Lorenzo Maria Pacini
Born in 1994, I've studied Philosophy and Theology at Pontificia Università della Santa Croce of Rome (PUSC), with an advanced course of specialisation in Bioethics at Ateneo Pontificio Regina Apostolorum of Rome (APRA). I've continued with Philosophy at Università degli Studi di Ferrara (UniFe) with a bacherlor's degree in Esthetic Philosphy, and after the magister degree at Università degli Studi di Parma (UniPr), University of Ferrara (UniFe) and Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (UniMoRe) in Political Philosophy. After I procedeed with a specialization in Mindfulness and Emotions Management at Istituto Europeo di Psicologia Positiva of Madrid. After that, I've followed a specialization at Honk Kong University of Science and Technology in Chinese Politics and Economics. In the summer 2022 I've started the Italian School of Biosymbology at Università Popolare Giordano Bruno. I've prepared my PhD at UniToscana - Leonardo Da Vinci University of Zurich in Political Philosophy, with a project on the political metaphisics in A. Dugin.
I'm Adjunct Professor of Political Philosophy at UniDolomiti of Belluno and Libera Università degli Studi di Bellinzona - Istituto di Neuroscienze Dinamiche Erich Fromm (INDEF), and beforeat University Lorenzo De' Medici of Florence, teaching Political Philosophy, Sociology of cultural and communicative process, Sociology of Communication, Cratesiology (Science of power, propaganda and manipulation), International Terrorism, Geopolitics of multipolar world, Middle East studies, Philosophy of interior life, Ethics, Logic and creative thinking; I'm also headchief of the first academic course about the Fourth Political Theory of Aleksandr Dugin.
Journalist, publisher, musician, Taekwondo and Archery athlete. Consultant member of WABT - World Academy of Biomedical Sciences and Technologies; board member of the OSS - Observatory against State Sourveillance of ECSEL (Europen Center for Science, Ethics and Law). I am one of the founder of the Centre for Internationals Studies on Multipolarity "Daria Dugina". Actually italian referee of the International Eurasian Movement. Founder and Director of www.ideeazione.com
I'm Adjunct Professor of Political Philosophy at UniDolomiti of Belluno and Libera Università degli Studi di Bellinzona - Istituto di Neuroscienze Dinamiche Erich Fromm (INDEF), and beforeat University Lorenzo De' Medici of Florence, teaching Political Philosophy, Sociology of cultural and communicative process, Sociology of Communication, Cratesiology (Science of power, propaganda and manipulation), International Terrorism, Geopolitics of multipolar world, Middle East studies, Philosophy of interior life, Ethics, Logic and creative thinking; I'm also headchief of the first academic course about the Fourth Political Theory of Aleksandr Dugin.
Journalist, publisher, musician, Taekwondo and Archery athlete. Consultant member of WABT - World Academy of Biomedical Sciences and Technologies; board member of the OSS - Observatory against State Sourveillance of ECSEL (Europen Center for Science, Ethics and Law). I am one of the founder of the Centre for Internationals Studies on Multipolarity "Daria Dugina". Actually italian referee of the International Eurasian Movement. Founder and Director of www.ideeazione.com
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Papers by Lorenzo Maria Pacini
Vi è infatti molto spesso una generica approssimazione che tende ad accreditare come guerra ibrida qualsiasi tipologia di conflitto non-simmetrico o con impiego di strategie, strumenti e risorse non convenzionali, e ciò non è errato in sé; tuttavia, all’interno delle guerre ibride si riconoscono e definiscono varie tipologie, presso le quali l’etichetta di Operazione Speciale trova uno spazio singolare.
La Geopolitica classica annovera una massima di Halford Mackinder che recita «Chi governa l’Heartland, governa il mondo»[1]. Su questo principio si è fondato un secolo e più di pianificazione e azione geopolitica in tutto il mondo, in particolare da parte delle potenze talassocratiche, la Civiltà del Mare, contro le potenze tellurocratiche, la Civiltà della Terra, in un duale conflitto la cui comprensione è fondamentale per capire quanto avviene nel mondo.
Nel contesto delle guerre postmoderne e nella loro costruzione strategica e tattica, l’avvento della zona grigia ha non di poco variato le simmetrie e aperti nuovi scenari, quasi sempre considerati solo sotto il profilo empirico. È forse arrivato il momento di porsi delle domande: la zona grigia è un dominio di guerra? È uno spazio geografico? Se sì, controllare la zona grigia cosa significa? A tali quesiti occorre tentare di dare risposta.
Un primo focus possibile è quello sull’Heartland, il Cuore della Terra, che Halford Mackinder non smetteva di ricordare essere l’asse geografico della Storia, necessaria cioè per impostare il piano cartesiano dell’esistenza umana.
Iniziamo quindi focalizzandoci su quei principali vettori dell’attività geopolitica che migliorerebbero qualitativamente il potenziale complessivo di Heartland, dal quale dipende l’esistenza o meno di un mondo multipolare.
Inquadrare le guerre nel mondo contemporaneo
Una delle caratteristiche più affascinanti del mondo contemporaneo è la complessità dei sistemi in cui viviamo immersi, la cui comprensione va espandendosi gradualmente con l’acquisizione della consapevolezza che per ridurre ai minimi termini e compiere una sintesi si debba, prima, considerare l’ampio orizzonte entro cui le cose accadono. Questo vale anche per la guerra.
Accade infatti che il rapido e poderoso sviluppo tecnologico in ambito militare, laddove la ricerca ha un vantaggio che oscilla fra i 10 e i 25 anni rispetto a quella civile, abbia portato ad una mutazione graduale del modo di fare guerra, dando vita ad uno sbilanciamento nella topografia bellica e costringendo a codificare nuove categorie entro cui inserire non solo i nuovi tipi di armamenti, ma anche il modo di impiegarli e le strategie e le tattiche che ne derivano. Occorre, pertanto, inquadrare queste nuove geometrie ed entrare nella dimensione ideologica prima e pragmatica dopo di cosa sono oggi le guerre.
