Mazzoni Toselli, in cui si parla di Jacopo Fantoni e del suo arrivo a Bologna già nel 1537, per lavorare -così si legge -all'altare maggiore della chiesa di Santa Maria di Galliera (opera non più esistente): "Nell'anno 1537 circa venne in Bologna Maestro Giacomo Lapicida veneziano del quondam Venturino Dalle Colonne, a [sic] con esso lui vennero Maestro Giovanni Maria stipendiato a lire 19 mensili, moneta di Venezia, con le spese del vivere e della casa; un Maestro Francesco da Bisone veneziano; certo Rocco dei Cortesi da Bergamo dimorante in Venezia; ed un Maestro Gio. Antonio intagliatore di capitelli pure da Venezia. Costoro chiamati a Bologna dai soprastanti alla Chiesa della Madonna di Galliera, alloggiarono nella casa della Chiesa stessa e lavorarono in un cortile tutto l'Altare maggiore della Madonna con marmi d'Istria. Terminata l'opera giunto alla età di 36 anni morì di petecchie l'anno 1540 nella medesima casa ove aveva lavorato l'Altare, e fu sepolto a s. Domenico. Maestro Bernardino suo fratello venne in Bologna a raccogliere l'eredità del fratello consistente in marmi d'Istria che furono venduti agli Officiali della fabbrica di s. Petronio, ed in statue è [sic] busti di marmo" 7 .

L. Annibali, Dalla Santa Casa di Loreto a Urbino: marmi di Carrara nelle Marche del Cinquecento, in Nelle terre del marmo, a cura di A. Bartelletti, G. Donati e A. Galli (="Acta apuana", XVIII-XX, 2019-2021), Ospedaletto (Pisa) 2023, pp. 219-239

luca annibali* DALLA SANTA CASA DI LORETO A URBINO: MARMI DI CARRARA NELLE MARCHE DEL CINQUECENTO... more luca annibali* DALLA SANTA CASA DI LORETO A URBINO: MARMI DI CARRARA NELLE MARCHE DEL CINQUECENTO Riassunto-Il rivestimento della Santa Casa di Loreto, complesso di rilievi e statue tra i più sontuosi di tutta la Penisola, rappresenta il maggiore cantiere in marmo di Carrara in terra marchigiana. Progettato da Donato Bramante nel 1509, la sua erezione si protrasse per sette decenni, a partire dal 1513 fino al 1579, e vide il coinvolgimento di un numero straordinario di scultori e scalpellini forestieri. All'interno del territorio rappresenta un caso isolato, non paragonabile per dimensioni e ricchezza decorativa, la cui realizzazione fu possibile solo grazie alle finanze dello Stato Pontificio, sotto cui ricadeva l'amministrazione del santuario. La documentazione edita da tempo, pubblicata da Kathleen Weil-Garris e da Floriano Grimaldi, permette di comprendere le dinamiche intorno all'approvvigionamento dei marmi e alla loro lavorazione, offrendo una chiave di lettura anche per realtà affini. Nella ricomposizione di una storia della pietra apuana nelle Marche è stato affrontato pure il caso di Urbino, che, sotto la reggenza di Guidobaldo II e poi di Francesco Maria II della Rovere, vide moltiplicarsi la promozione di opere marmoree. I documenti ampiamente noti intorno alle commissioni, in questo arco di tempo, a Bartolomeo Ammannati, Giovanni Bandini e Girolamo Campagna permettono quindi di inquadrare la realtà del mercato del marmo entro il ducato roveresco.

The Bust of Ottavio Farnese at the J. Paul Getty Museum: An Addition to the Corpus of Giovanni Battista della Porta

Getty Research Journal, Aug 1, 2021

The various sculpted busts of Ottavio Farnese (1524–86), duke of Parma and Piacenza, are still at... more The various sculpted busts of Ottavio Farnese (1524–86), duke of Parma and Piacenza, are still at the center of debates of attribution. Focusing on the bust in Carrara marble in the collection of the J. Paul Getty Museum in Los Angeles, the author proposes a new attribution to Lombard-born sculptor Giovanni Battista della Porta (1542–97), one of the protagonists of the Roman artistic scene in the second half of the sixteenth century. While archival sources attest to Della Porta’s ambition to work in the service of the duke and to Farnese’s awareness of the sculptor’s artistic achievements, the attribution is largely based on comparisons with Della Porta’s works. Finally, the author discusses hypotheses related to the dating of the bust, the occasion of its creation, its original location in Parma, and the bust’s movements prior to its entry into the Getty collection.

