Teaching Documents by sebastiano roveroni
La dispensa raccoglie le lezioni svolte durante il corso di “Tecnica e Pianificazione urbanistica... more La dispensa raccoglie le lezioni svolte durante il corso di “Tecnica e Pianificazione urbanistica” presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Trieste. La dispensa non vuole essere un testo esaustivo, ma ha lo scopo precipuo di fornire agli studenti dei riferimenti utili per approfondire la conoscenza della disciplina nei suoi differenti aspetti pratici, teorici, applicativi e professionali.
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Il saggio descrive e propone soluzioni per risolvere alcune criticit\ue0 insite nei percorsi part... more Il saggio descrive e propone soluzioni per risolvere alcune criticit\ue0 insite nei percorsi partecipativi allargati all'intera cittadinanza, alla luce di alcune esperienze svolte sul campo e delle raccomandazioni riportate nella Carta della partecipazione promossa a livello nazionale dall'Istituto Nazionale di Urbanistica
2006/2007Nella riflessione che accompagna l’osservazione del territorio contemporaneo, contrappos... more 2006/2007Nella riflessione che accompagna l’osservazione del territorio contemporaneo, contrapposizione, giustapposizione e frammentazione sono termini utilizzati per descrivere una condizione dove sempre più rilevante risulta il rapporto tra pieni e vuoti. Leggere la città contemporanea in negativo, come un giustapporsi di spazi aperti e spazi costruiti dove acquista rilievo anche ciò che rimane tra le emergenze, diventa lo stimolo progettuale per pensare ad una nuova immagine di città, che si confronti con le esigenze di vita della società. Liberato dalla sua accezione eminentemente negativa e visto nelle sue possibili e progettualmente fertili declinazioni, il tema del vuoto acquista un nuovo ruolo nella definizione di spazialità inedite: esso può divenire l’approccio al progetto per, sulla e della città contemporanea. Se, da un lato, le violente trasformazioni a cui abbiamo assistito in città come Berlino e, più di recente, New York, hanno messo in primo piano la necessità e la ...
Progetto grafico e impaginazione BaSe studio creativo © copyright Edizioni Università di Trieste,... more Progetto grafico e impaginazione BaSe studio creativo © copyright Edizioni Università di Trieste, Trieste 2012. Proprietà letteraria riservata. I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale e parziale di questa pubblicazione, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, le fotocopie e altro) sono riservati per tutti i paesi. La dispensa non vuole essere un testo esaustivo, ma ha lo scopo precipuo di fornire agli studenti dei riferimenti utili per approfondire la conoscenza della disciplina nei suoi differenti aspetti pratici, teorici, applicativi e, perché no, professionali. Si offre quindi come traccia su cui poi ciascun studente, se ne avrà il desiderio, potrà costruire il proprio percorso di ulteriore e personale approfondimento. L' ordine con cui le lezioni sono riportate riflette un percorso di avvicinamento al sapere che non è strettamente cronologico. Si è scelto simbolicamente di osservare il campo di studio a partire da una s...
categoria ricorrente, ma non definita 00. Nella riflessione che accompagna l'osservazione del ter... more categoria ricorrente, ma non definita 00. Nella riflessione che accompagna l'osservazione del territorio contemporaneo, contrapposizione, giustapposizione e frammentazione sono termini utilizzati per descrivere una condizione dove sempre più rilevante risulta il rapporto tra pieni e vuoti. Leggere la città in negativo, come un giustapporsi di spazi aperti e spazi costruiti dove acquista rilievo anche ciò che rimane tra le emergenze, diventa lo stimolo progettuale per pensare ad una nuova immagine di città, che si confronti con le esigenze di vita della società. Liberato dalla sua accezione eminentemente negativa e visto nelle sue possibili e progettualmente fertili declinazioni, il tema del vuoto acquista un nuovo ruolo nella definizione di spazialità inedite: esso può divenire l'approccio al progetto per, sulla e della città contemporanea. Se, da un lato, le violente trasformazioni a cui abbiamo assistito in città come Berlino e, più di recente, New York, hanno messo in primo piano la necessità e la difficoltà di confrontarsi con il tema del vuoto (drammaticamente evidente in queste lacerazioni del tessuto urbano), dall'altra il tema del vuoto ha da sempre attraversato lo studio della città. Nel suo essere vuoto, il parco ha rappresentato uno degli elementi basilari per la formulazione di ipotesi per la città moderna, in cui si rifletteva l'idea stessa di città. Alla ricerca di nuovi orizzonti di senso, il tema del vuoto riporta