Vincenzo Serra
Vincenzo Serra, nato ad Acireale nel 1983, dopo gli studi filosofici e teologici, consegue il Baccellierato in Sacra Teologia presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania. A Roma, conseguito il diploma del corso speciale di Iniziazione alle Antichità Cristiane presso l’Istituto Pontificio di Archeologia Cristiana, si specializza in Studi Sindonici presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
Ha collaborato con SiciliAntica, partecipando a numerose campagne di scavi archeologici.
Tra i suoi contributi di carattere storico e agiografico si annoverano: Il rinvenimento del cranio di san Sebastiano nella Basilica dei SS. Quattro Coronati al Laterano (2018), la prefazione al volume Ubi Mytistraton fuit, Mistretta manet (2018), Il ritrovamento del corpo di san Sebastiano nella Cloaca Maxima ad opera della matrona Lucina (2019), La vita e le opere di santo Stefano. Il culto del Protomartire ad Aci Bonaccorsi (2019), Il culto delle reliquie di san Sebastiano nella basilica a lui dedicata presso il terzo miglio dell’Appia Antica (2020), Gli edifici sacri all’interno del castello di Castiglione di Sicilia e le antiche fortificazioni del borgo (2021), La sacra testa del martire Sebastiano. Storia e vicende di un'insigne reliquia (2024).
Ha collaborato con SiciliAntica, partecipando a numerose campagne di scavi archeologici.
Tra i suoi contributi di carattere storico e agiografico si annoverano: Il rinvenimento del cranio di san Sebastiano nella Basilica dei SS. Quattro Coronati al Laterano (2018), la prefazione al volume Ubi Mytistraton fuit, Mistretta manet (2018), Il ritrovamento del corpo di san Sebastiano nella Cloaca Maxima ad opera della matrona Lucina (2019), La vita e le opere di santo Stefano. Il culto del Protomartire ad Aci Bonaccorsi (2019), Il culto delle reliquie di san Sebastiano nella basilica a lui dedicata presso il terzo miglio dell’Appia Antica (2020), Gli edifici sacri all’interno del castello di Castiglione di Sicilia e le antiche fortificazioni del borgo (2021), La sacra testa del martire Sebastiano. Storia e vicende di un'insigne reliquia (2024).
less
Related Authors
Giovanni Cardone
Università degli Studi di Napoli "Federico II"
Ignazio E Buttitta
Università degli Studi di Palermo
Donato Labate
Ministero della cultura
Uploads
Papers by Vincenzo Serra
Nell’Isola, soprattutto nella parte orientale, il culto del Santo sarebbe stato introdotto dai Normanni a motivo delle notizie leggendarie che riguardano la sua probabile nascita a Narbona, una città della Gallia meridionale. Ciò sarebbe avvenuto all’incirca nel 1063, quando Ruggero I prese dimora in Val Demone.
Secondo un’antica leggenda, riportata dal sacerdote Giuseppe Scirè, sarebbero stati i soldati siciliani, comandati da Sebastiano, a diffondere la venerazione del loro comandante tra i loro conterranei, poiché essi erano stati testimoni del suo doppio martirio e dei suoi miracoli operati a Roma.
In molti comuni della Sicilia sono state erette delle bellissime chiese dedicate a san Sebastiano, il più delle volte, per grazie ricevute o per miracoli avvenuti in contesti storici particolari.
Successivamente, non sappiamo per quali cause, la Chiesa dei SS. Quattro Coronati e l’insigne reliquia del cranio di san Sebastiano non vengono più citate nei documenti, cadendo nell’oblio fino al 1073, anno in cui salì al pontificato papa Gregorio VII, figura legata alla memoria dell’antica chiesa che fu portata alla luce da un evento disastroso, infatti, quando nel 1083 l’imperatore Enrico IV assediò Roma, costringendo il Pontefice a rifugiarsi a Castel Sant’Angelo, i Normanni guidati da Roberto il Guiscardo, accorrendo dalla Puglia, intervennero in suo favore riuscendo a liberarlo, dandosi però al saccheggio della città.
