Papers by Luigi Bonaffini
World Literature Today, 1997
... He has translated the verse of Dino Campana (1992), Mario Luzi (1992), Giose Rimanelli (1991,... more ... He has translated the verse of Dino Campana (1992), Mario Luzi (1992), Giose Rimanelli (1991, 1996), Giuseppe Jovine (1994), and Achille ... She starts off as follows: "Ah zaccaro, frasca, merduso, piscialietto, sautariello de zimmaro, pettola a culo, chiappo de mpiso, mulo ...
Quaderni D Italianistica, Jun 1, 2000
Choice Reviews Online, 2014
World Literature Today, 2000
One of the things that makes Italy such a fascinating country is no doubt the existence of an ast... more One of the things that makes Italy such a fascinating country is no doubt the existence of an astonishing variety of languages in a rather small national territory. I use the word "language" intentionally when speaking of dialects, because the word "dialect" is usually misunderstood or used quite differently in the English-speaking world, where a dialect is generally taken to be a variation of a well-recognized standard-English-so that even an accent or a regional variety of speech can be considered a form of dialect. And the question of dialect and vernacular, when applied to literature, necessarily concerns matters of style as well, as articulated, for instance, in the following definition of vernacular style: Vernacular style may, of course, be defined in a number of ways, but in the following I shall take it to mean a special category of "substandard" or "common" usage that serves as a marker of class, regional, or age-group affiliation and that includes such speech-oriented lexical and grammatical features as colloquial formulas and epithets, slang, obscenities, and other vulgarisms, and certain kinds of allusive or elliptical morphological and syntactic arrangements. 1
Interest in Dino Campana has been growing steadily in the last twenty years, as witnessed by the ... more Interest in Dino Campana has been growing steadily in the last twenty years, as witnessed by the proliferation of critical and biographical studies. In 1988 alone four new editions of Canti Orfici were published. But aside from the merits of his poetry, Campana remains one of the most dramatic figures of twentieth-century Italian literature, and certainly one of the most controversial. Dino Campana was born on August 20, 1885, in Marradi (Florence), near Faenza. His life was characterized by extreme restlessness and compulsive wandering, which kept him constantly on the move all over Italy and Europe, and once even took him as far as South America. In 1913 Campana gave his only copy of his first manuscript, Il più lungo giorno, to Papini and Soffici, editors of the influential literary reviews Lacerba and La Voce. Soffici, in what became a cause célèbre in Italian letters, lost the manuscript while moving to a new house, and from Campana ' s letters we know that this was a devastating experience for him, which marked his complete break with contemporary Italian literature and literary institutions, the "Florentines " (Papini and Soffici) and Lacerba and La Voce in particular. Completely rewritten and bearing the new title Canti Orfici, the book came out in June 1914, published by a Marradi printer named Bruno Ravagli. By 1916 Campana was becoming increasingly unstable, and his condition was complicated by his stormy love affair with Sibilla Aleramo. In 1918 he was finally committed to the mental hospital of Castel Pulci, where he died of septicemia in 1932. Campana's story is complicated by two factors of far-reaching import. His uncertain mental condition, which would ultimately confine him for the last fourteen years of his life to a psychiatric hospital, marked his life from the age of fifteen through a complex interplay of conflicts and events involving his family, his hometown, and the social institutions.
1Come (non) tradurre dal dialetto La diffusione della poesia dialettale, molto di più di quella i... more 1Come (non) tradurre dal dialetto La diffusione della poesia dialettale, molto di più di quella in lingua, dipende dalla disponibilità delle traduzioni. D'altra parte la traduzione della poesia dialettale in inglese, certamente per motivi che riguardano la sua condizione tradizionale di presunta subalternità e di limitata diffusione, ma anche per via di difficoltà oggettive inerenti alla traduzione stessa, data la scarsa conoscenza dei dialetti da parte dei traduttori anglofoni, è stata generalmente trascurata. Negli ultimi quindici anni, invece, alla poesia dialettale è stata rivolta una notevole attenzione, particolarmente dopo la pubblicazione della pionieristica antologia di Hermann Haller, The Hidden Italy (1986). È uscita nel frattempo un'antologia in edizione trilingue della poesia dialettale molisana, ed un'altra ancora di poesia dialettale del meridione, anch'essa in edizione trilingue 00. Recentemente sono apparse diverse traduzioni di poeti dialettali (Rimanelli, Jovine, Serrao, Guerra, Pascarella, Di Giacomo, Trilussa, Ancona, Zanzotto, Meli, Martoglio 00), che in genere la critica sulle riviste di italianistica ha accolto favorevolmente (ma scarsissima attenzione da parte della critica americana, come del resto succede per la poesia in lingua). Altre sono in corso di stampa (Giacomini, Pierro, Cirese), una chiara indicazione che l'interesse per la poesia dialettale va crescendo anche fuori d'Italia. È appena uscita l'edizione trilingue di Via terra. An Anthology of Contemporary Italian Dialect Poetry (New York, Legas, 1999), ed è in preparazione, sempre in edizione trilingue, un'antologia della poesia dialettale del centro-nord, che uscirà quest'anno. Intanto bisogna osservare che il problema del dialetto non riguarda soltanto l'Italia, anche se in Italia il fenomeno è senz'altro molto più vistoso che in qualsiasi altro paese occidentale, e questo ci spinge, visto che poi ci occuperemo principalmente della traduzione dal dialetto in inglese, a citare come uno dei punti di riferimento sovranazionali uno scrittore americano, Mark Twain, espertissimo di vernacoli, che premette la seguente spiegazione al suo capolavoro Huckleberry Finn:
Giuseppe Jovine poeta, narratore, giornalista e saggista Studio critico di Luigi Bonaffini
Giuse... more Giuseppe Jovine poeta, narratore, giornalista e saggista Studio critico di Luigi Bonaffini
Giuseppe Jovine, poeta, narratore, giornalista e saggista, si è andato affermando, dopo suo cugino Francesco Jovine e il poeta Eugenio Cirese, come uno degli scrittori ed intellettuali di maggior rilievo della regione Molise.