l'attenzione a forme culturali contrapposte: quella orientale ci educa al senso positivo di una dimensione complementare a quella materica e tangibile, e per questo carica di valore nel suo dare compiutezza a ciò che è in essere. Nella cultura occidentale, invece, è l'arte ad aver ampliamente indagato il vuoto: artisti come Klein, Fontana e Manzoni, ad esempio, con le loro sperimentazioni delineano i termini della questione offrendo punti di riferimento per poter giungere a intravedere il vuoto attraverso tre concetti fondanti: l'immateriale, l'invisibile e l'infinito. Analoghe declinazioni possono essere riconosciute anche nella ricerca architettonica: se Colin Rowe, nel suo "Collage City" offre una lettura che propone implicitamente una descrizione del vuoto come negativo (senso già presente nella pianta di Roma del Nolli), dall'altra i progetti visionari di Boullée riportano l'attenzione alla percezione dell'utente e all'essere del "vuoto" nel senso che viene da questi ad esso attribuito. Ma il vuoto può diventare anche componente essenziale di progetto, materiale che si presta a infinite possibilità di sviluppi variabili: una forma d'interpretazione, quest'ultima, che maggiormente può adattarsi al sentire della contemporaneità. Concentrazione, giustapposizione, frammentazione sono alcuni tra i termini più usati per descrivere il territorio contemporaneo. La tendenza alla dispersione risulta acuita dalla frammentarietà delle parti che compongono la città contemporanea. La nuova immagine viene definita dal rapporto tra i pieni e i vuoti: l'arcipelago è forse l'immagine maggiormente in grado di descrivere questa situazione. Le nuove forme urbane che si stanno delineando presentano situazioni di alternanza fra concentrazione di pieni e concentrazione di vuoti. La città è costituita da edifici, giardini, strade, piazze, parchi, ma anche dagli interstizi fra gli spazi edificati, dagli spazi aperti, da periferie interne, grandi vuoti, aree dismesse, derelict land. La storia dell'architettura contemporanea ha già proposto differenti strategie per il progetto della città, e il parco ha spesso testimoniato un'idea di città all'interno della città, una sorta di spazio di sperimentazione delle nuove teorie urbane. In questo senso il parco, attraverso il suo valore di spazio vuoto diviene l'elemento fondamentale di molte idee di rifondazione della città moderna."L'esperienza del giardino, in questo senso, favorisce una "percezione qualitativa" dei vari strati dello spazio pubblico. [...] i giardini potrebbero essere i catalizzatori della nuova città contemporanea, essi rappresentano i luoghi di sosta dell'infinito peregrinare del "passante". Un luogo di sosta ma non di stasi, sarà un luogo in cui concentrare la vita e le attività quotidiane, sarà un luogo dell'abitare" 1 . Una attenzione particolare rivolta allo spazio "negativo" diviene un approccio aperto all'innovazione, a luoghi che possano interpretare i nuovi modi d'uso dello spazio. Leggere la città contemporanea in negativo come un giustapporsi di spazi aperti e spazi costruiti, pieni e vuoti, diventa lo stimolo progettuale per una nuova immagine di città, che si confronti con le nuove esigenze di vita della società. All'interno di questa domanda di ricerca lo studio del tema del vuoto diviene qualcosa di attinente alla costruzione di nuove spazialità; il vuoto diviene l'approccio al progetto per, sulla e della città contemporanea. Il pensiero architettonico guarda con sempre maggiore attenzione allo spazio aperto, oltre alla costruzione fisica dell'edificio. Il progetto del vuoto è in questo senso il progetto di ciò che sta tra le cose, di quello che nell'arte viene definito sfondo, superficie, ritaglio e scavo: è la possibilità di riconfigurare l'architettura come un potenziale strumento di intervento nell'ambito di uno scenario più ampio ed in continuo mutamento, che vede un progressivo e costante cambiamento dei modi di vivere e di abitare. Il vuoto, può consistere anche nella pausa tra due pieni, due oggetti, negli spazi in "between", in tutto quello che si annida tra le costruzioni. Il metodo da utilizzare può essere in questo caso la definizione, la scomposizione, la demolizione, utilizzando un approccio diverso, in un certo senso inverso. Da questo punto di vista riveste particolare importanza l'attenzione a nuovi spazi del territorio contemporaneo, aree "fertili", capaci di generare dinamiche innovative per lo sviluppo della città. "I terrains vagues sono i territori vuoti, abbandonati dalla legge: le fabbriche in disuso, i terreni inedificati, gli edifici disabitati e degradati. Terre incolte e indefinite, abbandonate dall'antica città e dalle sue istituzioni perché prive ormai, per la loro dislocazione, di qualsiasi valore economico e sociale. Le