L. Annibali, Plautilla, i molteplici carismi di un'artista con miracolo, "Il Manifesto. Alias", 13 marzo 2022

Mostre A Roma. Palazzo Corsini, "Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architet... more Mostre A Roma. Palazzo Corsini, "Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architettrice", a cura di Yuri Primarosa. Casta e di modeste origini, incrociò eminenti personalità d'arte e politica nella Roma del Seicento, e se ne avvalse virtuosamente: come racconta doviziosamente la mostra Sulla via della Lungara, a Trastevere, si trova uno dei luoghi più affascinanti di Roma, Palazzo Corsini, che ancora custodisce la collezione d'arte qui raccolta dai proprietari settecenteschi, e che oggi è una delle due sedi delle Gallerie Nazionali di Arte Antica. La sua quadreria è famosa per i capolavori del Seicento romano, in primis il Battista adolescente di Caravaggio, così come importanti dipinti di Rubens, Reni, Orazio Gentileschi. All'interno dell'edificio è ora in corso una mostra su un'altra figura della Roma barocca, una donna che fu pratica sia di pittura sia di architettura, Plautilla Bricci (1616-post 1690). Curata da Yuri Primarosa, l'esposizione su questo personaggio poco noto al grande pubblico è intitolata Una rivoluzione silenziosa Plautilla Bricci pittrice e architettrice (fino al 19 aprile, catalogo Officina Libraria). Dopo i molti anni vissuti nell'anonimato, commuove allora leggere nella lunetta dipinta per San Giovani in Laterano e oggi ai Musei Vaticani (anch'essa in mostra), la firma apposta dell'artista, corredata sia da «PINXIT» sia da «INVENIT», a rivendicare con forza la sua responsabilità nell'esecuzione e nell'ideazione.

The Bust of Ottavio Farnese at the J. Paul Getty Museum: An Addition to the Corpus of Giovanni Battista della Porta

Getty Research Journal

The various sculpted busts of Ottavio Farnese (1524–86), duke of Parma and Piacenza, are still at... more The various sculpted busts of Ottavio Farnese (1524–86), duke of Parma and Piacenza, are still at the center of debates of attribution. Focusing on the bust in Carrara marble in the collection of the J. Paul Getty Museum in Los Angeles, the author proposes a new attribution to Lombard-born sculptor Giovanni Battista della Porta (1542–97), one of the protagonists of the Roman artistic scene in the second half of the sixteenth century. While archival sources attest to Della Porta’s ambition to work in the service of the duke and to Farnese’s awareness of the sculptor’s artistic achievements, the attribution is largely based on comparisons with Della Porta’s works. Finally, the author discusses hypotheses related to the dating of the bust, the occasion of its creation, its original location in Parma, and the bust’s movements prior to its entry into the Getty collection.

L. Annibali, Antonio Begarelli a Bologna, “Bollettino d'Arte”, XLV, 2021, pp. 107-120

L. Annibali, The Bust of Ottavio Farnese in the J. Paul Getty Museum. An Addition to the Corpus of Giovanni Battista Della Porta, “Getty Research Journal”, XIV, 2021, pp. 21-38

L. Annibali, All'ombra di Guglielmo della Porta. Bernardino Passeri e Bartolomeo Argentieri nella Roma di Gregorio XIII, in La collezione di medaglie Mario Scaglia, I. Esercizi di lettura, a cura di L. Simonato, Cinisello Balsamo 2020, pp. 123-139