La guerra globale, il cui concetto si è sviluppato nel corso di quasi tre secoli[1], è un tipo di guerra che include tutte le precedenti e le declina simultaneamente e multilateralmente, senza mai retrocedere. Non è più pensabile di fare la guerra solo “in un modo”, oggi si gioca su più scacchiere in contemporanea c’è un ritmo incalzante che non è più quello dei tamburi e delle marcette bensì quello della velocità della luce che scorre fra i circuiti del mondo digitale. È una questione di domini di guerra.
I domini di guerra sono le dimensioni entro cui la guerra si colloca. Oggi ne identifichiamo cinque: terra, acqua, aria, spazio extraterrestre, infosfera. Se per i primi quattro non è difficile fare associazioni con eventi storici e strutture militari, il quinto è quello che più ci interessa ed entro cui è opportuno fare un’importante distinzione fra le guerre oggi definite convenzionali e quelle speciali. Una guerra speciale è combattuta su un campo di battaglia speciale, con armamenti speciali e attori speciali. La guerra ibrida contemporanea, si intuisce, è quella che si colloca fra una guerra convenzionale e una speciale; ha le caratteristiche di entrambi ma si muove con facilità sui due livelli, nonché sui cinque domini. È, in questo senso, una guerra totale (modi) in un contesto globale (scenari).
Ibrido che è anche asimmetrico, non segue cioè quelle misure a cui siamo stati a lungo abituati, e richiede un impegno anche da parte delle popolazioni, che sono genericamente parte integrante della guerra, anche se inconsapevolmente. Psy ops, ingegneria sociale, geoingegneria militare, videogame, cinematografia predittiva, cyberwar, infowar, ecowar, internet che nasce come piattaforma militare americana e oggi collega il mondo, e molto altro ancora: tutto deve sembrare normale, deve essere consumabile come un prodotto ben venduto. È una questione di marketing, business is business. La costellazione delle nuove categorie si inserisce nel contesto della inter-operatività di domini e arene.
La zona grigia si pone come “zona” dai confini sfumati fra il mondo pubblico e quello privato, una dimensione semi-occulta in cui prosegue il livello celato della guerra permanente: quello operato dalle intelligence.
Data Del Decreto Che Autorizza La Registrazione: 06/06/2015 Num.Reg.Stampa:3 | Num.R.G.:716/2015
Registrazione Marchio: N°Di Pubblicazione: RN2013C000315 | Pubblicato: 06/08/2013 | Classe Internazionale 41
Keywords: Bioethics; Bio-law; covid-19; virus sars-cov-2; mandatory vaccination; vaccines; conscientious Objection; freedom; conscience; Constitutional and Euro-unit rights; Charter of Fundamental Rights of the European Union; informed consent.
In Rivista della Cooperazione Giuridica Internazionale. Quadrimestrale dell’Istituto Internazionale di Studi Giuridici
n. 71 maggio-agosto 2022
ISBN 979–12–218–0175–0
ISSN 1129–2113
pp. 175-208
Drafts by Lorenzo Maria Pacini
Lo spirito dell’Illuminismo
di Tzvetan Todorov
Testo di riferimento: Tzvetan Todorov, Lo spirito dell’Illuminismo, traduzione a cura di Emanuele Lana, Garzanti, Milano 2007.
IL PROGETTO
Conclusione
L’illuminismo è un periodo di Ricapitolazione
Sintesi
Innovazione radicale
Non è
Pensiero unico
Le idee alla base sono
Autonomia Universalità Finalità umana delle azioni
AUTONOMIA
È un movimento in due fasi Emancipazione (aspetto critico) Autonomia (aspetto costruttivo)
Prerequisito è la libertà (di analizzare, discutere, criticare, dubitare)
la Religione
Oggetti della critica sono la Tradizione
l’Autorità
Books by Lorenzo Maria Pacini
Traduzione e curatela di Lorenzo Maria Pacini
Vi è infatti molto spesso una generica approssimazione che tende ad accreditare come guerra ibrida qualsiasi tipologia di conflitto non-simmetrico o con impiego di strategie, strumenti e risorse non convenzionali, e ciò non è errato in sé; tuttavia, all’interno delle guerre ibride si riconoscono e definiscono varie tipologie, presso le quali l’etichetta di Operazione Speciale trova uno spazio singolare.
La Geopolitica classica annovera una massima di Halford Mackinder che recita «Chi governa l’Heartland, governa il mondo»[1]. Su questo principio si è fondato un secolo e più di pianificazione e azione geopolitica in tutto il mondo, in particolare da parte delle potenze talassocratiche, la Civiltà del Mare, contro le potenze tellurocratiche, la Civiltà della Terra, in un duale conflitto la cui comprensione è fondamentale per capire quanto avviene nel mondo.
Nel contesto delle guerre postmoderne e nella loro costruzione strategica e tattica, l’avvento della zona grigia ha non di poco variato le simmetrie e aperti nuovi scenari, quasi sempre considerati solo sotto il profilo empirico. È forse arrivato il momento di porsi delle domande: la zona grigia è un dominio di guerra? È uno spazio geografico? Se sì, controllare la zona grigia cosa significa? A tali quesiti occorre tentare di dare risposta.
Un primo focus possibile è quello sull’Heartland, il Cuore della Terra, che Halford Mackinder non smetteva di ricordare essere l’asse geografico della Storia, necessaria cioè per impostare il piano cartesiano dell’esistenza umana.
Iniziamo quindi focalizzandoci su quei principali vettori dell’attività geopolitica che migliorerebbero qualitativamente il potenziale complessivo di Heartland, dal quale dipende l’esistenza o meno di un mondo multipolare.
Inquadrare le guerre nel mondo contemporaneo
Una delle caratteristiche più affascinanti del mondo contemporaneo è la complessità dei sistemi in cui viviamo immersi, la cui comprensione va espandendosi gradualmente con l’acquisizione della consapevolezza che per ridurre ai minimi termini e compiere una sintesi si debba, prima, considerare l’ampio orizzonte entro cui le cose accadono. Questo vale anche per la guerra.
