Lucia Angeli
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Papers by Lucia Angeli
artefacts from the 2014 excavation at Sergnano, near Cremona, are here presented. The analysis was mainly focused on materials from two different structures named Structure 3 (US/context 56) and Structure 6 (US/context 2017). The outcomes from this first analyses of a sample of about 1200 finds concern typological, technological and tipometrical features.
the site, which can be dated to the centuries between the end of VI and the beginning of the V millennium BC in calibrated chronology
provenienti dal sito di Sergnano (CR), un insediamento del Neolitico antico
riferibile al locale aspetto culturale del Vhò. Le numerose strutture infossate hanno restituito una consistente quantità di ceramica e industria litica scheggiata, in minor misura reperti faunistici in discreto stato di conservazione e un significativo insieme di manufatti in pietra levigata.
artefacts from the 2014 excavation at Sergnano, near Cremona, are here presented. The analysis was mainly focused on materials from two different structures named Structure 3 (US/context 56) and Structure 6 (US/context 2017). The outcomes from this first analyses of a sample of about 1200 finds concern typological, technological and tipometrical features.
the site, which can be dated to the centuries between the end of VI and the beginning of the V millennium BC in calibrated chronology
provenienti dal sito di Sergnano (CR), un insediamento del Neolitico antico
riferibile al locale aspetto culturale del Vhò. Le numerose strutture infossate hanno restituito una consistente quantità di ceramica e industria litica scheggiata, in minor misura reperti faunistici in discreto stato di conservazione e un significativo insieme di manufatti in pietra levigata.
L’Italia per la sua posizione e per la sua conformazione geografica rappresenta un’area privilegiata per lo studio di questi movimenti e per comprendere la formazione di aspetti locali e la loro rielaborazione nel corso del tempo.
Obiettivo del contributo è di mettere a confronto due cerchie culturali, posizionate ad oriente e ad occidente della Penisola: si considerano alcuni siti chiave del Neolitico antico apulo materano e i siti costieri e insulari dalla Toscana alla Linguadoca. Se tutte le categorie di materiali contribuiscono ad una migliore definizione dei contesti, oltre che alcune riflettere la persistenza di tradizioni mesolitiche diversamente acquisite e assimilate, si ritiene la produzione ceramica l’indicatore discriminante per riconoscere il comune mondo dell’impressa e al suo interno individuare le variazioni intervenute nel tempo e nello spazio. Quindi a partire dalla lettura degli aspetti tecnologici, morfologici e stilistici delle produzioni fittili vascolari si propone la definizione delle caratteristiche delle due cerchie culturali, nelle quali si considerano i tratti diffusi nello spazio e/o persistenti nel processo evolutivo come le manifestazioni inusuali.
La seconda parte del contributo affronta le questioni emerse dal confronto fra le due cerchie, in particolare verificando l’incidenza e il significato dei tratti comuni, nonché la valenza delle innovazioni e/o modificazioni a livello tecnologico, formale e decorativo, in rapporto allo spazio e al tempo intercorso fra l’impianto dei primi villaggi del sud est e la diffusione nei territori più occidentali. La cerchia apulo-materana rivela più marcate somiglianze con l’Adriatico orientale, se pure siano largamente riconoscibili le peculiarità locali, soprattutto nei prodotti fini, maggiormente interessati dalle successive modificazioni evolutive, mentre i siti più antichi dei territori Nord occidentali, accanto a caratteristiche comprovanti la comune origine (alcune morfologie vascolari, elementi di presa, tecnica decorativa e stile ad impressioni isolate disposte con tendenza a coprire la parete del vaso, l’uso della conchiglia dentellata), esprimono nuove tecniche, i cd sillons d’impression, forme decorative proprie (distribuzione del decoro in spazi geometrici) e l’abbandono di motivi comuni nell’Adriatico (il rocker).
Nell’area occidentale, la distribuzione delle ossidiane di Lipari e di Palmarola è rivelatrice di possibili tappe dei coloni neolitici lungo le coste e sulle isole, ma la scarsità delle testimonianze in rapporto all’estensione del territorio considerato riduce finora le opportunità di individuare dove e quando il patrimonio originario sia stato rielaborato.