aree virus sono invece i terrains vagues che acquistano di nuovo pubblicità, diventano ancora una volta spazi pubblici, nel momento in cui pongono il problema della loro presenza in città "come possibile fattore di distruzione del suo ordine consolidato" e dei suoi valori (F.Purini). Solo così, solo con l'effettualità della distruzione e non con l'appello alla consuetudine, questi nuovi spazi saranno legittimati per funzionare come .foto sul vuoto grandi laboratori per nuove alchimie sociali e politiche" . Un recupero della pausa, del vuoto di fronte all'eccesso di pienezza e di continue sollecitazioni percettive può essere ritrovato anche nella progettazione dell'essenziale, dello spazio puro (ad esempio la spazialità ricreata da Mies van der Rohe), nel superamento della planarità della superficie e nella ricerca di uno spazio indeterminato, che si presti ad un uso non definito, secondo la variazione della domanda nel tempo. La necessità della ricostruzione dopo la guerra, o l'intervento di demolizione del muro di Berlino, hanno riaperto nuove spazialità, riconfigurando l'intera immagine della città. "Berlino è una città di spazi vuoti, un insieme di assenze del passato e del futuro" . Berlino nel corso della sua storia è sempre stata caratterizzata da processi di demolizione e ricostruzione. Divenuta capitale, la volontà politica di rappresentatività e la necessità di confronto con le altre capitali europee, ricche di tradizione, come Parigi, Vienna e Londra, ne hanno fatto un terreno di grande sperimentazione e modificazione, ed aprendosi alla riscrittura di una città nuovasul terreno della città esistente. "Berlino è un luogo colmo di storia e senza tradizione. Lo sviluppo urbanistico va di pari passo con la storia politica della città. Cinque diversi sistemi governativi hanno influenzato l'immagine di Berlino nel XX secolo. Nel corso di un processo di parricidio continuo, quasi ogni generazione ha cancellato i luoghi dell'identità della città. A causa di questa distruzione costante, il solo atto di distruggere ha prodotto continuità è permanenza" 4 . Le particolari scelte urbanistiche unite alla concentrazione di drammatici eventi storici hanno attribuito alla città di Berlino una particolare struttura fatta di frammenti e fratture, dove le tracce della storia si affiancano a zone vuote di . immagini tratte dal film Germania anno zero di Roberto Rossellini (14)
La dispensa non vuole essere un testo esaustivo, ma ha lo scopo precipuo di fornire agli studenti... more La dispensa non vuole essere un testo esaustivo, ma ha lo scopo precipuo di fornire agli studenti dei riferimenti utili per approfondire la conoscenza della disciplina nei suoi differenti aspetti pratici, teorici, applicativi e, perché no, professionali. Si offre quindi come traccia su cui poi ciascun studente, se ne avrà il desiderio, potrà costruire il proprio percorso di ulteriore e personale approfondimento. L' ordine con cui le lezioni sono riportate riflette un percorso di avvicinamento al sapere che non è strettamente cronologico. Si è scelto simbolicamente di osservare il campo di studio a partire da una soglia temporale a noi prossima, quella degli anni '80, che ha però inciso in modo rilevante sulla disciplina e sulla sua impostazione. Una soglia che, a nostro parere, impone di riconsiderare la storia dell'urbanistica, così come i suoi strumenti e dunque le sue tecniche, alla luce delle questioni che il tempo presente ci impone di affrontare. Le prime tre parti guardano alla storia della disciplina muovendosi tra passato e presente: con questo criterio si ci si è soffermati su alcune città la cui vicenda è, dal punto di vista urbanistico, esemplare. Abbiamo prestato attenzione ai temi oggi da più parti riconosciuti come rilevanti nei processi di pianificazione: temi con origini anche lontane, sollecitano anche una rilettura critica dei percorsi progettuali condotti da noti urbanisti italiani, urbanisti che sin dalle prime esperienze di pianificazione hanno concorso alla costruzione e al consolidamento di questo sapere. È apparso pertinente far conoscere agli studenti alcune di queste figure, scelte tra le tante il cui lavoro, in forme diverse, offre ancor oggi motivo di riflessione. La quarta parte riporta la sintesi delle lezioni di tre professionisti invitati in momenti diversi al corso. Tre punti di vista attraverso esperienze di lavoro che esprimono modi diversi di "fare urbanistica" nei temi affrontati, nelle scale di intervento, negli strumenti e nelle tecniche adottate. Infine, un'ultima parte è dedicata agli strumenti pratici di cui anche gli studenti sono serviti nelle loro esercitazioni, per meglio conoscere e comprendere i mezzi operativi utili allo studio e al progetto della città e dei territori contemporanei.