Bollettino d'Arte 45. 2020. Serie VII-fascicolo n. 45

by L'ERMA di BRETSCHNEIDER, Publisher, Lorenzo Principi, and Luca Annibali

Nota redazionale FRANCESCA GIRELLI, L’Arca di Sant’Agostino a Pavia: opera di Giovanni di Balducc... more Nota redazionale
FRANCESCA GIRELLI, L’Arca di Sant’Agostino a Pavia: opera di Giovanni di Balduccio
FEDERICA SIDDI, Aggiunte al tardogotico lombardo: due statue lignee della ‘Madonna col Bambino’
ELENA CERA, Niccolò di Giovanni Fiorentino, Bartolomeo Buon e alcuni problemi della scultura veneziana di metà Quattrocento
MICHELA ZURLA, Scultura a Genova intorno al 1450: tra i Maestri caronesi e Giovanni da Bissone
MATTEO FACCHI, Qualità e industria in Rinaldo de Staulis: il cantiere della Certosa di Pavia e la ‘Madonna col Bambino’ della Rocca di Soncino
MARCO SCANSANI, Ludovico Castellani, scultore ritrovato dell’“Officina Ferrarese”
LORENZO PRINCIPI, Un ‘Autoritratto’ di Alessandro della Scala da Carona, scultore in nord Italia nella prima metà del Cinquecento
LUCA ANNIBALI, Antonio Begarelli a Bologna
GABRIELE LANGOSCO, Sulla prima attività di Bernardino De Novo, scultore a Genova alla metà del Cinquecento
FERNANDO LOFFREDO, Martino Regio da Viganello e le materie della scultura
FRANCESCA PADOVANI, Notizie inedite per un profilo di Hans Reichle bibliofilo
Abstracts
Contatti degli Autori

Bollettino d'Arte 45. 2020. Serie VII-fascicolo n. 45
Bollettino d'Arte, 45
2021, 168 pp.
Paperback, 22,5 x 28,5 cm
ISBN: 9788891322654
ISSN: 0394-4573

L. Annibali, VITTORIA, Alessandro, in DBI 99 (2020)

Vilio sartor»), mentre non si conosce nulla riguardo alla madre. Alessandro fu tra i principali p... more Vilio sartor»), mentre non si conosce nulla riguardo alla madre. Alessandro fu tra i principali protagonisti della scultura veneziana di pieno Cinquecento, un primato riconosciutogli anche da Giorgio Vasari nella seconda edizione delle Vite (1568), al tempo in cui il maestro di origini trentine era ancora agli inizi della carriera: «si può credere che vivendo si abbia a vedere di lui ogni giorno bellissime opere e degne del suo cognome Vittoria, e che vivendo abbia a essere eccellentissimo scultore» (Vasari, 1550 e 1568, 1987, VI, pp. 190 s.). Giunse a Venezia il 25 luglio 1543, quando era diciottenne (Avery, 1999c, p. 15, doc. 1). Fu qui che risiedette per quasi la sua intera esistenza, dato che si allontanò dalla Laguna solo per brevi periodi, richiamato da occasioni lavorative. Si ritiene che, prima dellʼapprodo veneziano, abbia speso i suoi anni giovanili presso la bottega di Vincenzo e Gian Girolamo Grandi, scultori patavini che, dal quarto decennio, si stabilirono a Trento. Anche se non è possibile misurare una ricaduta del loro stile nellʼopera di Vittoria, lʼipotesi non può essere scartata: tale alunnato servì forse al giovane trentino per apprendere i rudimenti del mestiere (Leithe

L. Annibali, A. Bacchi, in Sotheby's, New York, Fearless. The Collection of Hester Diamond, auction (New York, 29 January 2021), New York 2021, pp. 100-105 cat. 120

Per il saggio completo si veda il catalogo online: https://www.sothebys.com/en/buy/auction/2021/t... more

L. Annibali, Middeldorf: quel plinto... spostare l'occhio verso l'Adriatico, "Il Manifesto. Alias", 7 febbraio 2021

Middeldorf: quel plinto spostare locchio verso lAdriatico -Luca Annibali, 07.02.2021 Storici dell... more Middeldorf: quel plinto spostare locchio verso lAdriatico -Luca Annibali, 07.02.2021 Storici dell'arte / Folgorazioni: Ulrich Middeldorf. L'eccezionale sensibilità ai dati visivi dello studioso tedesco nella celebre attribuzione alla bottega dei fratelli Lombardo della bellissima base su cui poggia l'Idolino di Pesaro. Il saggio uscì nel 1938: lo studioso, già di stanza a Firenze, era in esilio negli Stati Uniti per il suo antifascismo Ulrich Middeldorf negli anni dell'Università di Chicago (1935-'53) «Che cè nel nome? Quella che chiamiamo rosa, anche con un altro nome avrebbe il suo profumo».