Bonaffini e Joseph Perricone. Introduzioni di Sante Matteo e Francesco Durante. New York: Fordham... more Bonaffini e Joseph Perricone. Introduzioni di Sante Matteo e Francesco Durante. New York: Fordham UP, 2015. Pp. 1500.
Giovannitti conosceva bene tre lingue, l'italiano, l'inglese e il francese, ma il francese rimane... more Giovannitti conosceva bene tre lingue, l'italiano, l'inglese e il francese, ma il francese rimane certamente molto marginale rispetto alle altre. Il figlio Len dice che sapeva leggere anche il tedesco e lo spagnolo. Egli riuscì in breve tempo a raggiungere un livello di competenza linguistica dell'inglese, sia parlato sia scritto, straordinariamente alto. Le testimonianze che ci sono rimaste a riguardo, da parte di americani, parlano di una capacità eccezionale. Eric Amfitheatrof, per esempio, racconta che "Giovannitti era un personaggio affascinante e imponente...la sua lingua ricca e favolosa" (p. 184). Il suo inglese scritto era anche più ricco. Nessuno dei critici americani che si è occupato di lui ha mai rilevato la pur minima incertezza o sospetto che l'inglese di Giovannitti non fosse la sua lingua madre. La questione sia dell'inglese sia dell'italiano in Giovannitti richiederebbero uno studio approfondito impossibile in questa sede, anche perché Giovannitti si serve di molteplici forme metriche e registri linguistici, per cui non mi pare possibile parlare di una sola lingua di Giovannitti. In inglese Giovannitti oscilla tra le forme più tradizionali, con schemi metrici chiusi e con la rima, e forme più aperte verso la prosa. È difficile non essere d'accordo con i primi recensori della sua poesia che le forme tradizionali in genere hanno qualcosa di arcaico e di iperletterario e sono molto in ritardo rispetto alla poesia americana contemporanea. I risultati migliori, invece, si ottengono quando Giovannitti adotta il verso lungo, che significa anche un'apertura verso il parlato. Il verso lungo di Giovannitti, però, non è verso libero, perché quasi sempre incorpora anche metri più tradizionali e la rima, ed è quindi un verso sperimentale per il suo tempo, come si vedrà più avanti. L'uso più efficace dell'inglese lo troviamo nei componimenti che mostrano una perfetta sintonia tra impeto lirico e impegno sociale, tra linguaggio e metrica, e sono prevedibilmente quelli considerati da molti dei capolavori: "The Walker", "The Cage", e "When the Cock Crows". Ma a questi, credo, bisogna aggiungere la sua autodifesa davanti ai giurati, un esempio mirabile di controllo stilistico, di equilibrio tra sentimento e retorica. Leggendo l'autodifesa non si ha il senso di magniloquenza o enfasi oratoria, anche se il discorso segue strettamente le regole della retorica classica. È un discorso che vuole persuadere, e a tale scopo si serve anche di qualche piccola invenzione. Il figlio Len racconta che Giovannitti gli aveva confessato di aver mentito alla giuria nel dire che era la prima volta che faceva un discorso pubblico in inglese. Era solo per "captatio benevolentiae". Tuttavia questo discorso rappresenta un'appassionata giustificazione della sua vita e dei suoi ideali, in un momento in cui Giovannitti aveva motivo di temere che sarebbe stato condannato a morte. Per la poesia italiana si potrebbe fare un discorso simile. Non starò a ripetere i riferimenti ottocenteschi rilevati da Renato Lalli, Martino Marazzi e altri. Le forme metriche impiegate sono numerose: novenari, decasillabi, endecasillabi, dodecasillabi, settenari doppi, terza rima ed anche il verso lungo, ma mi pare che anche lì i risultati migliori si vedono quando il poeta si apre verso il parlato e adotta un linguaggio più diretto e più semplice, e tra tutti i componimenti quello che colpisce di più mi sembra senz'altro "La nenia sannita," anch'esso una fusione di io lirico e impegno sociale. Se è vero, dunque, come è stato notato in varie parti, che il difetto principale di Giovannitti rimane l'enfasi retorica e lo spirito propagandistico, è anche vero che egli riesce spesso a raggiungere dei risultati notevoli quando sentimento, stile e impegno sociale trovano un perfetto equilibrio.