Accade infatti che il rapido e poderoso sviluppo tecnologico in ambito militare, laddove la ricerca ha un vantaggio che oscilla fra i 10 e i 25 anni rispetto a quella civile, abbia portato ad una mutazione graduale del modo di fare guerra, dando vita ad uno sbilanciamento nella topografia bellica e costringendo a codificare nuove categorie entro cui inserire non solo i nuovi tipi di armamenti, ma anche il modo di impiegarli e le strategie e le tattiche che ne derivano. Occorre, pertanto, inquadrare queste nuove geometrie ed entrare nella dimensione ideologica prima e pragmatica dopo di cosa sono oggi le guerre.
La guerra globale, il cui concetto si è sviluppato nel corso di quasi tre secoli[1], è un tipo di guerra che include tutte le precedenti e le declina simultaneamente e multilateralmente, senza mai retrocedere. Non è più pensabile di fare la guerra solo “in un modo”, oggi si gioca su più scacchiere in contemporanea c’è un ritmo incalzante che non è più quello dei tamburi e delle marcette bensì quello della velocità della luce che scorre fra i circuiti del mondo digitale. È una questione di domini di guerra.
I domini di guerra sono le dimensioni entro cui la guerra si colloca. Oggi ne identifichiamo cinque: terra, acqua, aria, spazio extraterrestre, infosfera. Se per i primi quattro non è difficile fare associazioni con eventi storici e strutture militari, il quinto è quello che più ci interessa ed entro cui è opportuno fare un’importante distinzione fra le guerre oggi definite convenzionali e quelle speciali. Una guerra speciale è combattuta su un campo di battaglia speciale, con armamenti speciali e attori speciali. La guerra ibrida contemporanea, si intuisce, è quella che si colloca fra una guerra convenzionale e una speciale; ha le caratteristiche di entrambi ma si muove con facilità sui due livelli, nonché sui cinque domini. È, in questo senso, una guerra totale (modi) in un contesto globale (scenari).
Ibrido che è anche asimmetrico, non segue cioè quelle misure a cui siamo stati a lungo abituati, e richiede un impegno anche da parte delle popolazioni, che sono genericamente parte integrante della guerra, anche se inconsapevolmente. Psy ops, ingegneria sociale, geoingegneria militare, videogame, cinematografia predittiva, cyberwar, infowar, ecowar, internet che nasce come piattaforma militare americana e oggi collega il mondo, e molto altro ancora: tutto deve sembrare normale, deve essere consumabile come un prodotto ben venduto. È una questione di marketing, business is business. La costellazione delle nuove categorie si inserisce nel contesto della inter-operatività di domini e arene.
La zona grigia si pone come “zona” dai confini sfumati fra il mondo pubblico e quello privato, una dimensione semi-occulta in cui prosegue il livello celato della guerra permanente: quello operato dalle intelligence.
Data Del Decreto Che Autorizza La Registrazione: 06/06/2015 Num.Reg.Stampa:3 | Num.R.G.:716/2015
Registrazione Marchio: N°Di Pubblicazione: RN2013C000315 | Pubblicato: 06/08/2013 | Classe Internazionale 41
Keywords: Bioethics; Bio-law; covid-19; virus sars-cov-2; mandatory vaccination; vaccines; conscientious Objection; freedom; conscience; Constitutional and Euro-unit rights; Charter of Fundamental Rights of the European Union; informed consent.
In Rivista della Cooperazione Giuridica Internazionale. Quadrimestrale dell’Istituto Internazionale di Studi Giuridici
n. 71 maggio-agosto 2022
ISBN 979–12–218–0175–0
ISSN 1129–2113
pp. 175-208
Lo spirito dell’Illuminismo
di Tzvetan Todorov
Testo di riferimento: Tzvetan Todorov, Lo spirito dell’Illuminismo, traduzione a cura di Emanuele Lana, Garzanti, Milano 2007.
IL PROGETTO
Conclusione
L’illuminismo è un periodo di Ricapitolazione
Sintesi
Innovazione radicale
Non è
Pensiero unico
Le idee alla base sono
Autonomia Universalità Finalità umana delle azioni
AUTONOMIA
È un movimento in due fasi Emancipazione (aspetto critico) Autonomia (aspetto costruttivo)
Prerequisito è la libertà (di analizzare, discutere, criticare, dubitare)
la Religione
Oggetti della critica sono la Tradizione
l’Autorità
Traduzione e curatela di Lorenzo Maria Pacini
Prologo di Yerbolat Sembayev,
Ambasciatore della Repubblica del Kazakhstan in Italia.
Prefazione di Aldo Ferrari,
Professore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Introduzione di Duman Aitmagambetov,
Vicerettore dell’Università Eurasiatica Nazionale L. N. Gumilëv di Astana.
Traduzione di Federico Pastore
Curatela di Lorenzo Maria Pacini
Patrice Lumumba nacque a Onalua, in Congo, il 2 luglio 1925, figlio di contadini. Ebbe l’opportunità di studiare presso le scuole dei missionari cattolici, risultando sin da subito una mente brillante. Compiuti gli studi giuridici, lavorò come impiegato minerario a Kivu fino al 1945 e poi come giornalista a Leopoldville (oggi Kinshasa) e Stanleyville (oggi Kinsangani). Sin da giovane si batté per la liberazione del Congo e dell’intera Africa dal giogo del colonialismo europeo, fondando vari movimenti politici di impronta socialista, e diventando Primo Ministro nel 1960, il primo democraticamente eletto. L’anno seguente venne assassinato dai suoi oppositori, diventando un eroe della autodeterminazione africana.