L. Annibali, Una proposta per Tommaso da Lugano. Le sculture dei monumenti Corner in San Salvador a Venezia, “Nuovi Studi”, XV, 2020, pp. 25-37

Nel glorioso quanto vario panorama della scultura lagunare di pieno Cinquecento la figura di Ales... more Nel glorioso quanto vario panorama della scultura lagunare di pieno Cinquecento la figura di Alessandro Vittoria (1525 circa-1608) occupa una posizione di assoluta preminenza 1 . L'artista oriundo di Trento, quando era probabilmente appena diciottenne, nel 1543, giunse a Venezia ed entrò sin da subito nella bottega di Jacopo Tatti, detto Sansovino (1486-1570), che rappresentava al tempo il polo d'attrazione per ogni giovane maestro residente in Laguna. Sansovino si era trasferito a Venezia già nel 1527, ma la sua carriera in città conobbe una notevole accelerazione due anni dopo, con la nomina a proto di San Marco, in seguito alla quale fu costretto a fare affidamento, in misura sempre maggiore, su collaboratori per assolvere alle commissioni provenienti sia dalla Serenissima sia dall'aristocrazia locale 2 . Non è da considerarsi inferiore a Vittoria anche un altro innegabile protagonista di questa stagione, il carrarese Danese Cattaneo (1515 circa-1572), più anziano del trentino, ma come quest'ultimo allievo di Tatti 3 . Si può constatare che Cattaneo fu tra i suoi discepoli più fedeli, dato che Jacopo, nel testamento del 1568, gli lasciava in eredità tutti i modelli e i calchi di sua proprietà 4 . Indubbiamente, invece, i rapporti tra Tatti e Vittoria non furono sempre sereni, come prova una lettera di Pietro Aretino del 1551, in cui si fa riferimento a certi attriti tra i due maestri 5 . Questi contrasti erano stati verosimilmente provocati dal tentativo del trentino di sostituirsi a Jacopo nell'esecuzione di un Ercole colossale in pietra d'Istria per il duca di Ferrara Ercole II d'Este. È bene però ricordare che l'episodio si concluse con la resa di Vittoria, che accettò l'offerta di Sansovino di scolpire le due cariatidi, i cosiddetti Feminoni, per il vestibolo della Libreria marciana, e il fiorentino poté dunque completare l'Ercole alla fine eretto nella piazza di Brescello 6 . Anche una missiva di Aretino del 1553 conferma che, a quel tempo, i legami tra i due artisti si rinsaldarono 7 , ma ciò è ugualmente certificato dal fatto che, negli anni successivi, non venne meno la collaborazione tra Jacopo e Alessandro. Tra gli allievi di Sansovino, tuttavia, merita di essere ancora indagata la figura di Tommaso da Lugano, altresì detto Lombardo (doc. 1536-1584?), sebbene non fosse imparentato con quella illustre famiglia di scultori che ebbe in Pietro Lombardo il suo capostipite. Anche se non giunse mai alla fama di Vittoria o di Cattaneo, l'artista ticinese fu senza dubbio tra i più stretti assistenti del fiorentino, visti i lunghi anni trascorsi nel suo studio di cui resta traccia nella documentazione d'archivio. Il sodalizio tra Tatti e Tommaso è attestato anche da un disegno di Jacopo Palma il Giovane all'interno di un suo noto album (1602-1604) della collezione Lugt, oggi alla Fondazione Custodia di Parigi, in cui sono raffigurati i volti dei due artisti e di Vittoria, identificabili anche dai nomi che corredano ciascuna effigie. Il foglio rappresenta una preziosa testimonianza visiva della bottega di Sansovino, da cui sembra trasparire non solo l'intesa lavorativa, ma anche il rapporto di sincero affetto tra Jacopo e due dei suoi collaboratori più fedeli 8 .

