Papers by Maria Lucia Carani
Talks by Maria Lucia Carani
IL PATRIMONIO CULTURALE NELLA SCUOLA DELL'AUTONOMIA PER UN'AZIONE DI SOSTEGNO E CRESCITA DEL TERRITORIO, 2020
La “società della conoscenza”, così come auspicata dopo il trattato di Maastricht, si basa su una... more La “società della conoscenza”, così come auspicata dopo il trattato di Maastricht, si basa su una profonda valorizzazione dell’educazione della persona, del cittadino e del lavoratore, che coinvolge l’aspetto etico-culturale del saper conoscere, quello relazionale-sociale del saper essere e vivere insieme e quello operativo-economico del saper fare. Con tale finalità l’istruzione viene oggi pensata e praticata come bene comune e diviene oggetto di preoccupazione e cura del sistema scolastico, ma anche dei molteplici soggetti territoriali, produttivi e culturali, tramite azioni condivise e sinergiche. In base al contesto di riferimento la scuola dell’autonomia, sempre più aperta all’esterno e impegnata a superare dall’autoreferenzialità, valida la propria proposta educativa basata sulla acquisizione di competenze per la vita. Le molteplici necessità che affiorano nella scuola, come le problematiche legate alla inclusione o il bisogno di ripensare i modelli didattico-pedagogici “tradizionali” in attuazione del PNSD, la ridefinizione del rapporto docente-discente fondato sul metodo conoscitivo e dell’apprendimento collaborativo e significativo piuttosto che sulle nozioni-informazioni o le opportunità di costruire Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento operando in rete, possono servirsi di uno strumento eccezionalmente adatto a favorire le nuove metodologie didattiche: il patrimonio culturale, materiale e immateriale. Aiutando gli studenti ad ottenere la percezione del passato, del presente e del futuro, esso risulta capace di motivarli, di portarli a conoscere e a riflettere sui problemi del proprio territorio, ad interagire con gli esperti che vi operano, ad essere parte attiva nella conservazione della memoria e della rivitalizzazione del tessuto sociale e urbano, a diventare protagonisti della tutela e della valorizzazione. Permette inoltre di superare i tradizionali confini delle discipline scolastiche e di utilizzare metodologie partecipative come la ricerca-azione o il project work. Porta alla adozione di un modello di sviluppo umano fondato sulla sostenibilità nel rapporto uomo-natura, sulla cittadinanza attiva e responsabile, sulla memoria della storia come fondamento del futuro, sulla conoscenza e sul rispetto delle diverse identità culturali.
Questo lavoro volge a dimostrare tale assunto e come i beni culturali possano costituire elementi intorno ai quali ricostruire il senso di identità di una popolazione; nel caso particolare si riporta l’esperienza della città dell’Aquila, sconvolta dal sisma del 2009 e, a dieci anni di distanza, riflettere su come in un luogo devastato, nel momento di più profonda crisi e incertezza in cui erano andati perduti tutti i riferimenti sociali e civici, la scuola abbia rappresentato forse il primo e l’unico punto fermo per i ragazzi e per il territorio intero.
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Questo lavoro volge a dimostrare tale assunto e come i beni culturali possano costituire elementi intorno ai quali ricostruire il senso di identità di una popolazione; nel caso particolare si riporta l’esperienza della città dell’Aquila, sconvolta dal sisma del 2009 e, a dieci anni di distanza, riflettere su come in un luogo devastato, nel momento di più profonda crisi e incertezza in cui erano andati perduti tutti i riferimenti sociali e civici, la scuola abbia rappresentato forse il primo e l’unico punto fermo per i ragazzi e per il territorio intero.
Questo lavoro volge a dimostrare tale assunto e come i beni culturali possano costituire elementi intorno ai quali ricostruire il senso di identità di una popolazione; nel caso particolare si riporta l’esperienza della città dell’Aquila, sconvolta dal sisma del 2009 e, a dieci anni di distanza, riflettere su come in un luogo devastato, nel momento di più profonda crisi e incertezza in cui erano andati perduti tutti i riferimenti sociali e civici, la scuola abbia rappresentato forse il primo e l’unico punto fermo per i ragazzi e per il territorio intero.