Il recupero di memorie antiche ormai perdute e dei racconti trasmessi dai padri rappresentano sicuramente un patrimonio preziosissimo, da cui attingere, per ricostruire e recuperare i valori che hanno fatto grande la storia della nostra amata terra di Sicilia.
A Castiglione di Sicilia le vicende umane si sono incontrate pienamente con la bellezza struggente del paesaggio circostante.
Pare che il culto di questo grande santo fosse stato introdotto ad Aci Bonaccorsi nella prima metà del XVI secolo, grazie a Giovanna Di Paula, una donna del quartiere dei Pauloti che, essendo molto devota del Protomartire, ottenne il permesso da parte del vescovo di raccogliere dei fondi per l’edificazione di una chiesa a lui dedicata e per la realizzazione di una statua.
La giustificazione di una tale pratica da parte delle autorità romane era finalizzata alla perdita definitiva delle spoglie del martire, affinché la comunità cristiana non potesse venerarne le reliquie.
Alcuni studiosi, soprattutto in tempi recenti, hanno puntato la loro attenzione sulla tematica inerente la toponomastica. È noto, infatti, come molti autori della classicità citino spesse volte nelle loro opere i nomi di Άμήστρατος e Μυτίστρατον, appellativi che in effetti sembrano richiamare il toponimo dell’attuale centro.
Nell’Isola, soprattutto nella parte orientale, il culto del Santo sarebbe stato introdotto dai Normanni a motivo delle notizie leggendarie che riguardano la sua probabile nascita a Narbona, una città della Gallia meridionale. Ciò sarebbe avvenuto all’incirca nel 1063, quando Ruggero I prese dimora in Val Demone.
Secondo un’antica leggenda, riportata dal sacerdote Giuseppe Scirè, sarebbero stati i soldati siciliani, comandati da Sebastiano, a diffondere la venerazione del loro comandante tra i loro conterranei, poiché essi erano stati testimoni del suo doppio martirio e dei suoi miracoli operati a Roma.
In molti comuni della Sicilia sono state erette delle bellissime chiese dedicate a san Sebastiano, il più delle volte, per grazie ricevute o per miracoli avvenuti in contesti storici particolari.
Successivamente, non sappiamo per quali cause, la Chiesa dei SS. Quattro Coronati e l’insigne reliquia del cranio di san Sebastiano non vengono più citate nei documenti, cadendo nell’oblio fino al 1073, anno in cui salì al pontificato papa Gregorio VII, figura legata alla memoria dell’antica chiesa che fu portata alla luce da un evento disastroso, infatti, quando nel 1083 l’imperatore Enrico IV assediò Roma, costringendo il Pontefice a rifugiarsi a Castel Sant’Angelo, i Normanni guidati da Roberto il Guiscardo, accorrendo dalla Puglia, intervennero in suo favore riuscendo a liberarlo, dandosi però al saccheggio della città.
Il recupero di memorie antiche ormai perdute e dei racconti trasmessi dai padri rappresentano sicuramente un patrimonio preziosissimo, da cui attingere, per ricostruire e recuperare i valori che hanno fatto grande la storia della nostra amata terra di Sicilia.
A Castiglione di Sicilia le vicende umane si sono incontrate pienamente con la bellezza struggente del paesaggio circostante.
Pare che il culto di questo grande santo fosse stato introdotto ad Aci Bonaccorsi nella prima metà del XVI secolo, grazie a Giovanna Di Paula, una donna del quartiere dei Pauloti che, essendo molto devota del Protomartire, ottenne il permesso da parte del vescovo di raccogliere dei fondi per l’edificazione di una chiesa a lui dedicata e per la realizzazione di una statua.
La giustificazione di una tale pratica da parte delle autorità romane era finalizzata alla perdita definitiva delle spoglie del martire, affinché la comunità cristiana non potesse venerarne le reliquie.
Alcuni studiosi, soprattutto in tempi recenti, hanno puntato la loro attenzione sulla tematica inerente la toponomastica. È noto, infatti, come molti autori della classicità citino spesse volte nelle loro opere i nomi di Άμήστρατος e Μυτίστρατον, appellativi che in effetti sembrano richiamare il toponimo dell’attuale centro.