L. Annibali, L’altare della Madonna di Galliera, il progetto di Alfonso Lombardi e alcune riflessioni sulla sua opera grafica, in Arte e Umanesimo a Bologna. Materiali e nuove prospettive, a cura di D. Benati e G.A. Calogero, Bologna 2019, pp. 97-120

L. Annibali, VACCA, Flaminio, in DBI 95 (2020)

VACCA, Flaminio. -Nacque a Roma intorno al 1538, figlio di Gabriele, un calzolaio (Bertolotti, 18... more

L. Annibali, SOGARI, Prospero, detto il Clemente, in DBI 93 (2018)

L. Annibali, Jacopo Fantoni a Bologna. L'altare della Madonna di Galliera e il 'Monumento Bottrigari' in San Francesco, "Arte Veneta", 74, 2017 [2018], pp. 61-83

a distanza di pochi anni dall'articolo di Anne Markham Schulz su Jacopo Fantoni 1 , in questa sed... more a distanza di pochi anni dall'articolo di Anne Markham Schulz su Jacopo Fantoni 1 , in questa sede si torna a parlare nuovamente dello scultore veneziano e, in particolare, della sua attività a Bologna. Jacopo Fantoni, detto anche Colonna o Dalle Colonne, visse tra il 1504 e il 1540, lavorando a Venezia, a Padova e infine nella città emiliana. Era figlio del lapicida bergamasco Venturino Fantoni, dal quale fu probabilmente iniziato al mestiere, ma in seguito entrò nella bottega di Jacopo Sansovino stando a Giorgio Vasari, che parla del nostro scultore all'interno della Vita del maestro fiorentino (1568) 2 . Per quanto riguarda la produzione dell'artista, le fonti principali sono sia le notizie biografiche dell'aretino sia la guida della città di Venezia di Francesco Sansovino 3 , nella quale si trovano più volte confermate le opere segnalate da Vasari in laguna. Nell'ambito degli studi si deve invece a Pietro Paoletti il recupero della figura di Jacopo 4 , ma è Adolfo Venturi ad essersi occupato per primo in maniera critica dell'artista 5 . Da allora, in tempi più recenti, gli sono stati dedicati altri contributi da Rossana Bossaglia e Andrea Bacchi 6 , ma a Markham Schulz va comunque riconosciuto il merito del primo studio sistematico di Fantoni, in cui, oltre a essere state ricostruite la vita e la carriera, è stata finalmente messa a fuoco anche l'identità stilistica dello scultore. Il lungo soggiorno di Jacopo Fantoni nella città emiliana, dal 1537 fino alla morte nel 1540, è il periodo della sua vita e della sua attività più documentato, ma è anche quello -almeno finora -di cui sembrava non fosse rimasta alcuna testimonianza figurativa. Nell'Appendice all'edizione del 1844 della Graticola di Bologna di Pietro Lamo, curata da Gaetano Giordani, viene citato un documento, di cui non si conoscono né la data né la provenienza, segnalato al commentatore da Ottavio Mazzoni Toselli, in cui si parla di Jacopo Fantoni e del suo arrivo a Bologna già nel 1537, per lavorare -così si legge -all'altare maggiore della chiesa di Santa Maria di Galliera (opera non più esistente): "Nell'anno 1537 circa venne in Bologna Maestro Giacomo Lapicida veneziano del quondam Venturino Dalle Colonne, a [sic] con esso lui vennero Maestro Giovanni Maria stipendiato a lire 19 mensili, moneta di Venezia, con le spese del vivere e della casa; un Maestro Francesco da Bisone veneziano; certo Rocco dei Cortesi da Bergamo dimorante in Venezia; ed un Maestro Gio. Antonio intagliatore di capitelli pure da Venezia. Costoro chiamati a Bologna dai soprastanti alla Chiesa della Madonna di Galliera, alloggiarono nella casa della Chiesa stessa e lavorarono in un cortile tutto l'Altare maggiore della Madonna con marmi d'Istria. Terminata l'opera giunto alla età di 36 anni morì di petecchie l'anno 1540 nella medesima casa ove aveva lavorato l'Altare, e fu sepolto a s. Domenico. Maestro Bernardino suo fratello venne in Bologna a raccogliere l'eredità del fratello consistente in marmi d'Istria che furono venduti agli Officiali della fabbrica di s. Petronio, ed in statue è [sic] busti di marmo" 7 .