INDICE
Prefazione di Giacomo Maria Prati 3
Capitolo 1 - I Nomadi 9
1. I Futuri Sciti 9
2. Il Dio dell’Antico Testamento 14
3. Il Russo Solare 22
4. I Fiumi di Latte di Maksim Rudometkin 30
5. Il Polo della Terra 54
6. Il Sogno della Steppa: Viaggio nell’Orda d’Oro 60
7. Dèi su Ruote 66
Capitolo 2 - La Rivoluzione dell’Amore 75
1. La Strega Scarlatta 75
2. La Donna Solare Russa 82
3. Lei è andata via 90
4. La Bambola nella Scatola di Cemento 99
5. La Rivoluzione dell’Amore 106
6. La Rivoluzione Sessuale Scitica 112
7. La Geografia di Genere del Deserto Scita 117
8. Il Raja che dona la Libertà (La Forza Scita di Vasilij Šukšin) 123
9. L’Amore Scitico e Il Regno dei Cieli 131 10. Esenin e le Formiche-Lupo 141
Capitolo 3 - I Fratelli 153
1. Nuova Cronologia Scitica 153
2. Politica Scita 158
3. Mobilitazione Scita 164
4. Autopoiesi Scitica 172
5. La Filosofia della Nuova Scizia 179
6. Socialismo Russo 185
Capitolo 4 - La Terra degli Sciti 203
1. La Terra della Luce di Ėduard Chil’ 203
2. Le Porte del Regno dei Cieli (Le due Americhe) 209
3. I Diamanti del Paese degli Uccelli (Jacuzia) 216
4. Within the Woods 226 2
5. Nel Cuore delle Cose Oscure (Le Isole Soloveckij) 229
6. Ghiaccio e Invisibilità (La Sociologia e l’Etica del Nuovo Scita) 238
7. Il Sogno della Strada (L’autostrada di Viljujsk) 253
Capitolo 5 - Cosmismo Scitico 265
1. La Città Volante o la Città degli Schiavi? 265
2. Etnocosmismo Scita 272
3. La Lingua Scitica dell’Etere 281
4. La Ribellione delle Costellazioni Scitiche 290
Gli antichi ritenevano il cuore la sede della memoria; da qui il verbo “ricordare”. Si può dire che una comunità ha un “cuore collettivo” nel quale è costudito quel che i Romani chiamavano idem sentire che, tra l’altro, fissa e custodisce quel che è l’omogeneità culturale di una Comunità.
A un anno dall’assassinio di Darya Aleksandrovna Dugina Platonova (20 agosto 2022), la Comunità che si esprime attraverso le pubblicazioni di AGA Editrice ricorda con sentimento accorato la consimile Darya pubblicando una miscellanea del suo lascito culturale, a cominciare da quello mediato dalla madre Natalia, dalle testimonianze dei suoi amici italiani per finire con stralci delle anteprime dei suoi scritti di prossima pubblicazione: il Diario e la raccolta delle sue speculazioni filosofiche organizzate dal padre Aleksandr Dugin nel volume Ottimismo escatologico.
Aveva solo 30 anni, Darya, quando è stata assassinata, ma il suo lascito ereditario è immenso e di alta qualità. Questo volume, nel mentre la ricorda, intende testimoniarlo.
INDICE
p. 5 – Darya, che dimora nel nostro cuore (M.M.)
p. 7 – Abbiamo bisogno di una rivoluzione dello spirito (Natalia Melentyeva)
p. 53 – Darya per noi (M.M.)
p. 57 – Darya in the sky (Ines Pedretti)
p. 63 – Sì, crediamo nel Destino (Rainaldo Graziani)
p. 69 – Ci sei, Darya? Vuoi scrivere con me? (Lorenzo Maria Pacini)
p. 77 – Il Diario di Darya Dugina: Abissi e altezze del mio cuore
p. 99 – Ottimismo escatologico
Anche nella Russia sovietica la geopolitica, considerata una scienza “borghese” e persino “fascista”, era misconosciuta, diversamente dall’Inghilterra e dagli USA dove invece, fin dai suoi esordi, la geopolitica ha potuto contare su scuole e accademie. Anzi, proprio negli Stati Uniti la geopolitica è stata alla base delle speculazioni ideologiche dei principali influencer culturali e politici del totalitarismo demoliberale: basti pensare a Zbigniew Brzezinski e soprattutto a Henry Kissinger, che proprio sulle basi di una sua visione geopolitica ha fondato i princìpi per l’assetto del Nuovo Ordine Mondiale a partire dalla fine degli anni Sessanta fino a tutti gli anni Ottanta. Sarà sempre sulla base di una precisa visione geopolitica che la concezione di ordine mondiale statunitense verrà riformulata, aprendo la strada alle guerre in Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia e Siria subito dopo aver “normalizzato” il Sud America (a cominciare da Panama con il noto affaire Noriega) e aver dato nuovo impulso alla strategia NATO, investita di una rinnovata missione che ha la Cina, dopo la Russia, come obiettivo di “normalizzazione”.
Lo si deve proprio ad Aleksandr Dugin, a partire dagli anni Novanta, se la geopolitica ha potuto essere conosciuta e diventare materia cardine del dibattito culturale in Russia: questo testo che presentiamo ai lettori italiani, ne costituisce l’incipit. Prima di allora, il nulla o quasi. Un testo che ha ben presto travalicato i confini nazionali, un testo che è «sopravvissuto a molte ristampe ed è stato fonte di un oceano di imitazioni e di veri e propri plagi (…), ed è stato tradotto in molte lingue (turco, arabo, georgiano, rumeno, spagnolo ecc.)», un testo che nella «sua traduzione in turco nei primissimi anni 2000 ha avuto un enorme impatto sul pensiero strategico e politico di quel Paese», come annota Aleksandr Dugin nella sua Postfazione (qui a pag. 655, Postfazione che si raccomanda al Lettore di leggere in anteprima per meglio inquadrare e contestualizzare questa edizione italiana).
I media occidentali – quelli italiani in particolare – presentano Aleksandr Dugin come il consigliere di Putin, una sorta di Rasputin del Terzo Millennio, con il palese intento di mostrificare tanto l’uno quanto l’altro, assegnando così a Dugin un’importanza negativa relativamente a quella che per loro è una nefasta posizione politico-ideologica della nuova Russia: Dugin, alla fine, sarebbe, secondo la propaganda occidentale, il principale teorico dell’“aggressione” russa dell’Ucraina, un Paese presentato come libero, pacifico e democratico. In realtà, posto che fosse vero il ruolo di “consigliere putiniano”, tale ruolo sarebbe sicuramente molto meno importante di quanto in effetti è la sua influenza in campo culturale, tanto in Russia quanto in Occidente presso le formazioni antagoniste del totalitarismo liberale di matrice atlantica: il pensiero di Dugin spazia in campo filosofico, geopolitico, etnosociologico e sacrale esercitando un’influenza pervasiva e addirittura virale che in Russia ha contaminato positivamente politici, intellettuali, filosofi, economisti, militanti e militari. E, a fronte del nulla che lo precedeva in campo geopolitico, il presente libro sta qui a dimostrarlo.