La letteratura italiana, ci ha ricordato Gianfranco Contini, è l=unica grande letteratura naziona... more La letteratura italiana, ci ha ricordato Gianfranco Contini, è l=unica grande letteratura nazionale per la quale il dialetto è una parte integrante ed ineliminabile. Questa profonda verità, troppo spesso dimenticata in passato, ed offuscata dal persistente pregiudizio del dialetto come strumento espressivo inadeguato ed Ainferiore,@ si è venuta affermando con indiscutibile perentorietà negli ultimi decenni, grazie ad una inaspettata e quanto mai rigogliosa fioritura di poesia in dialetto, che rappresenta senza dubbio uno dei fenomeni più importanti e caratterizzanti della letteratura italiana del secondo Novecento, e che ha rimesso in discussione il concetto stesso di letteratura dialettale, poggiando anche su un proliferarsi senza precedenti di studi, di convegni, di libri, di dibattiti. La poesia dialettale si apre varchi sempre più ragguardevoli nella grande editoria e soprattutto nell=attenzione del pubblico di lettori e di critici, scoprendosi nel frattempo depositaria di ricche tematiche che vanno oltre i fenomeni strettamente letterari, e riguardano l=antropologia, la psicolinguistica, la psicologia, la sociologia, la semiotica.
Forum Italicum, VoI. 13, No.3, Fall 1979
L'eco nella stampa americana e italo americana dell'esplosione nelle due miniere di Monongah il 6... more L'eco nella stampa americana e italo americana dell'esplosione nelle due miniere di Monongah il 6 dicembre 1907 che uccise 362 minatori, molti dei quali erano italiani
Italica, 1981
E chiaro, ripetiamolo, che per vera e pura tradizione italiana, su cui la poesia moderna doveva i... more E chiaro, ripetiamolo, che per vera e pura tradizione italiana, su cui la poesia moderna doveva innestarsi, Campana intendeva Leopardi e Dante, quest'ultimo soprattutto. Infatti i riferimenti espliciti a Dante sono numerosi nell'opera di Campana. L'immagine di ...
Italica, 1995
JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, a... more JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact support@jstor.org.
Joseph Tusiani traduttore di poesia dialettale," in Joseph Tusiani tra le due sponde dell'oceano,... more Joseph Tusiani traduttore di poesia dialettale," in Joseph Tusiani tra le due sponde dell'oceano, Ed. By Antonio Motta e Cosma Siani, Il Giannone, San Marco in Lamis, 2007. Joseph Tusiani traduttore di poesia dialettale La poesia dialettale, certamente per motivi che riguardano la sua condizione tradizionale di presunta subalternità e di limitata diffusione, ma anche per via di difficoltà oggettive inerenti alla traduzione stessa, data la scarsa conoscenza dei dialetti da parte dei traduttori anglofoni, si è trovata egregiamente trascurata, cosicché essa, ed in particolar modo quella più recente, rimane ancora quasi tutta da tradurre. C'è poi il fatto che la problematica della traduzione del dialetto richiederebbe uno studio e una discussione approfonditi (1) per dissipare, se non altro, i tanti preconcetti e la diffidenza che ancora accompagnano molti di coloro che si avvicinano ai dialetti e alla poesia dialettale. La domanda che più spesso viene posta a chi si cimenta nella traduzione di poesia dialettale è rivolta a sapere come si fa a tradurre una certa parola o espressione che non ha equivalente in italiano. Non è il dialetto per sua vera natura intraducibile? Non è il dialetto una specie di gergo, di "slang"? La risposta più diretta e più semplice è che ogni lingua ha parole o espressioni che, essendo peculiari unicamente ad essa, non hanno riscontro nelle altre lingue e quindi sono intraducibili. La parola inglese "privacy" rimane la stessa in italiano proprio perché non esiste l'equivalente, mentre "spaghetti", "gondola" 'soprano" e tante altre rimangono le stesse in inglese per lo stesso motivo. Che poi il dialetto sia una forma di slang può essere facilmente smentito da qualsiasi dialettofono per il quale il dialetto rimane l'unico modo di esprimersi in modo autentico e naturale. Per questi motivi, prima di parlare in modo concreto delle traduzioni di Tusiani, è forse opportuno fare alcune osservazioni generali sulla traduzione dal dialetto.
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Giuseppe Jovine, poeta, narratore, giornalista e saggista, si è andato affermando, dopo suo cugino Francesco Jovine e il poeta Eugenio Cirese, come uno degli scrittori ed intellettuali di maggior rilievo della regione Molise.
Giuseppe Jovine, poeta, narratore, giornalista e saggista, si è andato affermando, dopo suo cugino Francesco Jovine e il poeta Eugenio Cirese, come uno degli scrittori ed intellettuali di maggior rilievo della regione Molise.