Cosengeles \ue8 una indagine territoriale con esiti progettuali sulla crescita urbana di un insie... more Cosengeles \ue8 una indagine territoriale con esiti progettuali sulla crescita urbana di un insieme di citt\ue0 di dimensioni medio/metropolitane. Cosenza e il suo intorno - avviata dal Comune di Lattarico, nel corso della stesura del nuovo piano regolatore in fase di sviluppo presso il laboratorio LattaLab, da ricercatori, architetti, progettisti italiani e stranieri
L\u2019articolo illustra, a partire dalla recente esperienza compiuta all'interno della elabo... more L\u2019articolo illustra, a partire dalla recente esperienza compiuta all'interno della elaborazione del PSC del Comune di Comacchio (FE), criticit\ue0 e potenzialit\ue0 riscontrabili nei percorsi partecipativi finalizzati a coinvolgere le associazioni imprenditoriali in attivit\ue0 di promozione della rivitalizzazione dei centri storici di piccole dimensioni, spesso assai colpiti dalla chiusura delle attivit\ue0 minute che ne arricchiscono il tessuto connettivo, economico e sociale. Pratiche attivate ed esiti raggiunti, comparati con altri casi studio, mettono in luce come i soggetti coinvolti abbiano immaginato il rilancio del tessuto produttivo attraverso il recupero del senso di appartenenza ai luoghi e la responsabilizzazione dei cittadini, sostenendo l\u2019uso pubblico di spazi aperti ed edifici pubblici abbandonati e la loro cura collettiva
Gli spazi pubblici sono da sempre al centro della riflessione e della pratica delle discipline ch... more Gli spazi pubblici sono da sempre al centro della riflessione e della pratica delle discipline che si confrontano con la città e il suo progetto. Il workshop "Una nuova abitabilità per Monfalcone e il suo territorio" è stato anche occasione per leggere e interpretare questi spazi in rapporto alle nuove forme assunte da territori e città contemporanee, per osservarli non solo dal punto di vista fisico, ma anche dalla prospettiva delle relazioni, degli usi e delle "pratiche" svolte dagli abitanti. Una prospettiva resa necessaria dalle condizioni presenti in una città spesso descritta come "frammentata", come un "palinsesto" di forme giustapposte, un collage di usi, molti dei quali anche effimeri, una forma urbana che oggi sembra demotivare e delegittimare il progettista (Harvey, 2010). Alcuni autori (Soja, 1990(Soja, , 2000(Soja, , 2011)), parlando di "post-metropoli" o di "città regione", intendono descrivere realtà urbane nelle quali non esiste frontiera fra città e periferia ma nemmeno limite alla crescita: una diffusione multi-scalare impossibile da comprendere aderendo a convenzioni disciplinari consolidate e tradizionali. Se le diverse metafore postmoderne che investono la città ci parlano di difficoltà descrittive e programmatiche, di dilatazioni, frammenti e collage, il cittadino, di contraltare, sembra assumere un ruolo fondamentale, proprio perché può «vivere e prosperare nell'universo semiotico illimitato della metropoli creandosi liberamente percorsi e mappe personali che non necessariamente devono corrispondere alla totalità del contesto urbano» (Ilardi, 2005, p.124). In questo senso Giandomenico Amendola, nel suo La città postmoderna (Amendola, 2010), pare indicare in chi pratica la città il soggetto in grado di attribuirle un senso attraverso le molteplici esperienze quotidiane, l'unico capace di tenere assieme gli innumerevoli frammenti urbani. Le trasformazioni prodotte dal "secolo breve", incidendo sulle forme spaziali e d'uso dei territori, hanno conseguentemente modificato le forme del progetto urbanistico. Rispetto a una "lettura moderna" per la quale la giornata era strettamente legata e risolta entro le dimensioni dell'"abitare" e del "lavorare", la fase post-industriale e, successivamente, gli effetti della globalizzazione hanno determinato un'atomizzazione dei bisogni, degli usi e delle pratiche che difficilmente possiamo ricondurre a un modello unitario. A questo scarto si è accompagnata una reazione nei confronti di generalizzanti e codificati metodi di lettura della città, spostando l'interesse delle discipline urbane verso l'osservazione della molteplicità di pratiche e usi presenti nello spazio. Una reazione rintracciabile già a partire dagli anni sessanta in alcune significative critiche alle teorie funzionaliste e più in generale agli esiti della produzione edilizia post bellica: fra queste quelle di Jane Jacobs (Jacobs, 1961), Kevin Lynch (Lynch, 1960) e Jan Gehl (Gehl, 1971). Critiche già emerse nel decennio precedente dall'interno dello stesso movimento moderno, attraverso il lavoro degli esponenti del Team X, i quali sostenevano un approccio al progetto urbano meno codificato per poter comprendere l'articolazione e la varietà delle differenti realtà sociali e culturali delle città. I giovani architetti del Team X avevano
La pubblicazione del volume è resa possibile da un finanziamento messo a disposizione dal Corso d... more La pubblicazione del volume è resa possibile da un finanziamento messo a disposizione dal Corso di studi in Architettura dell'Università di Trieste.
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