Uno dei principali meriti di questo testo sta nel suo essere andato oltre la “lettura” scolastica della geopolitica, oltre la sua canonica ortodossia. Ce ne si rende ben conto là dove Dugin tripartisce la geopolitica, ossia all’elaborazione classica di quella che qui è definita “Geopolitica 1” accosta la “Geopolitica 2” e la “Geopolitica 3”, coniugando la sua sapienza filosofica, etnosociologica e sacrale alla “materia” della geopolitica. Dopodiché, da vero uomo di cultura quale è, Dugin nella sua Postfazione per questa edizione Italiana del suo testo, specifica di essere andato oltre, non senza alcune rettifiche, rispetto alla suoi primi approcci al tema geopolitico riaffermando però che qui, in Geopolitica – Manuale della scienza delle civiltà, si riscontrano i fondamentali della sua elaborazione. “Cultura” deriva da colere, “coltivare”, e la coltivazione, in campo agricolo come in quello intellettuale, è un agire perenne, continuo, dinamico e costante, non certo cristalizzazione o stagnazione. Diversamente dalla gran parte degli intellettuali assunti come maestri dal moderno e dal post-moderno, anche nel campo dell’elaborazione geopolitica Dugin dimostra tutta la coerente dinamicità del suo pensiero. E questo libro ne rende piena testimonianza. Un testo fondamentale e imprescindibile per chi vuole interessarsi alla geopolitica.
Anche nella Russia sovietica la geopolitica, considerata una scienza “borghese” e persino “fascista”, era misconosciuta, diversamente dall’Inghilterra e dagli USA dove invece, fin dai suoi esordi, la geopolitica ha potuto contare su scuole e accademie. Anzi, proprio negli Stati Uniti la geopolitica è stata alla base delle speculazioni ideologiche dei principali influencer culturali e politici del totalitarismo demoliberale: basti pensare a Zbigniew Brzezinski e soprattutto a Henry Kissinger, che proprio sulle basi di una sua visione geopolitica ha fondato i princìpi per l’assetto del Nuovo Ordine Mondiale a partire dalla fine degli anni Sessanta fino a tutti gli anni Ottanta. Sarà sempre sulla base di una precisa visione geopolitica che la concezione di ordine mondiale statunitense verrà riformulata, aprendo la strada alle guerre in Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia e Siria subito dopo aver “normalizzato” il Sud America (a cominciare da Panama con il noto affaire Noriega) e aver dato nuovo impulso alla strategia NATO, investita di una rinnovata missione che ha la Cina, dopo la Russia, come obiettivo di “normalizzazione”.
Lo si deve proprio ad Aleksandr Dugin, a partire dagli anni Novanta, se la geopolitica ha potuto essere conosciuta e diventare materia cardine del dibattito culturale in Russia: questo testo che presentiamo ai lettori italiani, ne costituisce l’incipit. Prima di allora, il nulla o quasi. Un testo che ha ben presto travalicato i confini nazionali, un testo che è «sopravvissuto a molte ristampe ed è stato fonte di un oceano di imitazioni e di veri e propri plagi (…), ed è stato tradotto in molte lingue (turco, arabo, georgiano, rumeno, spagnolo ecc.)», un testo che nella «sua traduzione in turco nei primissimi anni 2000 ha avuto un enorme impatto sul pensiero strategico e politico di quel Paese», come annota Aleksandr Dugin nella sua Postfazione (qui a pag. 655, Postfazione che si raccomanda al Lettore di leggere in anteprima per meglio inquadrare e contestualizzare questa edizione italiana).
I media occidentali – quelli italiani in particolare – presentano Aleksandr Dugin come il consigliere di Putin, una sorta di Rasputin del Terzo Millennio, con il palese intento di mostrificare tanto l’uno quanto l’altro, assegnando così a Dugin un’importanza negativa relativamente a quella che per loro è una nefasta posizione politico-ideologica della nuova Russia: Dugin, alla fine, sarebbe, secondo la propaganda occidentale, il principale teorico dell’“aggressione” russa dell’Ucraina, un Paese presentato come libero, pacifico e democratico. In realtà, posto che fosse vero il ruolo di “consigliere putiniano”, tale ruolo sarebbe sicuramente molto meno importante di quanto in effetti è la sua influenza in campo culturale, tanto in Russia quanto in Occidente presso le formazioni antagoniste del totalitarismo liberale di matrice atlantica: il pensiero di Dugin spazia in campo filosofico, geopolitico, etnosociologico e sacrale esercitando un’influenza pervasiva e addirittura virale che in Russia ha contaminato positivamente politici, intellettuali, filosofi, economisti, militanti e militari. E, a fronte del nulla che lo precedeva in campo geopolitico, il presente libro sta qui a dimostrarlo.
Uno dei principali meriti di questo testo sta nel suo essere andato oltre la “lettura” scolastica della geopolitica, oltre la sua canonica ortodossia. Ce ne si rende ben conto là dove Dugin tripartisce la geopolitica, ossia all’elaborazione classica di quella che qui è definita “Geopolitica 1” accosta la “Geopolitica 2” e la “Geopolitica 3”, coniugando la sua sapienza filosofica, etnosociologica e sacrale alla “materia” della geopolitica. Dopodiché, da vero uomo di cultura quale è, Dugin nella sua Postfazione per questa edizione Italiana del suo testo, specifica di essere andato oltre, non senza alcune rettifiche, rispetto alla suoi primi approcci al tema geopolitico riaffermando però che qui, in Geopolitica – Manuale della scienza delle civiltà, si riscontrano i fondamentali della sua elaborazione. “Cultura” deriva da colere, “coltivare”, e la coltivazione, in campo agricolo come in quello intellettuale, è un agire perenne, continuo, dinamico e costante, non certo cristalizzazione o stagnazione. Diversamente dalla gran parte degli intellettuali assunti come maestri dal moderno e dal post-moderno, anche nel campo dell’elaborazione geopolitica Dugin dimostra tutta la coerente dinamicità del suo pensiero. E questo libro ne rende piena testimonianza. Un testo fondamentale e imprescindibile per chi vuole interessarsi alla geopolitica.
Prefazione
L’ASIMMETRICA COINCIDENZA DEI COLORI DELLA
GUERRA di Lorenzo Maria Pacini 5
INTRODUZIONE 15
Capitolo 1
GUERRA IBRIDA 19
Istituzionalizzazione del concetto all’interno delle strutture
del Pentagono 30
La NATO e l’Unione europea 36
La Legge come arma 52
La Russia come “attore della guerra ibrida” 56
Altre regioni: Africa e Medio Oriente 69
Continuare il dibattito 74
Capitolo 2
ZONA GRIGIA 77
Servizi segreti e operazioni speciali 77
Il Dipartimento di Stato e il Congresso degli Stati Uniti 84
Il caso della RAND Corporation 87
Il caso del Centre for Strategic and International Studies 101
Altre interpretazioni 114
La Cina e la zona grigia 118
Israele in zona grigia 127
Alcune considerazioni finali 131
Capitolo 3
UNIRE LE NOZIONI 133
Coinvolgere i centri scientifici 143
Operazione speciale in Ucraina 149
2
CONCLUSIONI 157
BIBLIOGRAFIA 159
Autore: René-Henri Manusardi
pp.: 142
anno: dicembre 2022
ISBN: 9788898809943
Ci sono verità, al mondo, che sono “più vere” di altre, mentre alcune lo sono soltanto nominalmente mentre celano dietro alla maschera grandi inganni. È un po’ questa la missione che lo storico e ricercatore Matthew Ehret si è prefisso in questo libro che ho l’onore e il piacere di introdurre ai lettori. Uno stile, quello dell’autore, che lo caratterizza sin dalle sue prime inchieste e che lo ha reso noto in particolare nel mondo anglofono, non soltanto per i temi accattivanti che tratta ma, soprattutto, per lo stile quasi a metà fra il divulgativo e l’accademico, un pregio enorme che gli ha permesso di divulgare informazioni su temi molto importanti e sentiti ai giorni nostri.
Ci troviamo infatti a cavallo, da un lato, fra il periodo di condanna aprioristica di qualsiasi teoria o ipotesi che metta in discussione quelle “verità” cosiddette intoccabili – tant’è che è stata inventata la categoria giornalistica del cospirazionismo – e, dall’altro, con l’urgenza di fare chiarezza su quegli stessi temi a lungo ostracizzati che ora, bada caso, si manifestano in tutta la loro assurdità ed incoerenza, richiedendo maggiore comprensione. L’esito ormai lo si conosce bene: sempre più spesso le teorie del complotto ci azzeccano e i paladini delle verità codificate vengono puntualmente smentiti. Il punto è che ciò avviene “troppo tardi” rispetto a quando sarebbe stato forse più utile che un maggior numero di persone venisse informato, in modo da cambiare le carte in tavola nel grande gioco della vita sociale.
Occorre, dunque, fare una riflessione a tale proposito. La società di massa viene così identificata nel momento in cui i sociologi dell’Ottocento si rendono conto che uno degli effetti della Modernità sulla società occidentale era stato proprio quello di innescare una omologazione del singolo al grande gruppo, dis-identificando l’individuo da sé e portandolo a compiere scelte e azioni in funzione della volontà del grande gruppo sociale. Ma la società ha mai avuto una sua volontà? Oppure è più corretto dire che alla massa è stata data una direzione da parte di una volontà, o della volontà di pochi? Possibile che poche persone possano controllarne milioni? Si tratta di domande fondamentali se si vuole comprendere che cosa sia, e cosa no, il Deep State di cui parla Ehret nel suo libro e molte altre dinamiche che appartengono agli ultimi due secoli – ma non solo! – della Storia di tutto il mondo.
Dalla scheda del libro disponibile sul sito dell'Editore:
L'impero si chiama polarizzazione. Se una società può essere controllata attraverso l'ingenua fiducia nella percezione immediata dei sensi, le strutture invisibili che regolano il suo comportamento rimarranno mistiche e inconoscibili.
Questo è stato il grande segreto dell’impero sin dai tempi del sacerdozio babilonese e di Roma, dal cui crollo si sono manifestate altre tre incarnazioni nelle forme dell’impero bizantino, di quello veneziano e di quello anglo-olandese. Questa è la dinamica chiave di quello che oggi è conosciuto come “Deep State”.
Nella presente opera si delinea come si esplicasse effettivamente l’impero nel passato e come esso si manifesti oggigiorno, come le sue reti di matrice britannica siano penetrate nelle istituzioni del potere all’interno degli Stati Uniti e come queste stesse reti abbiano creato un nuovo culto pseudo scientifico dell’eugenetica nella forma del transumanesimo, dell’ambientalismo, della cibernetica e del monetarismo.
Un saggio destinato a tutti, ma in particolare a coloro che cercano nel silenzio assordante della narrazione storica i meccanismi occulti che regolano gli eventi più importanti della nostra contemporaneità.
ISBN 978-888-5721-37-1
Prefazione di Raphael Machado
Introduzione di Carlo Belli
Postfazione di Aleksandr Dugin
Appendice di Darya Dugina
Dalla quarta di copertina:
Con una postfazione di Aleksandr Dugin e uno scritto di Darya Platonova Dugina: Esiste una filosofia politica nella tradizione neoplatonica?.
Uno strumento per comprendere il pensiero di Aleksandr Dugin, il "filosofo più pericoloso del mondo": è ciò che desidera essere questo libro, che l'Autore propone con un linguaggio fra l'academico e il divulgativo, in modo da rendere accessibile la filosofia di uno degli autori più noi e controversi del presente.
Partendo dal pensiero di Platone, l'Autore mette in luce i meccanismi del pensiero duginiano, descrivendone le chiavi essenziali e i fondamenti filosofici, per poi addentrarsi nell'analisi degli elementi della QUARTA TEORIA POLITICA, ovvero l'opera magna di A. Dugin.
Un percorso di conoscenza e consapevolezza che viene proposto ai lettori con una consegna finale: mettere a frutto la sapienza ricevuta per fare la propria parte in questo mondo.
Il presente capitolo era nato come introduzione al libro "Risorgi Europa!" che Darya Dugina e Lorenzo Maria Pacini stavano scrivendo, interrompendosi con l'attentato a Darya del 20 agosto 2022.
"L'opera di Mackinder assume un'importanza fondamentale per capire lo scenario geopolitico mondiale attuale, caratterizzato dallo scontro tra il Nuovo Ordine Mondiale - unipolare e iperliberista, imposto dalla potenza americana - e il Nuovo Ordine Multipolare guidato da Russia e Cina, uno scontro che si sta consumando al margine della Russia, in Ucraina. Nella visione geopolitica di Mackinder, l'Ucraina ha sempre svolto un ruolo strategico fin dai primi anni del Novecento: impedire qualsiasi contatto economico e politico tra la Russia e la Germania, cercando di isolare il "perno geografico della storia". È in tale contesto che vanno lette oggi le sanzioni antirusse e la crisi del gas che attanaglia l'Europa.«Il libro di Mackinder ci porta a comprendere uno dei concetti chiave, quello di Heartland, il cuore della terra, primo punto per entrare nell'ottica della multipolarità che si sta oggettivamente imponendo come struttura geopolitica maggioritaria. Riguardo al concetto di Heartland, tutte le scuole classiche di geopolitica riconoscono un profondo dualismo tra l'Heartland – il Continente, la Civiltà della Terra – e la Civiltà del Mare, incarnata oggi dal mondo anglosassone, in primo luogo dagli Stati Uniti e dalla loro politica marittima. La Civiltà del Mare, o Sea Power, cerca di circondare l'Heartland – il Continente, l'Eurasia – dal mare e di controllare i suoi territori costieri. Il Sea Power cerca di scoraggiare lo sviluppo dell'Heartland, realizzando così il suo dominio su scala globale. Come disse Mackinder, "chi controlla l'Europa orientale, controlla l'Heartland, e chi controlla l'Heartland, controlla il mondo". La lotta per governare l'Heartland, con il Sea Power dall'esterno o con l'Heartland stesso dall'interno, è la formula principale della storia geopolitica, l'essenza stessa della geopolitica. La geopolitica, potremmo dire, è la battaglia per l'Heartland. Tutte le scuole di geopolitica si fondano e procedono da questo modello."
(…)
In russo, per ringraziare si dice спасибо (“spasibo”, pronuncia “spasìba”). L’origine di questa parola deriva dall’antico slavo спаси бог, “spasi bog”, che si traduce letteralmente con “Dio salva(ci)”: un’etimologia significativa che fa sì che l’utilizzo di questa parola assuma anche la dimensione di una magica invocazione. E se ancora esiste un luogo ove un Dio manifesta la propria presenza, quel luogo è appunto Mosca, che nel Terzo millennio invera le istanze di Roma — e precisamente per questo Mosca è considerata la “Terza Roma”.
* * *
Dalla quarta di copertina
Non si deve sapere che a partire dalla dottrina Monroe (1823) gli USA hanno cominciato ad aggredire il mondo, sbarcando nel 1917 in Europa con un risibile casus belli (l’affondamento del piroscafo Lusitania avvenuto 2 anni prima) e che dal 1949 lo fanno coprendosi con la foglia di fico della NATO, dopo essere già intervenuti in forze nella Seconda Guerra Mondiale. Non si deve sapere che dal 1991, con l’implosione dell’URSS e la conseguente disgregazione del Patto di Varsavia — stipulato in risposta al Patto Atlantico nel 1955 —, la NATO, contravvenendo alle intese intercorse con la Russia, stimolata dagli USA non solo si è allargata a est inglobando tutti gli Stati dell’ex Patto di Varsavia posti al confine con la Russia, ma ha anche progressivamente aggredito tutti gli Stati che erano sotto l’ombrello protettivo dell’URSS: ad esempio Serbia, Iraq, Siria, Libia.
Nell’anno di grazia 2022 si vuole far dimenticare che la manovra per inglobare l’Ucraina nel fronte occidentale anti-Russia è iniziata almeno nel 2005 con la teleguidata “Rivoluzione arancione”: manovra accelerata nel 2014 con il golpe di Majdan che ha innescato una guerra civile ormai in corso da 8 anni. Si vuole che si dica una cosa soltanto: che la Federazione Russa ha aggredito senza ragione la libera e democratica Ucraina. Di contro, si tace che nel frattempo l’Ucraina stessa è stata trasformata in una fortezza armata contro la Russia — proprio quell’Ucraina che la Russia ha sempre considerato l’intangibile “linea rossa” da non oltrepassare.
L’aggressione degli USA al mondo non avviene solamente con le armi, ma anche con
l’implementazione del suo progetto di Ordine Mondiale Unipolare che reca in pancia la disintegrazione di ogni valore e di ogni civiltà refrattari all’ordine demoliberale occidentale, i cui tentacoli, dopo aver strangolato l’Europa, si sono ora insinuati in Russia. Tutto questo non deve esser detto. E la propaganda occidentale contrasta con forza questo “dire”. Ma c’è chi non ci sta.
Questo libro è una sorta di “diario di guerra” dei primi 90 giorni della “crisi ucraina” (24 febbraio – 24 maggio) tenuto dal filosofo russo Aleksandr Dugin e dall’editore italiano Maurizio Murelli: in esso si spiegano tutte le ragioni dell’intervento russo, tanto valide da indurre a ringraziare la Russia — spasibo Russia — per il suo impegno nel contrastare l’“Impero del Male”.
I - Il cammino sempiterno della Filosofia
Introdurre un testo del filosofo e politologo russo Aleksandr Dugin significa accompagnare il lettore al varco di un’esperienza esistenziale, il cui passo iniziale innesca un processo che potremmo definire di alchimia interiore, perché riguarda la propria vita integralmente. In questa missione virgiliana, mentre il senso di onore e privilegio avvolge il mio scrivere, mi sento ispirato a condurre il lettore del presente libro a considerare, per prima cosa, che cosa significhi leggere un testo di Filosofia.
La parola stessa φιλοσοφία, “filosofia”, come forse a tutti è ormai ben noto, è composta da φιλεῖν (phileîn), "amare", e σοφία (sophía), "sapienza", ossia "amore per la sapienza”, “amore per il sapere”. Se ad un primo acchito quanto detto finora può sembrare una semplificazione, in realtà siamo di fronte ad uno snodo fondamentale per il nostro discorso: l’amore per il sapere è quanto di più si avvicina alla comprensione di chi siamo, di cosa ci facciamo al mondo, di cosa è il mondo e dei perché della vita. Quest’ultima è fatta di esperienze, di vissuto, che ci portano ad una conoscenza - in greco γνῶσις (gnosis) – che consiste in un percorso dinamico costruibile solo attraverso un continuativo lavoro dell’intelletto. Studiare la Filosofia diventa, allora, un vero e proprio pellegrinaggio che attraversa i secoli della Storia umana, passando per i meandri dello scibile umano, ponendo dubbi e serrando dogmi, mettendo in discussione quanto è stato assiomaticamente definito e consacrando alla perennità statutaria ciò che era fino a poco prima insicuro, in un dinamismo che è evoluzione e trasformazione costante ed inarrestabile. Una Bellezza che è «così antica e così nuova»1, per dirla con Agostino d’Ippona, che si manifesta e si nasconde ripetutamente nel viaggio verso il cuore di tutte le cose, per cui è necessario un amore che si traduca in un impegno di ricerca della ἀλήθεια (aletheia), la “Verità”, di sé stessi e del mondo.
È per tale ragione che si può ben dire che la Filosofia ha un suo cammino sempiterno, da sempre e per sempre, che prima o dopo siamo tutti chiamati a considerare, imbattendoci in quelle domande che chiedono imperativamente una risposta. Ed è per lo stesso motivo che l’uomo, sulla Terra, ha dato vita e forma alla Politica, per realizzare quel bene comune, adempiere allo scopo, dare un senso alla propria esistenza.
I - Il cammino sempiterno della Filosofia
Introdurre un testo del filosofo e politologo russo Aleksandr Dugin significa accompagnare il lettore al varco di un’esperienza esistenziale, il cui passo iniziale innesca un processo che potremmo definire di alchimia interiore, perché riguarda la propria vita integralmente. In questa missione virgiliana, mentre il senso di onore e privilegio avvolge il mio scrivere, mi sento ispirato a condurre il lettore del presente libro a considerare, per prima cosa, che cosa significhi leggere un testo di Filosofia.
La parola stessa φιλοσοφία, “filosofia”, come forse a tutti è ormai ben noto, è composta da φιλεῖν (phileîn), "amare", e σοφία (sophía), "sapienza", ossia "amore per la sapienza”, “amore per il sapere”. Se ad un primo acchito quanto detto finora può sembrare una semplificazione, in realtà siamo di fronte ad uno snodo fondamentale per il nostro discorso: l’amore per il sapere è quanto di più si avvicina alla comprensione di chi siamo, di cosa ci facciamo al mondo, di cosa è il mondo e dei perché della vita. Quest’ultima è fatta di esperienze, di vissuto, che ci portano ad una conoscenza - in greco γνῶσις (gnosis) – che consiste in un percorso dinamico costruibile solo attraverso un continuativo lavoro dell’intelletto. Studiare la Filosofia diventa, allora, un vero e proprio pellegrinaggio che attraversa i secoli della Storia umana, passando per i meandri dello scibile umano, ponendo dubbi e serrando dogmi, mettendo in discussione quanto è stato assiomaticamente definito e consacrando alla perennità statutaria ciò che era fino a poco prima insicuro, in un dinamismo che è evoluzione e trasformazione costante ed inarrestabile. Una Bellezza che è «così antica e così nuova»1, per dirla con Agostino d’Ippona, che si manifesta e si nasconde ripetutamente nel viaggio verso il cuore di tutte le cose, per cui è necessario un amore che si traduca in un impegno di ricerca della ἀλήθεια (aletheia), la “Verità”, di sé stessi e del mondo.
È per tale ragione che si può ben dire che la Filosofia ha un suo cammino sempiterno, da sempre e per sempre, che prima o dopo siamo tutti chiamati a considerare, imbattendoci in quelle domande che chiedono imperativamente una risposta. Ed è per lo stesso motivo che l’uomo, sulla Terra, ha dato vita e forma alla Politica, per realizzare quel bene comune, adempiere allo scopo, dare un senso alla propria esistenza.
Premessa
In Filosofia, vi è un argomento che nel corso dei secoli ha manifestato particolare attrazione in quanto profondamente connesso, anzi dovremmo dire essenziale, al sapere e al modo in cui conosciamo: l'intelletto, l'intelligenza. Può sembrare quasi tautologico che si debba parlare di un qualcosa che è già in azione nel momento in cui se ne parla, poiché senza l'intelletto sarebbe impossibile parlare di che cosa è l'intelletto. Eppure, questo passaggio si è rivelato necessario nel corso della Storia e lo è ancor di più oggi che ci troviamo a dover rivalutare tutte le definizioni, le verità, i confini della conoscenza e del sapere.
29th April 2023
I would like to introduce the Star of Ishtar, the symbol of Eurasianism. The symbolism of this icon is so powerful and, in my opinion, necessary of a deeper understanding for the future of our world.
The star has 8 points branching off in 8 different directions. the centre is the spiritual pole, the unique core, the One of Plotinus and the Greek Fathers, but also the divine One that the Far Eastern tradition delivers to us. The eight arrows spread this Spirit to every frontier, tracing routes and writing different histories and anthropologies, yes, but all sharing the same origin and profound meaning. The 8 arrows are also 8 directions of building multipolarity, reminding us of the multidimensional approach we need.
BIONIM’22 - Rome, December 16th 2023
The discourse focuses on the identification of the ethical balance of biomedical experimentation concerning biotechnologies for human health, where the latter are employed by systems of power to implement control policies, with a focus on the Covid-19 period and on biomedical policies adopted by governments.